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AUSTIN – Davide Brivio, team manager Suzuki, commenta per moto.it il GP delle Americhe.
«Ci si aspettava un dominio della Honda e così è stato: già nel 2013, Marquez aveva vinto qui brillantemente. Quest’anno ha messo a frutto tutta la sua esperienza e ha letteralmente monopolizzato il GP, mentre Pedrosa ha cercato di resistere un po’, ma più di tanto non ha potuto fare. Complimenti alla Ducati per il podio, ma bisogna sottolineare la situazione gomme, con tanti problemi per diversi piloti con l’anteriore».
Ecco, come li spieghi?
«Difficile saperlo, anche la Bridgestone se lo sta chiedendo: è comunque strano, perché in prova, quei piloti che poi hanno avuto problemi in gara avevano effettuato parecchi giri effettuando la distanza del GP con la stessa gomma. Forse c’è stato un cambio di temperatura, decisamente più basse domenica rispetto ai giorni precedenti: la Bridgestone sembra soffrire i cali del termometro, ma, solitamente, un abbassamento come quello di Austin non ha mai creato questi problemi. Forse incide anche l’asfalto un po’ particolare, lo stile di guida del pilota, il bilanciamento della moto: tanti fattori possono aver portato a questo eccessivo consumo, è difficile da spiegare. E’ un peccato perché ha falsato un po’ l’esito della gara, a iniziare da quella di Valentino Rossi, che avrebbe sicuramente conquistato il podio. Anche Andrea Iannone è stato privato dalla possibilità di ottenere un buon risultato: se non altro, ne ha tratto beneficio Andrea Dovizioso. Questa era stata una gara particolare anche nel 2013, perché quello di Austin è un tracciato con molte ripartenze da zero e rettilinei molto lunghi, quindi favorevole alla Honda».
Una provocazione: Marquez può vincere tutte le gare?
«Potenzialmente sì, ma la statistica, la storia dice che vincerle tutte è molto difficile: insomma, potrebbe anche farlo, ma io non credo che ci riuscirà».
E’ sempre difficile fare dei paragoni, ma si può dire che è uno dei piloti più forti mai visti?
«Ha dimostrato di essere fortissimo lo scorso anno: al debutto ci si aspetta sempre che l’inesperienza giochi brutti scherzi e che il pilota possa commettere degli errori. Invece, nella sua prima stagione in MotoGP, quella nella quale, teoricamente, avrebbe potuto permettersi qualche errore, ne ha fatto in gara uno solo al Mugello (era secondo a due giri dalla fine, NDA). In prova, nel 2013, ne ha fatti parecchi, ma anche questo è un segnale di intelligenza: il venerdì e il sabato osi un po’ di più, prendi le misure e qualche scivolata ci può stare, ma in gara non sbagli. Quest’anno, mettendo a frutto l’esperienza dovrebbe essere, sulla carta, inarrivabile…: sicuramente siamo di fronte a uno dei talenti che faranno la storia del motociclismo».
Un’altra provocazione: il campionato è già finito?
«Visto quanto è successo ad Austin sembrerebbe di sì, ma la storia e l’esperienza ci insegnano che non può essere finito quando mancano ancora 16 GP. Tutto può succedere, anche se un Marquez in questa forma ha un bel vantaggio: in qualche gara farà secondo o terzo invece di primo, ma sarà sempre protagonista. Ma aspettiamo un attimo a “chiudere” il campionato».
Andiamo avanti con le provocazioni: hai mai visto uno sbaglio grossolano come quello di Lorenzo in partenza?
«Per la verità sì: 1998, Scott Russell a Laguna Seca, in SBK. Diciamo però, che lì Russell non era al meglio della sua forma fisica – lo dico con grande simpatia e affetto – e confessò di essere stato contentissimo di aver fatto un paio di giri in testa negli Stati Uniti nella gara di casa… Chiaramente questa è tutta un’altra situazione: Lorenzo è un candidato al titolo e arrivava da una brutta gara e doveva riscattarsi. Non avrebbe potuto vincere, ma avrebbe dovuto “difendersi” e conquistare punti importanti invece; forse, si è fatto prendere dalla tensione. E’ in un momento particolare: non è molto brillante fin dai test invernali, perlomeno non brillante come siamo abituato a vederlo. Non è il solito Lorenzo: nella prima gara ha commesso un errore, qui un altro. Posso fare io una provocazione?».
Lorenzo aveva messo in conto la velocità di Marquez, ma non si aspettava quella di Valentino e questo lo ha ulteriormente destabilizzato
Prego.
«Forse incide la ritrovata competitività di Rossi. Lorenzo aveva messo in conto la velocità di Marquez, ma non si aspettava quella di Valentino e questo lo ha ulteriormente destabilizzato. Però sa solo lui cosa sta succedendo».
La tua considerazione mi fa venire in mente un tema: è così difficile rimanere ad alto livello per tanto tempo come riesce, per esempio, a Valentino Rossi, sempre là in alto dal 1996, fatta eccezione, naturalmente, per i due anni in Ducati?
«E’ difficile rimanere ad alto livello per una stagione intera: quando un pilota ci riesce, consuma molte energie. Lorenzo negli ultimi anni ha dimostrato di essere in grado di riuscirci: sono almeno tre anni che corre ad altissimo livello (secondo me anche di più, dal 2009, NDA), facendo pochissimi errori e rimanendo sempre molto concentrato. Io ho lavorato diversi anni con Valentino e devo dire che è sempre stato molto “impermeabile” alle diverse situazioni: un pilota è un essere umano, ci sono tante circostanze della vita privata che ti possono condizionare, ma lui ha sempre avuto un “umore sportivo” costante. Anche Lorenzo ha dimostrato di essere così, ma quest’anno è un po’ diverso».