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E’ stato sicuramente un episodio importante del GP della Malesia, ma del contatto tra Marc Marquez e Andrea Iannone all’ultima curva durante le FP2 non ci sono immagini. Come mai? Purtroppo, in questo caso, è giusto pensare male: la Dorna, negli ultimi anni, ha fatto passi in avanti da gigante nella copertura televisiva, con telecamere in ogni punto del circuito e su ogni moto, tanto da diventare un punto d’orgoglio del motociclismo, preso ad esempio, sotto questo aspetto, anche da altri sport. Eppure, di quel contatto, che è costato caro a Iannone, costretto a tornare in Italia sabato notte con il gomito sinistro gonfio come un pallone, non c’è traccia. Quindi, per sapere cosa è successo, bisogna solo affidarsi a quello che hanno detto i piloti. Iannone: «Non lo so, ho sentito una gran botta sul braccio sinistro». Marquez: «Andrea era molto lontano, ma alla staccata della curva 15 mi sono avvicinato tantissimo: pensavo che lui stesse procedendo lentamente, invece ha chiuso la traiettoria. Io ero già all’interno, mi si è chiuso lo sterzo sull’umido, ho dovuto mollare i freni per non cadere e ho preso Iannone: gli chiedo scusa». Marc, successivamente, è stato chiamato in direzione corsa, senza subire nessuna sanzione. Carlo Pernat, manager di Iannone, aveva ipotizzato, in diretta TV, una sorta di vendetta per quanto successo a Phillip Island (contatto Iannone/Pedrosa): in quel caso, Pernat aveva sbagliato, ma ha ragione da vendere quando dice che vengono usati due pesi e due misure. A danno solo dell’immagine di Marquez: così possono venire fatte illazioni su presunti privilegi, anche se totalmente fuori luogo.
Durante le FP3, un detrito è finito – rompendolo - nel radiatore dell’olio della Yamaha di Pol Espargaro, ma nonostante gli evidenti tentativi di segnalazione di Scott Redding, Pol ha continuato a tirare, ignaro di quanto stesse succedendo. Così, purtroppo, quando è arrivato alla prima curva, l’olio finito sulla gomma posteriore ha fatto volare in aria Pol, ricaduto molto violentemente sull’asfalto, con frattura del secondo metatarso del piede sinistro. Ma in questi casi, non si dovrebbe accendere una luce di avvertimento sul cruscotto? No, come hanno confermato tutti i team e i piloti. Se ne era parlato a inizio stagione della possibilità che la direzione gara segnalasse direttamente sulle moto ai piloti alcune situazioni – tipo: bandiere gialle, nere, bianche crociate (quella della pioggia), o, appunto, rotture meccaniche – e proprio a Sepang, durante i test invernali, erano state fatte delle prove a proposito. Poi, però, non si è più andati avanti nell’esperimento. Peccato.
Quella di Tito Rabat, neo campione della Moto2, è una storia bellissima. Eccola brevemente. Tito, amico di Ricky Cardus ha iniziato a correre in moto a 13-14 anni, senza che papà, Esteve come il figlio, lo sapesse: lui avrebbe voluto che Tito corresse con i kart. Per un anno, la famiglia non sapeva delle sue gare, poi, con l’autorizzazione dei genitori, ha iniziato a gareggiare più seriamente. A 15 anni, gli è stata regalata una Microcar, modificata da Tito per poter caricare una Pit Bike, con la quale andava a girare, ogni giorno sul circuito di Vic, a oltre un’ora di “macchina” da Barcellona. Più avanti, Tito voleva che il papà, proprietario di due importanti gioiellerie a Barcellona e Madrid, comprasse il piccolo tracciato di Selva, ma Raul Romero, quello che l’ha lanciato nelle corse, l’ha convinto a “trasferirsi” ad Almeria, dove Tito va a girare almeno un paio di volte alla settimana. «E’ la dimostrazione che se uno si fa il mazzo, può diventare campione» ha sintetizzato Valentino Rossi.
Interessante analisi di Marc Marquez sullo stile di guida del fratello Alex. «Lui è completamente differente da me: è preciso, ogni giro fa sempre la stessa traiettoria, la sua moto non si muove mai. Io sono l’opposto. Ma il carattere è lo stesso».
Non è stato certo un fine settimane fortunato per Pol Espargaro, caduto violentemente nelle FP3 per una perdita d’olio finito sulla gomma posteriore. Domenica mattina, durante il warm up, rientrando nella corsia del box, Pol si è ritrovato davanti una macchina che procedeva nella corsia di servizio. A Sepang, come al Mugello, si può anticipare il rientro ai box sfruttando un taglio lungo la pista, taglio che, però, per l’appunto, si incrocia con la pista di servizio lungo il circuito. In quel punto c’è un addetto malese che dovrebbe fungere da “vigile”, fermando le macchine se vede un pilota rientrare ai box: non l’ha fatto, però, nel warm up e così Espargaro si è incredibilmente trovato davanti una macchina: fortunatamente non è successo nulla, ma certe cose sono davvero inconcepibili.
Nei circuiti europei, c’è praticamente sempre una tribuna del Fan’s Club Valentino Rossi, ma a Sepang non si era mai vista: quest’anno, ce n’era una dedicata di 5000 persone, posta alla prima curva del tracciato. Un’altra conferma della crescita dell’interesse per questo GP: fino a qualche anno fa, le tribune e gli spazi attorno al circuito erano totalmente deserti, mentre adesso ci sono un bel po’ di appassionati: 81.896 la domenica, per un totale di 130.925 dichiarati ufficialmente nei tre giorni. E per arrivare in autodromo, si fa anche la coda. In questo caso, una sfida vinta dalla Dorna.
Per portare i piloti della MotoGP nella zona del pubblico a firmare autografi, sono stati affittati 23 taxi, uno per ciascun pilota del campionato, con una processione davvero particolare: più che in un circuito, sembrava di essere in centro a Londra.
Il caldo torrido ha costretto la Clinica Mobile a utilizzare una quantità spropositato di sali minerali, prodotti dalla stessa Clinica: solitamente, durante il fine settimana di un GP, i piloti arrivano a consumare, in totale, una quarantina di bustine, ma in Malesia si è arrivati a oltre 100, finendo tutte le scorte della Clinica Mobile. Fortunatamente, era l’ultima gara fuori dall’Europa.
In Malesia si è rivisto Colin Stoner, il papà di Casey, che ha accompagnato la sua nuova, giovane promessa alla selezione dell’AsiaTalentCup, il trofeo promozionale curato da Alberto Puig, in collaborazione con la Dorna, per un campionato con le Honda Moto3 del tutto simile a quello che viene disputato in Europa con le KTM. L’aspirante campione seguito da Colin Stoner si chiama Tom Edwards, ha 13 anni e corre e vince in Australia nel dirt track. La selezione si è svolta lunedì e martedì nel kartodromo all’interno dell’autodromo, con gli scooter malesi da 80 cc.