Stoner: "Non difendo il titolo, sono alla conquista di un altro"

Stoner: "Non difendo il titolo, sono alla conquista di un altro"
Il pilota australiano parla della sua nuova Honda e di com'è la "1000" sia diversa dalla "800". Sulle intenzioni per quest'anno non ha dubbi: ripetere il successo del 2011
27 febbraio 2012

Punti chiave


In che modo la 1000cc si differenzia dalla 800cc in entrata, centro ed uscita di curva?

«Beh, non c’è poi così tanta differenza tra la 1000cc e la 800cc, ma un aspetto che abbiamo migliorato con i meccanici Honda è la stabilità in frenata. L’interasse è stato leggermente modificato e quando si toccano i freni si può godere di una stabilità maggiore in entrata di curva. La parte posteriore non sembra sollevarsi più di tanto e quindi si possono tirare i freni anche pesantemente. Alla fine i punti di frenata non cambiano così tanto rispetto a quanto sospettavamo, perché la moto è migliorata parecchio sotto questo punto di vista. Ritengo quindi che l’entrata in curva sia rimasta sostanzialmente invariata, e tutto ciò che segue quel momento, non ha subito grosse modifiche».


Il peso è rimasto lo stesso?

«In seguito ad una recente decisione, sono stati aggiunti 4 ulteriori chili. Sinceramente penso che il peso extra non cambi molto le cose. Fossero stati 20kg, allora si, ma in questa situazione le sensazioni sono molto simili a quelle provate in sella alle 800cc. L’unico cambiamento risiede nel feeling dato dal telaio. In uscita di curva, siamo in grado di gestire al meglio la potenza extra perché non richiede uno sforzo così fuori dalla norma. In realtà ho riscontrato anche molta più trazione e controllo grazie alla maggior potenza, e questo è un aspetto interessante in uscita di curva».


Si può essere meno ‘precisi’ alla guida della 1000cc riuscendo comunque a farla girare bene?

«Direi di no. Come già successo con le 800cc, è richiesta molta attenzione e cura in ogni fase della guida. Questa cosa è ben chiara a tutti i piloti presenti in griglia».


Se si commette un errore, lo si può correggere facendo meno fatica rispetto alle 800cc?

«No, credo siano molto simili da quel punto di vita. Con le 800cc riuscivo a mantenere un po’ più di velocità in curva. La 1000cc, soprattutto in una pista piccola con un cambio marce ridotto, tende ad impennarsi. Per questo l’hanno resa forse leggermente più difficile da gestire ma capace di mantenere un po’ di accelerazione in mezzo alla curva. Guardando le linee seguite dagli altri piloti e i segni lasciati sull’asfalto, noto che utilizzano tutta la pista: io cerco ogni volta di usarne sempre meno. Però, in linea di massima, la moto può essere ancora guidata nelle due maniere».


Hai già vinto un titolo mondiale prima d’ora. È più difficile conquistare un titolo o difenderlo?

«Penso non esista un ‘difendere il titolo’. Non ti presenti ad una nuova stagione con un vantaggio sui punti rispetto agli altri. Quindi penso non sia una vera e propria difesa del titolo. Puoi sceglierti un nuovo numero per la moto, se ti va, ma tutti partono da zero. Soprattutto quest’anno, con il passaggio 800cc-1000cc, non ci sarà nulla di simile alla passata campagna e, fatta eccezione per piccoli aspetti, sarà una categoria completamente differente. Non uscirò in pista per provare a difendere il titolo, ma uscirò per cercare di conquistarne un altro».


L’anno successivo a quello del tuo titolo mondiale te la sei dovuta vedere con diversi problemi, cosa che potrebbe caricarti di preoccupazioni visto il tuo attuale status.

«Non siamo partiti bene con la moto del 2008. Abbiamo cominciato a far fatica sin dall’inizio della stagione. C’erano un sacco di problemi con il sistema di pompaggio freni. A questi bisogna aggiungere un fastidio dovuto ad una telecamera staccatasi dalla moto all’Estoril e un blocco del motore a Le Mans. La parte finale del 2008 me la ricorderò per il dolore al polso, ma agli occhi esterni verrà solo ricordata per la mia incapacità di difendere il titolo. Nonostante tutto abbiamo chiuso gare con ottimi risultati, mostrando a chiunque che le capacità per ripetere il successo dell’anno precedente c’erano tutte. Stessa situazione nel 2009, mentre devo ammettere che non avevamo scusanti per il 2010. Mancava la moto, lo staff tecnico, e non siamo stati capaci di risollevare la situazione rapidamente, con le relative conseguenze, anche se alla fine ci siamo saputi difendere, senza sfigurare e mettendo in chiaro a tutti le nostre potenzialità».


In una sua celebre uscita Wayne Rainey ha ammesso che, una volta vinto un Campionato, difficilmente ci si accontenta del secondo posto.

«Penso che i campionati stiano decisamente cambiando. Wayne era un punto di riferimento, quindi non aveva proprio nulla da inseguire, ma suppongo che l’idea sia vincere più gare possibili durante una stagione, ponendosi sempre nuovi obiettivi. Per quel che mi riguarda, riveste un problema la ventata di novità che ha investito il campionato e il regolamento. Non è più come una volta che l’importante era scendere in pista e bloccare il cronometro sul tempo più rapido lottando con gli altri piloti presenti, qui si parla di molte altre cose extra, che spostano il fulcro dal puro ‘correre’. Nonostante questo punto, rimangono comunque degli obiettivi che posso inseguire e cercare di raggiungere, e se alla fine non riuscirò a conseguirli, potrò sempre godermi i successi che sono stato capace di raccogliere durante la mia carriera».


Uno dei suoi principali problemi era che, vincendo così spesso, venivano fatte poche modifiche al suo prototipo. Questo però non sembra succedere con Honda.

«Ogni input che io fornisco viene visto dalla squadra come un incitamento a fare meglio. Honda vuole continuare a crescere, non riescono a stare fermi. Con l’arrivo delle 1000cc per loro si è aperta una nuova via, ricca di nuovi impulsi, che li spingerà a lavorare per eliminare tutti i piccoli problemi che incontreranno lungo la loro strada».


Nel 2009 a Laguna Seca hai corso una delle gare più frustranti della stagione, mentre l’anno scorso hai disputato sullo stesso circuito una delle più belle gare del 2011.

«Penso che ora sia chiaro agli occhi di tutti che forse la gara non è stata così facile in sella ad una Ducati. Ho dato l’anima in quella prova e le cose non sono andate comunque nella maniera che volevo. Per quel che mi riguarda, mi sono messo quel GP subito alle spalle, quindi non riveste più un problema per me».


Il sorpasso fatto ai danni di Lorenzo, da quanto tempo l’avevi programmato?

«Pochi giri prima a dire la verità, e non in quel punto esatto. Ho solo pensato che se l’occasione si fosse presentata, non avrei esitato un solo attimo nel coglierla. Sono da sempre veloce nell’ultima settore di Laguna, anche con Ducati. Si tratta solo di cambiare marcia nella maniera corretta perché la pista è breve. Nelle tornate precedenti sono sempre riuscito a raggiungere Jorge in quel punto, quindi ho pensato che bastasse un suo minimo errore in fase di cambio marcia per fare la mia mossa. Alla fine è andata proprio così».


In molti credono che quello sia stato l’episodio chiave del campionato? Tu cosa ne pensi?

«No, sono completamente in disaccordo. Ci sono costantemente punti di svolta lungo il campionato. Ogni gara può rivestire il ruolo di episodio chiave, e l’abilità di un pilota sta proprio nel saper gestire ogni volta situazioni simili».

Fonte: MotoGP.com

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