Alessandro Botturi: "Non è la gara che mi aspettavo"

Alessandro Botturi: "Non è la gara che mi aspettavo"
Piero Batini
  • di Piero Batini
"L’avevo pensata molto diversamente - è l'analisi del pilota italiano - e subito il primo giorno sono caduto in un pezzo di asfalto e ho compromesso la gara"
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
13 gennaio 2016

“Ale”. Non è la dakar che ti aspettavi! Giusto?

«No assolutamente. Purtroppo, l’avevo pensata molto diversamente e subito il primo giorno sono caduto in un pezzo di asfalto, a velocità controllata quindi piano, e ho compromesso la gara. Penso di avere una piccola frattura al polso, i legamento ancora infiammati, e tribolo per difendermi con i denti. Alla fine delle speciali son stremato. Non sono molto distante dai primi, ma non è certo la Dakar che mi aspettavo di fare».


Pensavi di poterla vincere?

«No, sai bene che non è così. In verità pensavo, e speravo di farla comunque da protagonista. Soffrire per un risultato. Invece mi sa che anche solo per riuscire a tornare a Buenos Aires dovrò soffrire ancora di più».


La scelta di continuare è senz’altro nel tuo carattere. Ma ci pare che questa volta ci metti qualcosa di più. È vero? C’è un messaggio nella tua scelta?

«Diciamo che ci tengo a continuare il lavoro che è stato fatto sulla nuova Moto. Adesso va molto bene e vorrei continuare a dare il mio contributo per il suo sviluppo. Inoltre ritengo che sia giusto che la squadra, ovvero Helder Rodrigues, possa contare sul mio contributo per ottenere un buon risultato. Ecco, diciamo che mi sono messo volentieri a disposizione della squadra».


Una diversificazione di obiettivi?

«Sì e no. L’obiettivo di finire la Dakar, a tutti i costi anche dovendo soffrire molto o anche arrivando ultimo è senz’altro una cosa, vista la circostanza, nuova, ma il fatto di restare per dare una mano alla squadra, a José, ad Alexandre, a Helder, è nello spirito di continuità del mio impegno a contribuire al successo di Yamaha».


Il “cammino” della Moto è corretto?

«La moto, anche in questa settimana di Dakar, è cresciuta molto. Abbiamo provato altre cose, e altre ne proveremo in futuro, per questo mi sono messo a disposizione della Squadra».


Questo serve per il futuro, ma per il.. passato hai già fatto qualcosa vioglio dire, in questi giorni di Dakar?

«Ho fatto quello che chiunque avrebbe fatto per la Squadra. Mi sono messo a disposizione di Rodrigues e due volte gli ho dato la mia ruota, in modo che ne avesse una fresca in luogo di quella danneggiata, come alla prima tappa marathon. Lui è rimasto quasi stupito ma ho cercato di tranquillizzarlo. Dove vuoi che vada, io, con questo polso! Vai tranquillo tu, almeno. Anzi, vai all’attacco!»


Sempre una storia difficile, la Dakar.

«Lo è sempre, ma è anche una sfida che si adatta molto al mio carattere. Sempre all’attacco, sempre a spingere per andare più lontano e più avanti. Spero che gi appassionati non siano troppo delusi, e che apprezzino il mio impegno».


Noi sicuramente lo apprezziamo, lo sai.


 

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