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Sarà per il Giubileo, sarà perché essendo la Città Eterna comunque attrae turisti e visitatori da ogni angolo del Pianeta, comunque sia a Roma non è affatto difficile imbattersi in giramondo su due ruote.
Ma quello incontrato presso l’officina di Union Jack è davvero un personaggio singolare e per molti versi unico: intanto, per il veicolo scelto per il Giro del Mondo. Non una classica, ma in fondo banale, BMW GS 1200, magari nella variante Adventure e neppure una tecnologica super-tourer tutta elettronica e sensori; ma neanche uno scooter, con cui rifare il verso a Giorgio Bettinelli ed alla sua Vespa.
Nossignore: da vero indiano (nel senso di India) ha scelto una Royal Enfield, una moto che solo a guardarla fa venire il dubbio che possa essere usata per andarci al mare, figuriamoci per farci il periplo del Pianeta!
Lui si chiama Atul Warrier e viene da Bangalore: cranio rasato, pizzetto sale e pepe ed uno sguardo magnetico che prelude ad una simpatia istintiva, per questo viaggio ha deciso di vendere tutto quello che possedeva, ha lasciato il lavoro e salutato i familiari informandoli che non sarebbe tornato presto a casa, almeno non prima di un paio d’anni.
Per accendere la scintilla è bastato un giro in moto per l’India: in quel mese, Atul ha capito che era tempo di prendere una pausa dal lavoro in azienda. Per conoscere il mondo, niente di meglio della fidata Royal Enfield Thunderbird del 2002, comprata usata nel 2006; giusto un po’ di ritocchi, soprattutto aumentando la capacità del serbatoio da 14 a 21 litri e montando un robusto portapacchi posteriore, sul quale troneggia, come un'antica cavalcatura da pionere del turismo in moto, un copertone per fronteggiare l'imprevisto.
Ah, certo, anche un tocco di colore: ora la moto, tutta nera, ha anche un nome. Black Pearl, Perla Nera: non il massimo della fantasia, ma rende bene il concetto.
Il viaggio inizia a fine 2014: prima il subcontinente asiatico, poi l’immensa Australia ed ancora, dopo un viaggio in mare, l’approdo in Oman per risalire verso l’Europa, passando per territori di questi tempi non proprio tranquilli.
Ma Atul ha gli dei che lo proteggono: dopo migliaia di chilometri, decine di frontiere ed una moltitudine di lingue ascoltate, non ha avuto che piccole disavventure e mai, a sentir lui, alcun serio problema. Giusto un paio di scivolate: ma che volete che siano un paio di cadute, quando i chilometri si misurano in migliaia?
Piuttosto, è stata la Perla Nera a fare i capricci appena sbarcati a Brindi: tenendo duro fino a Roma, Atul ha affidato la sua creatura alle mani abili di Union Jack per un maquillage all’impianto elettrico.
Giusto un paio di giorni di stop, utili per conoscere un po’ Roma e le sue meraviglie.
Poi la strada ha ripreso a chiamare, come le sirene Ulisse. E Atul ha acceso il motore e puntato la ruota verso nord. Ora attendono le nazioni europee e poi, ancora più in là, l'immenso continente americano.
Da buon vegetariano, Atul ha perso 10 kg in sei mesi: «Una banana per un pasto è sufficiente – ci rivela - ma vanno bene anche altri tipi di frutta o succhi».
E come sintetizzi la tua esperienza?
«Non tutti i giorni si rivelano una piacevole gita. Ogni nuova alba propone un posto ed un nuovo alimento. Ma dopo un mese, a queste novità ci si abitua e bisogno scacciare la nostalgia di casa. Per fortuna lungo la strada si incontrano altri viaggiatori e nascono amicizie che durano qualche chilometro; si fa strada insieme e ci si sente fratelli. Credo che questo nostro mondo sia davvero un bel posto e che le brave persone siano molto più numerose della malvagie».
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