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Il Consiglio Trasporti dell'Unione Europea ha adottato una linea più tollerante per quanto riguarda le due ruote, escludendole dal contesto della manovra proposta dalla Commissione Europea che impone revisione annua a tutti i veicoli. La Commissione Trasporti ha inoltre scelto la forma giuridica di un regolamento, e non di una direttiva, che toglierebbe agli stati membri dell'Unione qualunque discrezionalità in merito all'adozione.
Il governo italiano, per voce del Viceministro ai trasporti Mario Ciaccia, ha espresso perplessità verso un approccio, al contrario, condiviso dalla grande maggioranza dei paesi membri. «Se parliamo di sicurezza non si scherza, perché riguarda tutti. Per noi, accanto all'ambiente, quel che é fondamentale è recuperare il gap generale di sicurezza.» Secondo Ciaccia, è fondamentale includere anche le due ruote, perché, sottolinea il Viceministro, i numeri «dimostrano una riduzione della mortalità risibile» per chi guida questi mezzi.
La posizione di Ciaccia è comprensibile ma suscita negli addetti ai lavori più di una perplessità. In occasione della proposta iniziale, nel contesto delle proteste espresse al Parlamento Europeo, il presidente della federazione belga ha contestato l'opportunità della revisione annua per le due ruote.
Numeri alla mano, sostiene il presidente Joe Verrecke e riporta il sito del TG1, solo lo 0,3% delle vittime in Belgio e lo 0,6% in Europa muoiono per un problema tecnico. Al contrario, aggiunge FEMA, ben il 21% dei decessi fra i motociclisti avviene per problemi infrastrutturali, delle strade o di svolte improvvise di auto.
Ci sentiremmo di contestare la posizione espressa dal Viceministro Ciaccia anche alla luce di quanto ci ha illustrato il Direttore della Polizia Stradale Vittorio Rizzi nell'interessante conferenza tenuta ad EICMA. Le morti di motociclisti in incidenti stradali sono calate nell'ultimo decennio registrato (dal 2001 al 2011) da 1426 a 1088. Il 31% non ci pare una diminuzione "risibile", anche se concordiamo con Rizzi sul fatto che ci sia ancora molto da fare per ridurre ulteriormente questo numero.
Il regolamento deve comunque passare il vaglio del Parlamento Europeo, sede in cui potrebbe partire un negoziato parlamentare che lascerebbe gli spazi per indirizzare il regolamento nella direzione inizialmente prevista dalla Commissione ed auspicata dall'Italia.