Nico Cereghini: “E' il momento della rivoluzione"

Nico Cereghini: “E' il momento della rivoluzione"
Da trent’anni, dalla CX 500, le moto cambiano poco. E’ il momento di ribaltarle. Cari ingegneri, diteci grazie: vi diamo già gli obiettivi da raggiungere | N. Cereghini
10 agosto 2010

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Ciao a tutti! Oggi mi si è accesa una lampadina e l’inquietudine che da un po’ mi prendeva si è trasformata in un quadro chiaro. Un po’ come capita al commissario Montalbano, quando risolve le sue inchieste dopo aver girato a lungo, apparentemente a vuoto, intorno alla soluzione del suo caso. Adesso ho capito cosa voglio: voglio una nuova CX.

Trent’anni fa, la Honda proponeva la sua bicilindrica di media cilindrata: il mondo cambiava e nessuno se ne accorgeva davvero. La CX 500 somigliava a una Guzzi, con i suoi cilindri trasversali a V di 90°, leggermente ruotati sul loro asse, con delle brutte testate che parevano di latta, il raffreddamento a liquido, una cinquantina di cavalli a 9.000 giri e il cardano. Lì per lì: tiepidi. Poi la provammo e sì, ci piacque, era promossa, peccato la forcella davanti deboluccia e qualche chilo di troppo. Ma gli ingegneri della Honda vedevano più lontano di noi.

Quella moto avrebbe ribaltato le convinzioni dei motociclisti. Primo, non è vero che un albero motore longitudinale (cioè messo per lungo sulla moto, per capirci), abbinato a frizione e cambio tutti in linea, deve per forza creare la coppia di rovesciamento: basta far girare gli elementi in senso opposto, per neutralizzare quella forza. Secondo, e ancora più importante, non è vero che una moto maneggevole deve avere il motore montato il più basso possibile: importante è invece che l’albero motore sia vicino al baricentro della moto. Da allora i motori si sono alzati nettamente, e le moto sono migliorate. Ed è arrivato il momento, ecco il punto, che qualcuno faccia una analoga rivoluzione: la direzione che le moto moderne hanno preso non mi va più bene.

Voglio una moto più piccola: quelle di oggi (vedi GS) sono a misura dei colossi di Rodi. Voglio una moto più leggera: oltre i due quintali non bisogna più andare. Voglio che non scaldi troppo: anche d’estate non mi deve lessare le parti basse del corpo. La voglio completa di tutto: da cittadina deve poter diventare turistica con facile montaggio di semicarenatura e borse varie. Voglio che tutti i comandi siano regolabili: ciascuno deve poter trovare la sua corretta posizione in sella. E la voglio anche a misura di portafoglio: non costringetemi a fare il mutuo per portarla a casa.

Le conosco, le obiezioni degli scettici. Una moto così non può essere che grossa, e pesante, e sofisticata, e costosa. Anche quelli del marketing tenteranno di sostenere questa tesi, ma noi non dobbiamo cascarci. Deve essere una moto economica nella sua configurazione di base, poi il costo salirà mentre crescono le strutture, le potenze, le prestazioni. Poche pippe: cari i miei ingegneri, è arrivato il momento di dimostrare che gli specialisti sono indispensabili.

 
Ascolta l'audio di Nico nel box in alto a sinistra.
 

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