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Ciao a tutti! Comincia l’anno nuovo e a noi motociclisti, abbacchiati e tartassati più che mai, non resta che incrociare le dita e attendere tempi migliori. La speranza, mai sopita, è che il 2013 ci porti un po’ di ripresa e di serenità. Oppure che almeno ci liberi dagli automobilisti di città con i loro maledetti blinker. Questa settimana me la prendo con loro. Lo faccio per tanti buoni motivi: per esorcizzare la crisi, per sfuggire al buonismo che circola in dosi massicce in questi giorni, per educarli e infine per distrarci un po’.
Do per scontato che gli automobilisti di città abbiano conseguito la patente come tutti gli altri. Qualcuno mi dice che ne circolano tante false, di patenti, ma questa variabile preferisco ignorarla. Ebbene, se questa gente ha seguito un corso di teoria in autoscuola deve per forza aver sentito parlare del corretto uso delle frecce quando ci si accinge a parcheggiare la macchina. Parlo del parcheggio cosiddetto “ad esse in retromarcia”. Una volta accertati, mediante gli specchi retrovisori, di non ostacolare altri veicoli, si inserisce l’indicatore di direzione sul lato prescelto per la sosta, si rallenta, si individua lo spazio adeguato alle dimensioni della propria automobile, si affianca il veicolo che sta davanti a tale spazio, si controlla ancora che nessun mezzo stia sopraggiungendo e infine si effettua la manovra finale di inserimento “ad esse” in retromarcia. Tutto questo è scritto sui libri. Per ben due volte è necessario guardare gli specchi per non danneggiare gli altri utenti, e va accesa solo la freccia giusta.
Vedono un posto libero insperato, frenano in mezzo alla strada e attivano le quattro frecce, dentro la retro e via
Proprio come fanno qui a Milano. Non so se succede anche nella vostra città, ma qui la procedura è ormai la seguente: vedono un posto libero insperato, frenano in mezzo alla strada e attivano le quattro frecce, dentro la retro e via. Tu ti trovi improvvisamente dietro a una macchina ferma, e non sai che cosa farà: la passi a sinistra, la passi a destra? e quando si accendono le luci di retromarcia, allora puoi soltanto attaccarti al clacson sperando di essere sentito. Quando protesti, quelli ti mandano al diavolo: “ma non le hai viste, le quattro frecce?”.
Per loro, accendere i blinker è esattamente come gridare “arimo!” nei giochi dei bambini. Avete presente? Una volta si gridava la formula completa, arimortis, adesso si abbrevia, ma serve sempre ad invocare la sospensione del gioco; per una sbucciatura al ginocchio, una stringa slacciata, la chiamata della mamma. Un po’ come gli allenatori del basket chiamano il time-out. Nessuno si sognerebbe di lanciare la palla nel canestro durante il time-out, esattamente come nessun ragazzino ti frega prima che tu gridi ”arivivis” per ricominciare a giocare. Ecco, i nostri automobilastri accendono i blinker e credono di poter godere di una specie di immunità temporanea, fino a che non li spegneranno diventano intoccabili, vietato protestare. Ho i blinker accesi, ergo posso fare quel che mi pare: sostare in seconda fila, fermarmi in mezzo alla strada per scaricare il ragazzino che va a tennis, parcheggiare a destra o a sinistra. Poi spengo i blinker e arivivis. Che l’anno nuovo ci porti almeno la freccia giusta.