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SILVERSTONE – Sereno, rilassato, determinato: questo è Andrea Dovizioso alla vigilia della gara di Silverstone.
«E’ stata una bella settimana, durante la quale ho ricevuto tanti complimenti: voglio ringraziare tutti, mi ha fatto veramente piacere, è bello vedere persone felici per la mia vittoria e per come l’ho ottenuta. Rivedere la gara è stato più stressante che farla: aveva ragione chi diceva che non mi ero reso bene conto di cosa ho fatto nell’ultimo giro: vedendo e rivedendo la curva finale, sono ancora più contento per come ho gestito la situazione, per come sono rimasto lucido. Qualsiasi altra cosa avessi fatto, sarebbe finita peggio. Adesso siamo a Silverstone, una pista lunga, complicata, con tante buche e con condizioni variabili. Ma mi piace e ci arriviamo rilassati, ben sapendo la forza degli avversari, soprattutto della Honda, che sembra molto migliorata rispetto a inizio stagione».
Nel 2016, sia tu sia Iannone avevate avuto grossi problemi con gli avambracci; ti preoccupa un po’ questo aspetto?
«Credo che sarà diverso dal 2016, dovrebbe essere più semplice gestire la moto, specie nei cambi di direzione».
Userete la nuova carenatura?
«Non è previsto, perlomeno all’inizio».
Sei sorpreso di quanto stai facendo?
«Non tantissimo, è più normale che lo siate voi da fuori. Non sono tanto sorpreso perché dietro a questi risultati c’è un grande lavoro, sappiamo perché siamo arrivati a questo livello. Non si ottengono certi risultati solo per un motivo, anche se è vero che nel 2016 e nel 2017 sono diventato più forte e completo di prima: rispetto a quando avevo 20 anni, ho aggiunto alla velocità più consapevolezza delle mie possibilità. Nella mia carriera sono sempre stato “là davanti”, ma c'è differenza tra stare “là davanti” e vincere. E’ vero che in passato, in alcune stagioni, non ero pronto al 100% come lo sono adesso, così come non sempre ho avuto moto vincenti».
Ma è un qualcosa che viene dal talento o che ti devi costruire?
«Nessuno nasce con qualcosa in più degli altri, in nessuno sport: tutto si costruisce. Marc Marquez non è nato Marquez, lo è diventato».