Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Da tanto tempo la stagione non scattava qui in Europa (a parte l'eccezione del 2020 per via del Covid, con via a Jerez in un calendario anomalo): come sapete a dare il via alle danze era tradizionalmente il Qatar, fin dal 2007. L’ultimo Paese del Vecchio Continente a dare il semaforo verde fu la Spagna nel 2006; prima ancora erano stati il Sudafrica, il Giappone, la Malesia, l’Australia…
Tra i GP europei inaugurali, vivo nei miei ricordi è quello di Francia al Castellet, 30 marzo 1975. Fu il mio primo GP in assoluto da pilota e uno dei primissimi a cui assistevo di persona. E questo Gran Premio è entrato nella storia, naturalmente grazie a ben altri protagonisti.
Johnny Cecotto il primo. Fu uno shock vedere questo diciannovenne venezuelano, piombato sul mondiale grazie all’importatore Yamaha del suo Paese, Ippolito, trionfare nella 250 ai danni del pilota ufficiale Yamaha Takai (passato all’ultimo giro). Il primato di precocità apparteneva a Hailwood e Cecotto se lo prese d’autorità.
Ma subito dopo Johnny vinse anche nella 350, suonando sua maestà Agostini! Andò così: Johnny si era fatto subito notare con la pole mentre Ago, campione del mondo in carica della categoria, partiva dalla terza casella. Poi in gara Cecotto rifilò a Mino ben 25 secondi, non ci fu proprio battaglia, e a fine stagione il campione del mondo fu proprio il fortissimo venezuelano.
Ago si prese la sua soddisfazione nella 500, con quel titolo mondiale che al primo anno sulle Yamaha ufficiali (1974) aveva mancato per un sacco di guai. Fin dall’esordio del 1975, lì in Francia, lui dominò portandosi appresso il fido scudiero Kanaya. E quello conquistato da Agostini fu il primo titolo in 500 per una casa giapponese e il primo a due tempi…
Cinquanta iscritti e ben quaranta partenti nella mezzo litro. Con la bicilindrica Suzuki Jada ex-Findlay partivo decisamente indietro, in ventinovesima casella, però davanti a Findlay e Mandracci con le Yamaha bicilindriche maggiorate a 351. In pole c’era Lansivuori, poi ritirato.
Partenza a spinta: scattai ultimo, maledizione, così lontano da tutti che i miei amici al muretto (Bruno Sacchi e Silvano Bonizzi) misero via lavagna e tutto. Io provai comunque a rimontare qualche posizione e mi sarei classificato diciannovesimo e penultimo a un giro; erano tempi grami per i pochi piloti privati: Guido Mandracci ritirato, Mario Lega ventitrreesimo e ultimo in 250, Proni trentaduesimo in 350…
Ago e Kanaya mi doppiarono sul dritto del Mistral. Uno in scia all’altro, sui duemila metri del rettilineo francese filavano intorno ai 280 all’ora, io forse a 230. Poi dopo qualche giro sentii un fracasso alle mie spalle e mi feci da parte: Read e Ramon Toracca, che sostituiva Bonera infortunato, mi mortificarono sulle due MV; chiusero poi la corsa a mezzo minuto dalle Yamaha.
Quella fu una giornata storica anche in 125, dove le strapotenti Morbidelli bicilindriche di Pileri e Bianchi, dopo aver dominato le prove, battagliarono e caddero insieme! Giancarlo Morbidelli avrebbe voluto licenziarli sui due piedi, Jorg Moeller mise pace. Paolo Pileri riuscì a concludere, terzo dietro alle due Yamaha degli svedesi Andersson e Gustafsson, poi sarebbe stato il riminese Pier Paolo Bianchi a vincere alla grande il titolo mondiale.