Nico Cereghini: "Dream Team? Quello Ducati!"

 Nico Cereghini: "Dream Team? Quello Ducati!"
Da Le Mans la coppia dei ducatisti ha surclassato quell'altra della Honda, che sulla carta pareva imbattibile. Un solo Marquez potrebbe anche bastare alla HRC, ma Lorenzo punta i piedi per cambiare la moto...
4 giugno 2019

Ciao a tutti! Avete presente il famoso Dream Team? Sulla carta era quello della Honda, Marquez e Lorenzo insieme: chi poteva immaginare che fosse invece in Ducati? Sì, lo so, il concetto è un pochino esagerato, però concedetemi la provocazione: il GP d’Italia al Mugello è stato talmente intenso ed entusiasmante per la squadra italiana da autorizzare persino qualche sgasata in fuorigiri.  Perché da una parte c’è Marquez, spaziale ma tutto solo a fare i numeri sulla potentissima e ballerina superHonda, dall’altra Dovi e Petrux che non per la prima ma per la seconda volta di seguito sono velocissimi con la Desmosedici, lottano con il campione del mondo, qui al Mugello gli tolgono la vittoria. Anche se andiamo a guardare i numeri il confronto è impietoso: 185 sono i punti messi insieme da Dovizioso e Petrucci e solo 134 i punti raccolti da quello che doveva essere l’irraggiungibile Dream Team.

Non so quanto potrà durare l’amicizia (che oggi è vera) tra Andrea e Danilo. Era relativamente facile diventare amici quando il Dovi era il maestro e Petrucci l’allievo, ma adesso le cose un po’ si complicano: in Francia lo scudiero ne aveva un po’ di più ma si è autolimitato per non rischiare di far danni all’amico (e alla squadra), domenica al Mugello è andato un po’ più in là. Chiarisco la mia visione per evitare equivoci: il sorpasso alla San Donato ci stava, un minimo spazio per infilarsi c’era, è stato un attacco preciso e aggressivo nei limiti, tanto tempo per ragionarci sopra non ce n’era. Oltretutto poteva anche andare di lusso: soltanto per pochi centimetri non è riuscito il colpaccio di mettere le due Ducati davanti alla Honda. Ma di fatto a farne le spese è stato Dovizioso, che da primo è passato terzo, e Petrucci ne è stato consapevole al punto di scusarsi. Scuse che sottolineano la lealtà del pilota ternano: perché con un rivale sarebbe stato abbastanza facile, al massimo avrebbe dovuto affrontare l’accusa -che sarebbe arrivata di sicuro, puntuale anche se discutibile- di aver forzato un po’ l’entrata; ma con il compagno di squadra è tutto più difficile, queste sono situazioni che potrebbero anche compromettere i rapporti. Personalmente sono convinto che nulla cambierà, il Dovi è molto ragionevole (anche troppo, secondo alcuni ma non per me) ed entrambi sono ragazzi razionali e intelligenti. Però soltanto il tempo dirà se resteranno uniti. Invece dall’altra parte, nel box Honda, il tempo sembra già scaduto e le scintille sono scoccate, eccome.

Ricordo che il grande Ago, alla vigilia della stagione 2019, mi diceva (vedi qui l’intervista) che se Lorenzo si fosse insabbiato nelle difficoltà, del tipo che aveva trovato in Ducati, allora tutto sarebbe filato liscio: niente rivalità per la vittoria, niente polemiche. Invece la guerra scoppia anche se in pista Jorge resta lontanissimo dal campione di casa. Il 99 dice che Honda ha fatto la moto solo per quell’altro e invece deve renderla più facile da guidare per tutti, il 93 gli replica a muso duro che per parlare bisogna prima andare forte; e se il team principal Alberto Puig si dimostra deluso dai tempi di assuefazione di Lorenzo, allora Jorge corre in Giappone (“biglietti pagati dalla Honda” precisa) per chiedere che qualcosa cambi, ed è una manovra certamente inedita. Altro che Dream Team! Sembrerebbe che le tensioni stiano già coinvolgendo tutti i piani della squadra, e qualche ben informato suggerisce addirittura che l’operazione Lorenzo/Honda potrebbe concludersi prematuramente entro la fine di quest’anno…

Nico - Dream team
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