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Un giorno sono tornato a casa con una minimoto cinese da 150 Euro, senza dire nulla alla mamma e alla sorella. E’ iniziato tutto da lì, anche se all’inizio Pedro non sembrava proprio portato per le motociclette. Tentammo anche di iscriverlo in una palestra che proponeva corsi di arti marziali, ma tornò a casa dopo la prima lezione dicendo che non voleva più saperne” – Pedro Acosta, il diciassettenne, è il fenomeno del momento nel motomondiale e si parla solo di lui, ma Pedro Acosta è anche suo padre: “Anche il nonno si chiama così, siamo un sacco di Pedro Acosta in famiglia” – ha spiegato il genitore del fenomeno spagnolo, intervistato da ElPeriodico.
Professione pescatore, babbo Pedro è da sempre un appassionato di moto. “Da piccolo l’ho portato con me a girare, ma non sembrava per nulla impressionato, ma quella minimoto regalata ha rappresentato la svolta. Lo portai in un campo, dopo avergli comprato un casco, e iniziò a girare, ma poco dopo mi disse che c’era qualche problema. Pensavo volesse smettere, invece aveva spaccato in due il telaio per davvero. Poi un amico, Pako Marmol, che io avevo aiutato in passato, aprì una scuola per giovani piloti e ci ho portato Pedro, dopo cinque giri era già con il ginocchio a terra. Da lì è partita la sua carriera, sempre con Pako a fianco, ma le cose non sono andate sempre così bene”.
Un racconto che ha del surreale, perché il talento del piccolo Acosta sembra cristallino, eppure ha faticato tantissimo a venire fuori. “Pako si è sempre occupato degli allenamenti e della sua crescita sportiva, io, invece, sono un pescatore, lo accompagnavo e lo seguivo, ma a preoccuparmi, almeno fino a questa esplosione nel mondiale, erano di più i tonni, che stanno divorando tutto quello di cui noi pescatori vivevamo a Mazarron”.