MotoGP. "Valentino Rossi in Suzuki? Gli direi di no"

MotoGP. "Valentino Rossi in Suzuki? Gli direi di no"
Davide Brivio: preferiamo puntare su Rins e Mir. La politica Suzuki, piloti giovani e sviluppo
3 aprile 2020

Davide Brivio è uno dei manager più esperti in circolazione. "Nato" con il team ufficiale Yamaha Belgarda in Superbike, approda al Motomondiale nel 2001, al fianco di Noriyuki Haga per investitura diretta dei vertici della Casa dei tre diapason, e rimane nei prototipi in veste di team manager. È lui l'artefice diretto del passaggio in Yamaha di Valentino Rossi a fine 2003; Brivio entrerà nella ristretta cerchia delle persone di cui Valentino si fida ciecamente, e con cui ha un ottimo rapporto anche oggi, da avversario.

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Dalla fine del 2013, infatti, Brivio ha cambiato casacca, guidando il progetto del rientro Suzuki in MotoGP avvenuto nel 2015. Un progetto impegnativo e ambizioso, condotto però con grande abilità e scelte strategiche evidentemente corrette, se è vero - com'è vero - che Maverick Viñales ha regalato a Suzuki la prima vittoria del suo nuovo corso già a metà del secondo anno di gare, nel GP di SIlverstone 2016, e che oggi quelle delle due GSX-RR sono fra le selle più ambite del paddock.

Fa quasi specie - soprattutto alla luce del suo rapporto con Valentino Rossi - quindi leggere le dichiarazioni rilasciate alla francese PaddockGP. "Se Valentino mi chiamasse per richiedere un posto alla Suzuki e finire così la sua carriera, gli risponderei che al momento non abbiamo posto".

Parole che possono sembrare dure se decontestualizzate, ma che vanno viste alla luce della seconda parte della frase, che specifica "La nostra strategia è di continuare con Mir e Rins".

La strategia, ecco il punto chiave: la dichiarazione non è di sfiducia nei confronti di Valentino Rossi, quando di coerenza con una strategia che Suzuki ha adottato fin dalla sua prima stagione. Invece di andare a cercare il pilota di grande esperienza per sviluppare la moto, trovare un concetto di base che funziona e allevare piloti giovani, privi di preconcetti ed esperienze condizionanti, che costano meno (e i soldi risparmiati si possono investire sullo sviluppo della moto) e riescono ad adattarsi meglio alla moto.

Oltre a questo, Brivio chiarisce anche come la situazione di Suzuki è molto diversa da quella di Yamaha: la Casa di Hamamatsu non dispone ancora delle risorse necessarie a schierare un team satellite, che è quello che invece consente alla rivale una maggior diversificazione strategica. "Yamaha può permettersi di aspettare pazientemente Valentino: hanno sistemato il team ufficiale, e per lui avranno sempre un posto libero nel team Petronas".