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SEPANG – Un cartello nero con la scritta bianca “Game Over”, fine dei giochi, una maglia azzurra con la scritta “Grazie” in sei lingue differenti: Jorge Lorenzo ha scelto un modo sobrio per festeggiare il primo titolo in MotoGP, il terzo della sua carriera dopo i due conquistati in 250. Poi, una volta al parco chiuso, si è concesso a un lungo e commovente abbraccio con i suoi meccanici, con Hector, bravissimo addetto stampa che lo segue ovunque, con Wilco Zeelember, ex pilota e oggi suo team manager, con Lin Jarvis, l’uomo della Yamaha che in questi anni lo ha protetto e l’ha voluto a tutti i costi anche per il 2011, mettendosi per lui contro Valentino Rossi. Parecchio tempo dopo aver tagliato il traguardo in terza posizione, Jorge sembrava essersi liberato di un peso, ma ancora poco lucido per l’impresa realizzata. Ecco la trascrizione completa di quello che ha detto.
«Ho raggiunto il massimo traguardo al quale potevo aspirare, il sogno della mia vita: adesso, finalmente, posso rilassarmi. Devo ringraziare molte persone e, in questo momento, è difficile trovare le parole. Sono partito bene, ma era difficile guidare serenamente: in alcuni giri guadagnavo su Dovizioso, in altri perdevo e quando mi hanno passato Andrea e Valentino ho inserito il pilota automatico: credo che in condizioni normali avrei potuto lottare per il successo. Pensi a questo momento per tutta la vita, ma quando ti capita non sai bene cosa dire, cosa fare, ti preoccupi solo di non dire stupidaggini…
Sono un ragazzo fortunato: ho sempre avuto moto competitive e persone che hanno sempre fatto il massimo per me. L’inizio della stagione è stato complicato, perché mi ero fatto male alla mano destra allenandomi con le “pit bike”. Temevo sarebbe stato più difficile del 2009, invece ho recuperato alla grande e ho affrontato il campionato con la giusta mentalità: il secondo posto in Qatar mi ha dato una grande speranza. E’ stato un campionato di alto livello, dove ho vinto sette gare e solamente due volte (Aragon e Motegi) non sono salito sul podio: sinceramente, non posso chiedere di più.
All’inizio la Yamaha era la moto migliore, ma da metà stagione in avanti la Honda è migliorata tanto: credo che per il 2011 bisognerà lavorare e fare qualcosa di nuovo. Adesso che ho conquistato il mondiale, che l’ho portato a casa, posso correre pensando soltanto a vincere: purtroppo, in Australia non sono mai andato bene in MotoGP, ma è sicuro che ci proverò. La gara più importante dell’anno è stata quella di Jerez, dove ho vinto per la prima volta, ma fondamentali sono stati anche il GP d’Inghilterra, dove ho probabilmente guidato nel modo più veloce e aggressivo possibile, e anche questo GP, per il significato che ricopre. Non so se cambierò il 99 con l’1 di campione del mondo: se i miei creativi mi proporranno qualcosa di interessante, però, l’anno prossimo potrei mettere l’1. Adesso sono io il campione del mondo, ma dall’anno prossimo si ripartirà tutti da zero: continuerò a lavorare. Adesso penso la stessa cosa che pensavo dopo aver conquistato il titolo della 250: posso ritenermi soddisfatto di quello che ho fatto, anche se non arriveranno altri campionati. In futuro potrò conquistare altri titoli, ma, sinceramente, credo che nessun altro potrà essere importante come questo, perché ho battuto Rossi, il più forte pilota della storia, con la sua stessa moto. E’ sicuramente un titolo speciale, perché ho battuto campioni come Pedrosa e Stoner e, soprattutto, Rossi».
Poi, Lorenzo ha preso il microfono e ha intonato a gran voce “We are the Champions”: Game Over!
Ascolta l'audio integrale dell'intervista a Lorenzo