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MOTEGI – Un’altra caduta, un altro pilota della MotoGP ferito pesantemente. Questa volta è stato Dani Pedrosa a finire a terra dopo appena sei minuti e mezzo dall’inizio del primo turno di libere del GP del Giappone: la diagnosi, purtroppo, è di frattura multipla (in tre punti) della clavicola sinistra. «Quando parte il primo aereo per Barcellona?» sono state le prime parole dello spagnolo appena raggiunto il centro medico, mentre in seguito Dani ha accettato la possibilità di venire operato direttamente in Giappone, per tentare un recupero da primato, anche se inutile. Verrà deciso nelle prossime ore il da farsi, quello che è certo è che il mondiale è chiuso, perché Pedrosa era l’unico che poteva ancora, perlomeno sulla carta, contrastare Jorge Lorenzo, che conquisterà il titolo matematicamente settimana prossima in Malesia.
La caduta non si è vista in televisione, se non dalla telecamera montata sulla Honda di Dani: non si vede granché, ma sembra quasi che si blocchi la ruota posteriore. Completamente opposta la tesi di Alberto Puig.
«Era il secondo giro – spiega il manager -, Dani non stava assolutamente tirando, ma la moto ha avuto una reazione anomala. Sicuramente è accaduto qualcosa: bisogna aspettare e verificare i dati, ma il gas potrebbe essere rimasto accelerato».
Un guasto – se di questo si tratta, ma è tutto da verificare – che fa tornare alla mente il 2003, quando a Suzuka, nel GP inaugurale del 2003, Daijiro Kato si schiantò contro le barriere, purtroppo in maniera fatale, proprio per il presunto mal funzionamento dell’acceleratore elettronico.
Una brutta botta per Pedrosa, che nelle ultime gare era stato indubbiamente il pilota più in forma della MotoGP.
Mentre Dani era nel centro medico a verificare le sue condizioni, il primo turno di libere si è chiuso con un risultato per certi versi sorprendente, con Valentino Rossi davanti a tutti. Valentino, che alla vigilia temeva moltissimo la trasferta giapponese, per le tante frenate violente del circuito di Motegi, ha invece subito trovato un buon ritmo e utilizzando il motore evoluzione della Yamaha ha conquistato una pole, effimera dal punto di vista pratico, ma sicuramente importante per il morale.
Alle sue spalle Andrea Dovizioso, staccato di 213 millesimi: anche per il Dovi si tratta di una prestazione importante a livello psicologico, ancora prima che tecnica. Terzo Jorge Lorenzo, come al solito molto costante sul passo, quarto Casey Stoner e quinto Ben Spies, ancora una volta bravissimo ad adattarsi a una pista per lui assolutamente sconosciuta.
Da applausi il sesto posto di Hiroshi Aoyama, che ha sfruttato al meglio le motivazioni di correre sulla pista di casa. Hiroshi, che ancora non sa cosa farà nella prossima stagione, perché lo sponsor Interwetten garantisce l’appoggio solo al progetto Moto2 e non alla MotoGP, fino a oggi ha faticato parecchio in MotoGP, ma a Motegi, dove è andato sempre fortissimo, punta a un risultato di prestigio: è l’ennesima conferma che spesso le motivazioni valgono più di qualsiasi altro aspetto.