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SEPANG – Quando a fine gara, Valentino Rossi dichiara: «non volevo vincere per rovinare la festa a Lorenzo», sinceramente non gli crede nessuno. Valentino è un cannibale ed è incredibile come riesca a raggiungere quasi tutti gli obiettivi prefissati: a Motegi voleva battere il compagno di squadra nella lotta carenatura contro carenatura, a Sepang voleva oscurarne in qualche modo il trionfo.
«Dopo il warm up, sapevo di avere un buon passo, ma sono partito male e mi hanno superato tutti: alla prima curva ero solo undicesimo. Poi ho recuperato, ma quando sono passato terzo (al quarto giro, nda) avevo due secondi di stacco da Lorenzo e Dovizioso: mi sono sembrati i due secondi più lunghi della mia vita… Ho cercato di stare tranquillo, ho pensato solamente a guidare come sono capace a Sepang, dove vado veramente forte. Quando ho passato Dovizioso, ero un po’ cotto, ma non ho mollato fino alla fine. Non l’ha fatto nemmeno Andrea, ma per me oggi era troppo importante vincere, era una giornata speciale per diversi motivi: era importante tornare al successo dopo un periodo difficile. Ed è anche bello aver conquistato la 46esima vittoria con la Yamaha: è una sorta di ringraziamento per i meravigliosi anni passati insieme. Certo, 46 è un bel numero, ma in questo caso 47 sarebbe anche più bello… Il mio obiettivo adesso è non solo correre a Phillip Island, ma finire tutta la stagione e poi provare la Ducati a Valencia: sarebbe veramente spiacevole se la Yamaha non mi desse il permesso per salire sulla GP10. Faccio le mie congratulazioni a Jorge: è stato sempre veloce, in ogni condizione e non ha fatto errori. Insomma, si merita il titolo».
Secondo per la seconda volta consecutiva: Andrea Dovizioso fa sempre più parte dei grandissimi di questa MotoGP piena di campioni.
«Ancora una volta uno è andato più forte di me, ma bisogna essere più che soddisfatti per quello che ho fatto. Arrivare a due decimi da Valentino a Sepang significa andare veramente forte. E sono ancora più felice del fatto che Rossi ha provato un paio di volte a dare uno strappone, a staccarmi, ma io gli sono sempre rimasto attaccato. Secondo come a Motegi, in due piste differenti, con condizioni completamente diverse: significa che siamo costanti. Ho sperato che nell’ultimo giro Valentino facesse un piccolo errore, specie nel T4, dove io, grazie anche al motore della Honda ero più veloce. Ma all’ultima curva non ero così attaccato e non ho potuto provarci: peccato, perché la vittoria sarebbe stata molto importante per diversi motivi. Vado a Phillip Island molto carico e determinato: in classifica generale sono a un punto da Stoner e a due da Rossi. Questo significa che il terzo posto è alla mia portata».
Toni Elias dedica la conquista del titolo mondiale della Moto2 a suo zio, purtroppo scomparso quattro anni fa, alla squadra, alla famiglia e alla sorella che gli è sempre stata vicina, a Tomizawa, deceduto a Misano, a tutti quelli che gli vogliono bene.
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