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SEPANG – Stando ai tempi, si può soltanto dire che la situazione è disastrosa. Marco Melandri costantemente ultimo e staccato mediamente di 4”5, Alvaro Bautista sempre fuori dai quindici con distacchi più contenuti, ma comunque importanti. Ovvio pensare: “Aprilia, chi te l’ha fatto fare?”. E ancora: “Perché obbligare Melandri a tornare controvoglia in MotoGP?”. Romano Albesiano, direttore tecnico della Casa di Noale è una persona pacata, oltre che un ottimo ingegnere: non nasconde le difficoltà, non si scompone, spiega le sue ragioni.
Romano, partiamo facendo il punto tecnico: che moto avete portato a Sepang?
«Bautista aveva disposizione due moto differenti: quella che noi chiamiamo 201501, con cui si è trovato meglio e un’altra sulla quale abbiamo testato diverse rigidezze di telai e alcune sovrastrutture della 201502, delle quali avevamo bisogno di una verifica dopo che la moto era stata scartata nel precedente test. Raccolti tutti i dati, dopo Sepang2 dobbiamo definire la configurazione che vedremo nella prima gara in Qatar. Per quanto riguarda Melandri, aveva una moto 201501 simile a quella di Bautista e una SBK con gli adattamenti necessari per montare le gomme Bridgestone. Abbiamo fatto questa scelta assieme a Marco per ridargli un po’ di fiducia, un riferimento con una moto che conosce bene. Martedì Melandri ha provato a lungo questa moto, che però non ci ha aperto nuove strade e siamo tornati alla 201501».
Romano, ad “Aspettando DopoGP” hai dichiarato che a Marco non sarebbero mancate le motivazioni, ma come si possono spiegare le sue deludenti prestazioni se non con la poca concentrazione e voglia di guidare questa moto?
«Quando abbiamo preso la decisione di correre in MotoGP, Melandri era motivato e credo lo sia anche adesso, anche se, naturalmente, le difficoltà pesano. Ma è un professionista serio: non è demotivato, ha solo difficoltà di adattamento».
Quando abbiamo preso la decisione di correre in MotoGP, Melandri era motivato e credo lo sia anche adesso, anche se, naturalmente, le difficoltà pesano. Ma è un professionista serio: non è demotivato, ha solo difficoltà di adattamento
C’è la possibilità che non faccia la prima gara, che venga sostituito?
«Lo escludo categoricamente: i nostri programmi sono di andare avanti con lui. Se guardiamo indietro, si scoprono tante analogie con il 2014, quando ha faticato tanto ad adattarsi alla moto: poi, noi abbiamo fatto delle modifiche e lui si è trovato più a suo agio e sono arrivati grandi risultati. Ecco, mi sembra che la situazione è simile anche se qui è tutto amplificato: continuo a essere convinto che possa fare bene anche in MotoGP».
Ma perché l’avete obbligato a fare la MotoGP invece della SBK?
«Non l’abbiamo obbligato, ma gliel’abbiamo chiesto per la sua capacità di segnalare i problemi: sotto questo aspetto sta dando un contributo importante».
Passiamo a Bautista: siete soddisfatti delle sue prestazioni?
«Sono molto contento di quello che sta facendo, anche se oggi, nel “time attack” non ha potuto sfruttare il potenziale della moto per un piccolo inconveniente. Alvaro sta rispettando le nostre aspettative sia prestazionali sia collaborative: quando ci sono “lavori in corso” devi accelerare tutto ed è normale avere dei problemi, che Bautista sopporta con il sorriso».
Albesiano, ma chi ve l’ha fatto fare di anticipare il rientro in MotoGP?
«Sicuramente abbiamo fatto una scelta scomoda, ma il nostro coraggio dovrebbe essere apprezzato. Avremmo potuto stare a casa e venire solo a fare i test dopo le gare, ma avremmo imparato poco. Adesso stiamo soffrendo, ma cresciamo, con la scoperta di tante aree di sviluppo: sono convinto che facendo così nel 2016 saremo più competitivi che se nel 2015 avessimo fatto solo i test».
Ma le aspettative per una Casa vincente come l’Aprilia sono altissime e nelle corse, si sa, c’è poca pazienza: qual è l’obiettivo per questa stagione?
«Entrare nei dieci da metà anno in poi sarebbe un ottimo risultato».