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Abbiamo raggiunto Alex De Angelis dopo il suo fine settimana in sostituzione di Xavier Siméon sulla Kalex del Team Tasca Racing Moto2; la partecipazione al Gran Premio di Gran Bretagna del pilota sanmarinese lo ha visto qualificarsi a meno di due secondi dalla pole e scattare quindi dalla ventiquattresima casella, per arrivare al traguardo nella stessa posizione, ma è stata anche un’occasione per chiarire qualche aspetto poco conosciuto delle Moto2 e paragonarle alle moto del campionato mondiale Superbike.
Tutto sommato è stato un fine settimana in crescendo...
«Sì, sono contento perché già dal venerdì miglioravo ad ogni turno, sono partito con un distacco di 2,7’’ dalla pole e sono arrivato a 1,9’’ quindi è andata bene. È chiaro che sarebbe bastato un semplice test di un giorno, prima della gara, e sarebbe cambiato il mondo. La banale caduta nel warm up poi mi ha tolto quel feeling di cattiveria in più che magari mi sarebbe servito in gara per stare con il gruppetto, tra l’altro bello folto, che mi precedeva».
Come hai trovato la Moto2 dopo tre anni di assenza?
«La differenza maggiore è che ora tutte le moto e tutti i team vanno molto forte; come si vede la classifica è veramente molto corta, anche il mio divario all’arrivo rispetto al primo, considerando che era la prima gara, è stato ottimo (Alex è arrivato a 38,943 dal vincitore Nakagami n.d.a.) ma non basta per fare un risultato importante».
Il popolo dei social e i lettori di Moto.it appena saputo della tua apparizione in Moto2 si sono subito domandati: “ma perché Alex De Angelis che è un pilotadi esperienza, che va forte e si proponeai team ad un costo ragionevole, non trova immediatamente un manubrio per la prossima stagione?”
«Mah.. al momento non c’è una grande prospettiva per l’anno prossimo perché è vero che non ho grandissime richieste, anzi ti dirò di più: avendo qualche piccolo sponsor personale, purtroppo non abbastanza grande da poter comprare degli spazi sulle moto, che copre le mie spese e il mio ingaggio, mi propongo anche gratis in cambio di qualche spazio sulla tuta e sul casco per i miei sponsor; il problema è che ci sono un sacco di piloti oggigiorno che pur di avere il posto nel team portano tantissimi soldi e a quel punto lì, anche se vai forte e vali come pilota, sei spacciato. Ovviamente mi tengo sempre in allenamento, così quando arriva una buona occasione di scendere in pista non ho ruggine addosso».
È stato anche tornare in un ambiente, quello della MotoGp, che conosci bene.
«Anche in Superbike conosco quasi tutti, ma è, appunto, un conoscere; in MotoGp invece ho proprio le amicizie… sono entrato in MotoGp quando avevo 16 anni! È stato comunque molto bello ricevere i complimenti degli addetti ai lavori per avere accettato la sfida».
Non credo che il Team Tasca sia rimasto deluso dai risultati di questo week end inglese…
«No, assolutamente. Specialmente nelle qualifiche quando sono sceso sotto i due secondi di gap dalla pole erano tutti contenti, anche perché io sono partito ventiquattresimo ma la gara precedente Siméon che su quella moto ci corre da inizio stagione è partito ventitreesimo; del resto il set up dal quale siamo partiti non era il set up vincente».
Ma è sufficiente un set up sbagliato per restare in fondo allo schieramento? Le Moto2 non dovrebbero essere tutte sostanzialmente simili tra loro?
«Vabbè, per quanto riguarda le ciclistiche, e io ho girato più di una moto (Alex fa giustamente notare il suo curriculum impressionante n.d.a.), ti posso assicurare che sono molto, molto diverse. Ho potuto vedere i numeri sul computer e sono numeri importanti, ci sono moltissime differenze tra una moto e l’altra: angolo di sterzo, angolo del forcellone, tiro catena, distribuzione dei pesi, posizione del motore, veramente tanta differenza anche sull’altezza del motore nel telaio e sul posizionamento del baricentro della moto! Anche perché le gomme della Moto2 sono molto particolari e tutti i team hanno intrapreso uno sviluppo che segue le gomme».
Come hai trovato la Kalex del Team Tasca, rispetto alle tue esigenze?
«Ho trovato la moto esattamente come l’aveva lasciata Simèon dopo l’ultima gara e da lì siamo partiti per adattarla al mio stile di guida. Tieni conto che c’è così tanto da regolare su una Moto2 che perdersi è un attimo, aggiungi che il set up già cambia tra un pilota e l’altro ma io provenivo da una superbike e quindi nei primi giri guidavo la Moto2 in una maniera non corretta e magari ci voleva qualcosa di specifico su di me per aiutarmi a gestire meglio il grip posteriore e tenere la corda, dove ho trovato le difficoltà maggiori».
Il Team ti ha supportato?
«Assolutamente! Anzi, saremmo potuti partire da un set up Kalex standard, mentre invece partendo dalle regolazioni di Siméon il Team Tasca mi ha usato anche per avere un altro parere sulla strada da loro intrapresa nello sviluppo. A me, in realtà, quel set up non è piaciuto e mi sono distaccato veramente tanto ma anche in questo caso non si può affermare che fosse al 100% la strada giusta, era solo quella che andava bene a me che ero fuori da tre anni dalla Moto2. In ogni caso il Team mi ha dato fiducia, visto anche se ogni volta che entravo in pista abbassavo i tempi anche di mezzo secondo...».
Silverstone però non è mai stato il tuo circuito...
«È uno di quei circuiti che a me non piacciono tanto, se dovessi fare un paragone alla lontana lo accosterei a Monza, nel senso che è un ripetersi di rettilineo, chicane, rettilineo, curva lenta… non è il tipo di pista che piace a me, io amo il Mugello, Phillip Island, per esempio: piste guidate, con curvoni velocissimi e senza troppe ripartenze».
Chi viene favorito secondo te da circuiti così “stop and go”?
«In Moto2 fortunatamente è difficile dirlo, perché come vedi le posizioni di testa cambiano da gara a gara, in MotoGp avrei detto Marquez ma a Silverstone ha avuto i suoi guai…».
E per il campionato della Moto2?
«Non ho ancora rivisto la gara ma è stato veramente un peccato per Mattia Pasini perché senza lo stop di Barcellona sarebbe stato sicuramente più avanti, non so se pure della partita per un campionato che comunque permette ai piloti di esprimersi a differenza della MotoGp dove se non sei in quelle due o tre squadre top puoi essere bravo quanto vuoi ma è difficile far vedere tutto il tuo valore. Invece in Moto2 hai la tua bella squadretta e la tua bella motorettina che tutti quanti possono comprare e se sei bravo sia come pilota che come squadra riesci a fare risultato».
Ci sono stati sviluppi per l’anno prossimo dopo questa sostituzione di Siméon?
«Beh, il team Tasca ha già sotto contratto Corsi per il 2018 e Siméon al 99% tornerà a Misano, quindi credo che l’esperienza con loro possa dirsi conclusa; ma è stata comunque un’opportunità molto positiva, ho potuto fare vedere a tutti che ho voglia, che sto bene, che sono veloce e che il braccio non mi crea più alcun problema (strascico dell’incidente di Motegi 2015 n.d.a.) e questo sicuramente aiuta, ma per ora non ho avuto proposte concrete».
Appena qualche settimana fa eri a Laguna Seca a correre il mondiale Superbike con la Kawasaki ZX1000RR e adesso sei salito su una Kalex: motore, preparazione, elettronica, gomme diverse…
«Mah… per il discorso gomme la differenza tra Moto2 e SBK non è poi così abissale, nel senso che Pirelli da alcuni anni non è più quella gomma che calava tantissimo dopo due o tre giri, adesso in gara e negli ultimi giri i piloti della Superbike sono costantemente molto veloci! Le gomme Dunlop della Moto2 del resto sono famose per essere molto dure, è difficile che offrano feeling se non spingi da subito, è una gomma un pochino “muta” per quanto è rigida, poi in realtà il grip rimane costante per tutta la gara. Pirelli invece appena scendi in pista ti dà subito un bel feeling ma poi, complice il peso e la potenza molto maggiori rispetto alla Moto2, dopo qualche giro la moto comincia a muoversi un po’ ed è più difficile tenere lo stesso ritmo per tutta la gara. Non c’è un vero problema di adattamento sulle gomme passando da una categoria all’altra; il vero problema è sulla moto, perché con la Moto2 rispetto alla Superbike, quando esci per la prima volta dai box dici “cavolo, si è rotta… non va...”, il feeling che ti dà è proprio questo (Alex ride di gusto, riferendosi chiaramente al baratro di potenza massima che separa una 1000 SBK da una 600 praticamente stock n.d.a.); poi inizi a girare, ad andare sempre più forte, ad aprire il gas prima, fino ad arrivare vicino al limite e la moto comincia a scivolare… e qui si vede la vera differenza: con la Superbike in questi casi c’è l’elettronica che ti salva, ok, non sei riuscito ad essere veloce ma resti in piedi; mentre in Moto2, per esempio, questo week end ho provato spingere sempre di più e il posteriore ha cercato di farmi l’highside, sensazione che in Superbike avevo completamente perso».
Sensazioni da moto “vecchia maniera”…
«Sì, la Moto2 è ancora una “moto da guidare”. Queste moto, con queste gomme così performanti, quando sei inclinato di 62° e ci metti un 30-40-% di gas… te la vai a cercare! Comunque io mi sono divertito un sacco tutto il fine settimana di Silverstone, forse anche perché in Moto2 le prestazioni sono più livellate e senti che puoi sempre giocartela, fare un altro sorpasso, scalare una posizione, levare un decimo, a differenza della Superbike dove il divario tra i primi e i privati è abissale e praticamente immodificabile».