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Per certi versi, Andrea Dovizioso può essere considerato la sorpresa positiva dei test pre-campionato. Sempre veloce, sempre costante, molto determinato e positivo, Dovi ha conquistato nell’ultima sessione in Qatar il terzo tempo assoluto, battendo, come era già successo in Malesia a fine febbraio, il compagno di squadra Daniel Pedrosa in modo piuttosto netto. Ma che Andrea vada forte non può certo essere considerato un’anomalia, piuttosto sconcerta che sia l’unico pilota Honda in qualche modo soddisfatto della RC212V versione 2010, una moto profondamente rivista rispetto alla passata stagione. In questa intervista, Dovizioso, 24 anni compiuti il 23 marzo, fa un’analisi dettagliata delle sue prestazioni e di quelle degli altri.
Andrea, è bello vederti sorridente dopo le grandi difficoltà del 2009.
«E’ normale che sia così: dopo la stagione dell’anno scorso, durante l’inverno te ne passano tanti di pensieri, perché sei nel team più importante. Si è lavorato tantissimo e devo solo ringraziare tutte le persone che mi sono attorno: tutti si sono impegnati duramente, durante l’inverno ma anche l’anno scorso, anche se non sono arrivati i risultati, per capire cosa dovevamo fare. Stiamo ancora lavorando e non abbiamo finito, perché non abbiamo risolto tutti i problemi come vorremmo. Abbiamo tante idee, però con le idee che abbiamo avuto, che hanno avuto i tecnici abbiamo migliorato tantissimi aspetti: di conseguenza, il tempo viene, il passo c’è, il feeling migliora e non siamo più così lontani. E, naturalmente, miglioro anch’io».
Abbiamo migliorato tantissimi aspetti: di conseguenza, il tempo viene, il passo c’è, il feeling migliora e non siamo più così lontani. E, naturalmente, miglioro anch’io!
In che cosa avete migliorato?
«Il lavoro grosso è stato fatto l’anno scorso a Valencia quando è arrivata la moto e per il primo test in Malesia: anche se i risultati non li vedi immediatamente quando arriva il materiale, si sentiva che c’eravamo, anche se non eravamo troppo incisivi. Poi, quando metti insieme tutti i pezzi, avviene quello che è successo in Qatar, dove abbiamo anche provato dei set up abbastanza estremi, sempre con l’obiettivo di migliorare il bilanciamento della moto, che dall’anno scorso ritenevo fosse il punto debole».
Però sei l’unico pilota Honda che non si lamenta: come mai?
«Il discorso è sempre il solito: per andare forte, devi andare d’accordo con le Bridgestone. Non c’è un altro modo, quindi devi interpretare, devi capire. Diciamo che la direzione, bene o male, è per tutti la stessa di base, ma le moto sono fatte diversamente, quindi bisogna studiarla».
Hai detto, in altre circostanze, che sta caricando molto il posteriore: questo non crea dei problemi all’anteriore?
«No, perché le caratteristiche delle gomme richiedono questo. E’ chiaro che togliendo peso, possono emergere problemi sul davanti, come mi è successo in Malesia, ma in Qatar non è accaduto. E anche se ci sono, si possono risolvere e quindi puoi mantenere quanto c’è di buono mettendo peso dietro».
Quindi non ci saranno altre modifiche durante la stagione?
«La base è questa. Però non bisogna fermarsi: siamo contenti dei miglioramenti, perché il passo fatto non è stato piccolo, ma non è assolutamente un punto di arrivo che ci fa dire “bene, facciamo la stagione così”. Sappiamo benissimo quali sono i punti dove noi vorremmo migliorare, ma purtroppo ci vuole un po’ di tempo. Bisogna studiare, capire se bisogna richiedere materiale nuovo o se si riesce con quello che abbiamo: ancora c’è del lavoro da fare, ma, purtroppo, avevamo solo sei giorni a disposizione, pochi. Ma in sei giorni abbiamo fatto grossi miglioramenti e questo mi rende molto felice: significa che siamo un bel gruppo».
Come mai Pedrosa è così tanto in difficoltà?
«Posso avere la mia idea da fuori, ma è veramente troppo strano, soprattutto per me, e non solo per me, che valuto Pedrosa un pilota fortissimo. La moto è migliorata, ma forse lui ha bisogno di certe caratteristiche che non hanno bisogno piloti tra virgolette “normali” e non si trova. Ma non so cosa dire».
Quanto è importante essere stato davanti a lui sia in Qatar sia in Malesia?
«Molto. La Honda continuerà a sviluppare quello che, insieme, pensiamo di migliorare, e farà di tutto per far andare forte Pedrosa: sapete benissimo che la Honda, se vuole, può seguire due direzioni diverse».
Ok, però non hai risposto alla mia domanda…
«Sì, è importantissimo. Anche se l’anno scorso abbiamo lavorato bene, facendo capire che andavano fatti certi cambiamenti. Cambiamenti che sono stati fatti, nonostante i miei risultati dell’anno scorso per i quali, giustamente, è stato difficile convincerli: confermare che vai forte è fondamentale, più che essere primo o secondo (Andrea intende chi è davanti con il compagno di squadra, ndr). Se tu fai delle richieste e vai forte, con la Honda ti danno tutto quello che vuoi. Questo è l’importante. L’anno scorso, purtroppo, non avevo la possibilità, il feeling di confermare le mie sensazioni e, di conseguenza, giustamente facevano fatica a fidarsi. Alla fine, bisogna solo che ci dia del gas (espressione tipicamente romagnola, ndr) e stare davanti: quello dà la carica!».