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«Sono sempre stato molto appassionato di moto - spiega Aldo Drudi - e l'ho conosciuto nella discoteca di mio fratello che lo sponsorizzava. Per lui feci la prima scrittina da cucire sulla tuta bianca. Da lì è nato il mio rapporto con il mondo delle corse, e non potendo correre, decisi di trovare un modo diverso per rimanere nell'ambiente. E siccome ero bravo a disegnare, iniziai con i caschi. Prima per i piloti italiani, poi fui sdoganato da Kevin Schwantz, e con lui ho un rapporto di amicizia anche oggi».
Tra i piloti per cui lavori c'è anche Marc Márquez . Continuerai a seguirlo?
«Non lo farò più, ma la cosa non né legata a quello che è successo con Vale. E' una decisione presa prima, perché non sono riuscito a instaurare un rapporto con lui...».
Come nascono i caschi di Valentino?
«E' la condivisione di momenti tra amici sugli argomenti che sono importanti per lui, e che sono in relazione con eventi che stanno succedendo nella sua vita in un particolare momento. Si mangia qualcosa insieme, si sparano due putt...ate, e alla fine viene fuori l'idea».
Poi Drudi parla del Sic, e ricorda commosso un amico.