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MOTEGI – Davide Brivio, team manager Suzuki, commenta per Moto.it il GP del Giappone.
«E’ stata una gara molto interessante e con un risultato a sorpresa: questa è una pista dove, teoricamente, la Honda avrebbe dovuto farla da padrona. Prima della gara, i pronostici erano per un “uno-due” della HRC con Lorenzo dietro, ma Jorge è stato bravissimo: sicuramente, in questo momento, ha una grandissima motivazione, perché l’unica cosa che potesse fare per tenere aperto il campionato era vincere. Tra il dire e il fare, però… La verità è che in questo momento, Lorenzo è in una stato di forma impressionante, forse è il miglior momento della carriera, ha sfruttato al massimo la Yamaha, che sembra un po’ migliorata tecnicamente in questo finale di stagione. Non è però a livello della Honda, è il pilota che fa la differenza. Lorenzo è stato così bravo da costringere Marquez alla resa, ad accontentarsi di un secondo posto, un risultato importante per il campionato: Marquez, probabilmente, si è dovuto un po’ “violentare” rispetto al suo solito approccio alle gare».
Sei d’accordo che Pedrosa e Rossi, in qualche modo, possono essere indicati come “le delusioni” del GP?
«Pedrosa, in effetti, ha fatto da spettatore alla lotta tra Lorenzo e Marquez: in teoria era quello che poteva osare di più. Con Marquez in testa sarebbe stato giusto che lui andasse a infastidire Lorenzo, ma con il compagno di squadra lì vicino forse ha fatto bene a stare lontano dai “pasticci”: quindi un pochino lo giustifico, anche se non so se fosse una reale impossibilità tecnica a stargli vicino o una scelta del pilota. Per quanto riguarda Rossi, probabilmente ha sbagliato delle frenate perché aveva qualche problema di messa a punto: sulla moto non sembrava istintivo e aggressivo, piuttosto un po’ impacciato in alcune frenate. Probabilmente in quei punti ha cercato di sopperire alla mancanza tecnica e ha sbagliato. Poi ha fatto una buona rimonta, ha fatto un 1’46”5, che è una prestazione interessante: avrebbe potuto fare quarto senza i due errori nei primi giri».
Adesso come la vedi a Valencia?
«Interessante. Marquez deve solo continuare a fare quello che ha fatto fin’ora, ovvero salire sul podio, per diventare Campione del Mondo. Forse a Motegi era un po’ più teso del solito: vediamo come gestirà la pressione a Valencia. Lorenzo non ha niente da perdere, deve solo puntare a vincere la gara e andrà fortissimo, ma se Marquez starà tranquillo, se farà il suo “compitino” – sia ben chiaro, tra virgolette - nei primi quattro ci arriva di sicuro: rimane il favorito, considerando i 13 punti di vantaggio».
Come procede lo sviluppo della Suzuki?
«Va avanti con tranquillità, dato che il rientro è programmato per il 2015. Il lavoro più importante da fare è quello sull’elettronica, che adesso ha raggiunto un livello spaventoso, specie con la Honda. L’elettronica Mitsubishi utilizzata dalla Suzuki non è male, ma va trasferita sulla Magneti Marelli e capire come funziona. Stiamo discutendo con Randy De Puniet per averlo con noi anche il prossimo anno: l’accordo non è ancora stato raggiunto, ma speriamo di andare avanti, perché siamo contenti del lavoro di Randy. Noi vorremmo iniziare già dai test di Sepang 2014, confrontarci subito con gli altri, vedere quanti secondi dobbiamo recuperare e poi lavorare di conseguenza».
Fai finta di avere un budget illimitato e possibilità di scelta: chi prenderesti tra Lorenzo e Marquez?
«Se ho un budget illimitato, entrambi!».
Allora facciamo che hai il budget per prenderne uno dei due: su chi punterebbe il team manager della Suzuki?
«Su Lorenzo: ha dimostrato di saper lottare anche con un mezzo inferiore».
Conosci in qualche modo l’ambiente Ducati: l’ingegnere Gigi Dall’Igna può essere l’uomo giusto per riportare la Casa di Borgo Panigale in alto?
«Penso di sì. Ha un lavoro molto difficile: a livello organizzativo credo sia l’uomo giusto, perlomeno considerando come funziona il reparto corse Aprilia. Sicuramente avrà qualche paletto anche lui, perché c’è una proprietà Audi e una struttura importante alla quale rendere conto, ma è la scelta migliore che potesse fare la Ducati».