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Sembra passato un secolo da quando l’ingaggio di Cal Crutchlow è stato visto dai ducatisti come l’arrivo dell’uomo della provvidenza. Irruento nella guida, spregiudicato e sempre pronto a dare il 110%, Cal ha ricordato ai tifosi i piloti simbolo della Casa di Borgo Panigale, da Carl Fogarty a Troy Bayliss, fino a - soprattutto - quel Casey Stoner rimasto l’ultimo capace di far vincere la Ducati in MotoGP.
A fare da contraltare a tanto entusiasmo si è visto un certo scetticismo fra gli addetti ai lavori, fra i quali molti hanno identificato nel generoso compenso il fattore più importante nella decisione di Crutchlow di salire su una Desmosedici reduce dalla peggior stagione di sempre. Una decisione più volte motivata con l’ambizione di salire su una moto ufficiale, con la possibilità di contare sullo sviluppo di una Casa, e non da mere considerazioni economiche. Viene spontaneo credere a Crutchlow, che del resto ha voluto nel suo contratto biennale una clausola che gli permettesse di svincolarsi al termine della prima stagione se la moto non si fosse rivelata cresciuta a sufficienza nella competitività.
L’inizio del Mondiale 2014 è stato un vero e proprio brusco risveglio per Crutchlow, protagonista di un ruolino di marcia a dir poco disastroso. Un sesto posto in Qatar, a poco meno di 30 secondi dalla vetta, poi tre zeri e una frattura. A Jerez Cal avrebbe voluto fare di meglio, magari sulla scorta del podio di Austin di Dovizioso, e invece un guasto lo ha costretto ancora una volta al ritiro. Il britannico si è sfogato in un'intervista alla testata britannica Visordown.com.
«Sono rimasto senza freni, non so perché, semplicemente hanno smesso di funzionare» ha spiegato Cal. «Ho fatto due giri e stavo andando alla grande, meglio di tutto il resto del weekend. Ho fatto un sacco di sorpassi, anche aggressivi, stavo recuperando la testa del gruppo ed ero felice. Il mio team ha fatto un ottimo lavoro con l’assetto di gara. Mi sentivo bene, la moto si fermava senza problemi e poi, di colpo, non mi fermavo più. La leva arrivava fino al manubrio, per cui ho rallentato per un giro per cercare di rimettere in pressione il circuito»
Ma la cosa non ha funzionato, perché il problema si è ripresentato fino all'inevitabile decisione di ritirarsi.
«Alla curva dopo sono rimasto di nuovo senza freni - zero, niente per cui ho rallentato di nuovo, pompato sul freno e ha ricominciato ad andare. Ho fatto passare Hernandez, ho fatto altre tre curve e poi, in fondo al rettilineo di ritorno, alla curva sei, ho frenato e mi sono trovato di nuovo senza freni. Ho dovuto fermarmi con il freno posteriore»
La situazione è brutta e non vedo alcun reale miglioramento: la distanza dal vincitore è davvero esagerata. Non capisco perché il team faccia tanta festa per un piazzamento a venti secondi dal vincitore.
L’ennesimo stop ha mandato su tutte le furie l’inglese, del resto noto ed apprezzato dai tifosi per la sua sincerità, nel bene e nel male.
«E’ un disastro completo. Sembro arrabbiato perché sono molto arrabbiato - uno lavora tanto duramente per rientrare, sacrificando ogni singola ora di ogni singolo giorno di due settimane per cercare di ritornare in pista a forza di camera iperbarica e allenamento e poi fa solo tre giri di merda. Non sono felice, certo. Non sono per niente felice della situazione. Abbiamo completato una gara sola - un’altra barzelletta, in cui abbiamo anche accusato problemi elettronici. Quindi si, la situazione è brutta e non vedo alcun reale miglioramento. La distanza dal vincitore è davvero esagerata. Non capisco perché il team faccia tanta festa per un piazzamento a venti secondi dal vincitore»
Oltre alla frustrazione, Crutchlow è arrabbiato per i rischi corsi e i sacrifici fatti inutilmente.
«Sono venuto fin qui per fare tre giri e finire in niente. Il disco sembrava a posto, la pinza pure ma quando sono entrato ai box e ho tirato la leva del freno non funzionava proprio - arrivava fino al manubrio anche dopo aver allentato al massimo il registro. Non ho intenzione di rischiare la mia pelle e quella di tutti gli altri in pista. Quando ho quasi tamponato Hernandez stavo già rientrando ai box, perché continuare non aveva senso»