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E’ impossibile non amare Cal Crutchlow. E’ uno dei piloti più veloci del mondo, e in un mondo sempre più asettico e plastificato come quello della MotoGP è anche uno dei pochissimi senza troppi filtri fra cervello e bocca. Le sue gag davanti alle telecamere alle prove della partenza sono entrate nella leggenda.
Un pilota che ama il suo lavoro, ma è innamorato delle biciclette da corsa: si allena tutti i giorni su distanze da Gran Fondo, a volte con un certo Mark Cavendish, suo vicino di casa all’Isola di Man. Sì, gli piace il TT: durante la settimana del Tourist Trophy ama prendere una moto da enduro e andare a vedere la gara da diversi punti, mescolandosi fra il pubblico e godendosi l’anonimato. Ma ama anche la Toscana, dove ha preso una casa di vacanza (“vicino al Mugello, che è una delle mie piste preferite”) in cui scappa quando può con la moglie Lucy, a cui è legatissimo e che aspetta un figlio per fine estate. Maschio o femmina? Cal e Lucy lo sanno, ma se lo tengono per loro, e gira voce che nel team stiano scommettendo…
Onesto come pochi, ha anche una lealtà verso i fan che la maggior parte dei suoi colleghi probabilmente non sa nemmeno cosa sia. Siamo a Brescia, all’evento annuale di Visenzi Motomarket, il negozio di… “famiglia GiVi”, in cui Cal, Lucio Cecchinello e altri membri del team sono gli ospiti d’onore. Un evento in grande stile, con la folla delle grandi occasioni e una calca da concerto rock, ma Crutchlow è calmo e sereno. Si presta a foto di ogni genere e specie, e quando viene il momento della nostra intervista ci chiede per favore di avere pazienza altri cinque minuti, perché ci tiene ad esaurire la coda di tifosi che si sono pazientemente messi in fila per un autografo o una foto con lui.
Crutchlow è così, risponde a qualunque domanda, tecnica o privata, con la stessa tranquillità e prontezza di spirito. Qualcuno prova a solleticarlo chiedendo cosa stesse pensando quando mimò una sviolinata ai fratelli Espargaró che, durante la prova della partenza, si erano messi a chiacchierare e a congratularsi a vicenda.
«Avevo paura che si baciassero, certe effusioni quando si corre uno contro l’altro non vanno bene, capisco che siano fratelli ma a tutto c’è un limite… seriamente, la mia moto si stava surriscaldando, le MotoGP non sono fatte per stare ferme a motore acceso, e se non si davano una mossa avrei finito per arrostire il motore».
E le alette, argomento caldissimo di questi ultime settimane?
«Vorrei che le togliessero perché sono preoccupato per le Ducati. Le loro sono davvero troppo grandi, temo che sul rettilineo del Mugello possano decollare. Ma a parte gli scherzi, credo che siano pericolose: in caso di caduta diventano delle vere e proprie lame, e spero sinceramente che le proibiscano».
Insomma, avete capito. Cal ama scherzare, ma non per questo bisogna sottovalutare le sue risposte, perché dopo ogni battuta arriva anche il contenuto vero. Che, ve lo anticipiamo, descrive alla perfezione quanto sia lucido, ma soprattutto modesto e realistico, Crutchlow: uno che sa quanto vale ma non manca di riconoscere la forza degli avversari. Del resto, come però ama dire, non c'è pilota sulla griglia della MotoGP che in un'occasione o nell'altra non abbia già battuto, quindi...
Iniziamo dalla situazione attuale: Lucio Cecchinello ha dichiarato di volerti riconfermare. Evidentemente il rapporto fra te e il team è buono, anche se in passato hai spesso sottolineato l’importanza di correre per una squadra ufficiale.
«Si, mi trovo benissimo con Lucio e la squadra, abbiamo un appoggio eccezionale da Honda e stiamo facendo un ottimo lavoro con il materiale che abbiamo. In tutta onestà, i risultati finora non sono quelli che ci aspettavamo, ma la velocità c’è – siamo da top-6, solo che abbiamo avuto una sfiga maledetta. In questo momento stiamo spingendo forte perché in accelerazione al momento attuale la moto è molto difficile da gestire, lo potete vedere facilmente osservando anche Màrc e Dani».
«Certo, se ricevessi l’offerta per entrare in un team ufficiale la prenderei in considerazione, ma sono felice con Honda – mi supportano in pieno, e ho pieno appoggio sia da Suppo che da Nakamoto; e anche l’appoggio del team è ottimo, quindi cambiare casa sarebbe strano. Certo, se si rendesse disponibile una delle moto migliori della griglia, come la Yamaha, sarebbe folle non prendere in considerazione l’offerta».
«Credo che l’anno scorso abbiamo fatto un buon lavoro, quest’anno come potete vedere è molto più difficile, ma sinceramente sono contento – vedremo».
Quindi hai la possibilità di dire la tua nello sviluppo della moto?
«Si, credo che sia una delle peculiarità di Honda, per loro è molto importante. Ho corso per tre costruttori e non mi era ancora successo. Certo, so bene di non avere la velocità o il talento naturale di Màrc, ma del resto non conosco nessuno sulla griglia che li abbia. Sa guidare una moto che probabilmente non è in grado di girare sui tempi a cui la fa girare lui – lo si vede osservando i risultati miei o di Dani – ma in qualche modo lui ci riesce».
«Credo che il mio contributo sia tenuto in considerazione, perché sono quello che dei tre (Màrquez, Pedrosa e sé stesso, NdR) ha più esperienza su moto diverse, capisco molto bene la moto e mi ricordo molto bene tutte le moto che ho guidato: quindi la mia esperienza è fondamentale per loro, ed è una caratteristica che mi hanno sempre riconosciuto. Grossomodo, onestamente direi di essere veloce come Dani anche se quest’anno, come dicevo prima, per un motivo o per l’altro non sono riuscito a fare risultato».
«Le mie indicazioni sono diverse da quelle di Màrc, perché lui guida in una maniera molto particolare, molto diversa da quella di tutti gli altri. Alla fine però servono tutti gli input purché siano sensati, perché fra tre, quattro, cinque anni arriveranno piloti del tutto nuovi, ed è fondamentale anche per Honda avere una moto che possa andare bene con più piloti».
Visti da fuori, i problemi che accusate in questo momento in accelerazione sono esacerbati dalla combinazione fra la nuova elettronica unica e le gomme Michelin. E’ così?
«Si, certo. Abbiamo cambiato motore, e perdiamo terreno in uscita di curva. La cosa spinge me, Dani e Màrc a staccare più tardi per recuperare tempo nella curva successiva – è evidente in gara, perché ci confrontiamo con gli altri piloti, mentre in prova, guidando da soli, si nota meno. Il problema è che l’anteriore Michelin non ce lo consente, mentre con le Bridgestone avremmo potuto cavarcela».
«Sia chiaro: non è una critica alla Michelin, perché alla fine siamo noi a guidare la moto, e soprattutto non è certo facile fare una gomma che vada bene per ventiquattro piloti e sei costruttori. Insomma, dobbiamo fare il meglio che possiamo con quello che abbiamo».
Cosa ne pensi, alla luce di queste difficoltà, dei regolamenti monofornitore come quelli che avete ora per gomme ed elettronica?
«Onestamente non credo che sia facile per Carmelo e la Dorna fare si che i regolamenti siano equilibrati: penso che stiano facendo un ottimo lavoro perché il regolamento attuale mi sembra il migliore possibile in ottica di equilibrio della competizione. Il problema è che al momento qualche costruttore conosce meglio, e quindi sa interpretare meglio, alcuni parametri dell’elettronica, e forse le Michelin sono attualmente più adatte ad alcune moto che ad altre; ma credo che la situazione attuale sia quella ottimale: quei quattro là davanti sono i più forti, e sarebbero là davanti anche con un altro regolamento, anche se credo che batterli, stare con loro, sia alla mia portata. Ci vorrà solo un po’ più di tempo di quanto qualcuno non pensasse all’inizio».
Michelin sta lavorando duro, e si vede, portando gomme evolute gara dopo gara. E’ difficile lavorare con una gomma sempre diversa, anche se sempre più performante?
«Un po’ si. La nostra moto non è cambiata molto nella ciclistica, quindi in linea di massima la conosciamo e la capiamo molto bene: il difficile è capire come lavora nel suo complesso. Abbiamo cambiato l’elettronica e la gomma, cosa che rende piuttosto difficile da capire la situazione in generale. Onestamente, comunque, sia Honda che Michelin stanno facendo un ottimo lavoro, la situazione è più brutta vista da fuori che non da dentro – stiamo lavorando duro e bene con Honda, anche dal Giappone ce la stanno mettendo tutta. Ci vorrà solo più tempo di quanto non pensassimo».
Ultima richiesta, perché il tempo è finito: tu che sei inglese, piazza la tua scommessa. Chi vince il Mondiale 2016? Cal fa i suoi occhi da matto, poi ci pensa su e con una smorfia furba ci risponde.
«Al momento credo proprio che Jorge sia più forte, ma alla fine penso che verrà fuori Valentino».
Ehi, Cal, questa puzza di risposta politica perché sei qui in Italia... Lui ci sorride, strizza l’occhio, si alza e corre dai suoi fan. Deve fare altre foto e firmare autografi. E non saremo certo noi ad impedirglielo.