Capirossi: "E' un momento triste"

Capirossi: "E' un momento triste"
La voce è rotta dall’emozione e Loris Capirossi fatica addirittura a parlare. L’ultimo GP lo sognava differente, ma le circostante hanno voluto che fosse piuttosto malinconico e non certo per il 9° posto di oggi | G. Zamagni, Valencia
6 novembre 2011

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VALENCIA – La voce è rotta dall’emozione e Loris Capirossi fatica addirittura a parlare. L’ultimo GP della sua carriera – ripercorriamola con i numeri: 328 GP (27 in 125, 84 in 250, 217 in 500/MotoGP), 29 vittorie (8+12+9), 99 podi (20+37+42), 41 pole (5+23+13), 32 giri veloci (4+18+10), tre titoli mondiali (2 in 125, uno in 250) – lo sognava sicuramente differente, ma le circostante hanno voluto che fosse piuttosto malinconico e non certo per il nono posto con il quale ha chiuso il GP di Valencia.

“E’un momento triste – racconta desolato -, per tutto quello che è successo. Non sto bene, ho male al cuore, sono giù di morale, perché speravo che tutto non finisse così. Non per la mia carriera, perché era giusto che finisse in questo momento e, prima di prendere questa decisione ci ho pensato tanto, ma per Marco (Simoncelli, nda). Sono una persona di cuore, che si affeziona, che sente il rapporto umano. Lui era un bimbo: quando io ero già nel mondiale, lui aveva solo due anni. Questa è una cosa tristissima, che mi rimarrà sempre dentro al cuore. Sono contento di aver corso con il 58, anche se ho dovuto rinunciare al 65 per l’ultima gara. Ma l’ho fatto con piacere e perché Marco se lo meritava e lui con me ha fatto l’ultima gara del mondiale. Adesso lui non c’è più, la vita continua. Io sarò dall’altra parte della barricata, non sarò più protagonista, però sono felice e fortunato, perché in questi ultimi 22 anni ho fatto quello che mi piaceva, che sognavo da bambino e che amavo. Quindi mi ritengo un privilegiato, perché nella vita ho fatto quello che volevo fare. Non proverò le moto domani (Loris, come premio per la sua carriera, avrebbe dovuto provare tutte le 800, nda), non ho voglia, mentre questa gara era giusta farla per il suo ricordo, ma non ho voglia di fare niente di più. Non so come hanno vissuto gli altri il giro d’onore per Sic, ma io l’ho vissuto male, perché sono cose che speri non succedano mai. Soprattutto mi metto nei panni del babbo, di Rossella (la mamma di Sic, nda) Martina (la sorella, nda), che sono a casa. Noi siamo qui, il circo è comunque andato avanti, mentre loro sono a casa senza Marco. L’ho vissuta con tanta tristezza, perché c’era un’aria diversa, così vuota. Sì, forse tutti i piloti si sono uniti per ricordarlo, ma la cosa più schifosa è che non c’è più”.

 

Loris, in passato dicevi che quando ti saresti ritirato non saresti rimasto nell’ambiente: invece hai scelto di lavorare per la Dorna e per la sicurezza.
“Ho preso questo decisione per tanti motivi. Tutti i piloti che corrono nel mondiale sono forti, ma c’è chi è più fortunato di altri. Io metterò la mia esperienza di 22 anni per cercare di migliorare tanti aspetti, perché tutti i piloti che sono qui meritano il meglio possibile”.


Credi che l’ambiente ti abbia voluto bene in questi 22 anni?
“Sì, credo che la gente mi voglia bene e anche oggi ho avuto una bella dimostrazione d’affetto, quando, nel giro d’onore, sulle tribune si sono alzati tutti in piedi ad applaudire: è stata un’emozione che non vivrò più. Ma non mi lamento, ne ho vissute tante nella mia vita”.
 

Grazie Loris.

 

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