Che succede alla Ducati di Valentino?

Che succede alla Ducati di Valentino?
Uno sviluppo laborioso? Nei test la Ducati è risultata più lenta delle rivali. La sfida si sta rivelando più difficile del previsto. Massimo Clarke analizza le criticità della GP11 e svela che i problemi maggiori arrivano da...
7 marzo 2011


Nelle prove fino ad oggi effettuate la Ducati è risultata più lenta delle due grandi rivali. La sfida si sta rivelando più difficile del previsto, per Valentino Rossi e il suo team.
La Desmosedici motoGP di potenza ne ha tanta e sul dritto va davvero forte. È nelle curve che si manifestano i problemi. La moto non è facile da guidare e le velocità di percorrenza, in particolare a metà curva, sono leggermente inferiori rispetto alla concorrenza.

Il fatto è che la V4 bolognese è decisamente diversa dalle altre. Il che comporta non solo un differente comportamento, ma anche una strada più impegnativa e difficoltosa da seguire, nel corso dello sviluppo; particolarmente critico, a quanto pare, è riuscire a trovare un buon accordo con le gomme.
A un primo esame si nota subito che la Ducati non è come altre MotoGP, e non solo per il fatto di essere l’unica a non impiegare un telaio a doppia trave. 
 

La Desmosedici è differente non solo a livello di soluzioni adottate, ma anche in fatto di materiali. Il telaio è ora in fibra di carbonio, con (cosa molto interessante) l’airbox realizzato in modo da svolgere una funzione strutturale

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Sembra più grossa e più lunga. E in effetti lo è. Già questo può non essere vantaggioso: a parità di tutto il resto (rapporto peso/potenza in primo luogo), in genere una moto più compatta e corta si guida con maggiore facilità. I circuiti del mondiale però non sono tanto tortuosi e questo alla fin fine può non essere un handicap davvero degno di nota, salvo forse in qualche chicane…
Però la Ducati è diversa anche strutturalmente. Ha un motore che, per via della architettura a V di 90°, è più lungo degli altri, e quindi non è proprio quanto di meglio, ai fini della centralizzazione delle masse. A questo proposito va detto, però, che pure il motore della 1198 della Casa bolognese è lungo, ma se la cava alla grande nel mondiale superbike.

In effetti, le voci da prendere in considerazione sono molte, ed è l’accordo tra di esse, più ancora che la somma dei singoli contributi, a determinare il comportamento complessivo.
A proposito della architettura a V di 90°, alcuni si chiedono se sia proprio la più adatta, se si vuole impiegare il motore come parte integrante del telaio. E qualcuno fa anche notare che, dove le altre moto hanno una struttura con rigidezza a flessione laterale accuratamente “dosata”, cioè nella parte centrale delle due travi del telaio, la moto bolognese ha un grosso blocco di alluminio, ossia il motore. Potrebbero non essere solo riflessioni da “bar box”…

La Desmosedici è differente non solo a livello di soluzioni adottate, ma anche in fatto di materiali. Il telaio è ora in fibra di carbonio, con (cosa molto interessante) l’airbox realizzato in modo da svolgere una funzione strutturale. Può anche darsi che questo renda più impegnativo lo sviluppo.
Queste considerazioni non vogliono certo dire che la moto di Borgo Panigale sia peggio delle altre, dal punto di vista ciclistico.
Solo che è diversa, in quanto i suoi progettisti, tecnici di altissimo livello, hanno fatto varie scelte che si distaccano sensibilmente da quelle degli altri costruttori. Il singolo punto di maggiore criticità sembra essere attualmente costituito dal difficile rapporto con le gomme.

I problemi sono iniziati con il passaggio al telaio in composito a base di fibra di carbonio e, più ancora, con il passaggio alla monogomma. Quest’ultima ha creato notevoli difficoltà alla Ducati. Non è possibile realizzare un pneumatico che abbia caratteristiche tali da risultare ottimale per tutti.
Oggi occorre adattare le moto alle gomme disponibili (eguali in ogni caso), e questo è proprio il contrario di quanto avveniva prima, quando il fornitore di pneumatici della Casa bolognese li sviluppava in base alle specifiche esigenze della Desmosedici. Lavorando a livello di sospensioni, assetto e via dicendo, le altre motoGP, realizzate con soluzioni e schemi tutto sommato analoghi, hanno trovato agevolmente un buon accordo con i pneumatici oggi a disposizione, e riescono a farli lavorare al meglio, mentre per la rossa bolognese a quanto pare, attualmente risulta difficile trovare una analoga intesa.

 

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