Colin Edwards: “Con Michelin mi sembra di tornare a casa”

Colin Edwards: “Con Michelin mi sembra di tornare a casa”
Il pilota texano, test rider della Casa francese, offre una prima valutazione sulle nuove coperture Michelin in fase di sviluppo. Prevedendo un ritorno a stili di guida meno estremi
2 febbraio 2015

Punti chiave

Colin Edwards, da sempre uno dei piloti di riferimento Michelin (è stato uno dei collaudatori ufficiali della Casa del Bibendum fin dai tempi della Superbike) è sicuramente la persona che meglio conosce le caratteristiche degli pneumatici – in via di sviluppo – che andranno ad equipaggiare le MotoGP nella stagione 2016, alla vigilia della quale avverrà il passaggio di consegne fra Bridgestone e Michelin.

Colin, in attesa di scendere nuovamente in pista dopo i test ufficiali Dorna a Sepang, ha parlato con il britannico MCN offrendo alcuni spunti molto interessanti riguardo al livello qualitativo raggiunto dalle attuali Michelin. Che, lo ricordiamo, riporteranno i cerchi della MotoGP al diametro di 17” dopo oltre dieci anni di 16,5” – misura che per ironia della sorte proprio il gommista francese aveva introdotto scontentando Ducati e spingendola (anche per altri motivi) fra le braccia di Bridgestone nel 2004.

In attesa dei commenti dei piloti ufficiali, che proveranno le nuove Michelin dopo il secondo test di Sepang (dal 23 al 26 febbraio), Edwards ha parlato un po’ delle differenze fra le Bridgestone e le Michelin che ne prenderanno il posto fra un anno. «I test sono andati bene, finora, Michelin ha portato sempre tanto materiale evolvendolo volta per volta» ha commentato parlando del ritorno ad una filosofia degli pneumatici che conosceva molto bene. «Tornare ai 17 pollici dopo i 16,5 significa avere una diversa superficie di contatto del pneumatico sull’asfalto, ma credo che tutti i piloti della MotoGP si adatteranno senza grossi problemi al diverso stile di staccata che questo cambiamento impone. Si tratterà solo di trovare il limite e di capire quali cose si possono o non possono fare».

Il lavoro si è concentrato finora soprattutto sull’anteriore, storicamente un punto di forza di Bridgestone: «Ho provato anche qualche posteriore ma con tutta l’elettronica che c’è oggi capire bene quale sia il livello di grip disponibile diventa difficile. Abbiamo invece svolto un gran lavoro sull’anteriore, e ne dovremo fare ancora molto – non vogliamo che i ragazzi al primo test finiscano lunghi distesi facendo milioni di dollari di danni alle moto!»

Il confronto diretto fa pensare ad una sorta di ritorno al passato, almeno per quanto riguarda alcuni aspetti dello stile di guida. «Con l’avantreno Bridgestone, per quella che è la mia esperienza, si può frenare e continuare a tenere il freno in mano fin dentro alla curva – la gomma continua a fare il suo lavoro qualunque cosa facciate» ha commentato Edwards. «Il feeling con l’anteriore Michelin, invece, è stato un ritorno a casa – lo conosco bene, dopo le migliaia di giri percorsi sulla pista test di Ladoux anni fa. Con Michelin non si può entrare continuando a tenere così tanto i freni in mano, è necessario ridurre un po’ la pressione quando si inizia ad inserire la moto in curva – serve sensibilità, che è poi la base delle competizioni. Trovo giusto che Michelin crei un suo prodotto, con la propria filosofia, e non si limiti a riproporre la strada di Bridgestone»

Non abbiamo riscontri sui tempi staccati da Edwards, che non può per contratto rilasciare dati precisi a riguardo. Colin si è limitato a dichiarare “non sono mai stato così veloce a Motegi”, pur sottolineando come nelle ultime stagioni non avesse avuto a disposizione una Yamaha ufficiale – un cambio di equipaggiamento che rende di fatto non indicativo qualunque confronto. Stando alle voci dei ben informati nel paddock le differenze in termini di tempo sul giro secco paiono però già estremamente ridotte, dell’ordine di qualche decimo.

Fonte: MotorCycleNews.com

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