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SEPANG – Non smette più di ridere: Casey Stoner è l’espressione della felicità. Il miglior tempo l’ha ottenuto con le gomme morbide, ma anche con quelle dure è sempre stato competitivo. Normale che, al di là della prima posizione, comunque piacevole anche quando non conta nulla, l’australiano della Honda sia più che soddisfatto.
CASEY STONER
“Il feeling è buono, sicuro! – attacca convinto -. A Valencia sapevo di poter andare forte, ma qui non sapevo bene cosa aspettarmi e questo è sicuramente ancora più positivo. Ed è ancora più positivo il fatto che oggi, praticamente, non abbiamo fatto nessun cambiamento di assetto: ci siamo concentrati sul bilanciamento della moto e dopo le prime due uscite abbiamo lavorato sul freno motore e sulla frizione. Alla fine, tutto funzionava a meraviglia e questo mi ha anche permesso di sfruttare meglio la gomma morbida. A Valencia avevamo un po’ di chattering nella parte finale della curva, ma nelle ultime tre uscite abbiamo fatto un grande passo in avanti: mi sentivo più a mio agio e potevo guidare più aggressivo. Ho utilizzato solo due moto in configurazione 2011, perché credo non bisogna fare confusione e seguire la nostra strada. Domani proverò un nuovo telaio, realizzato secondo le mie richieste dopo il test di Valencia, con l’obiettivo di migliorare le reazioni del posteriore della moto”.
Nonostante il miglior tempo, Stoner continua però a gettare acqua sul fuoco.
“Nei test ognuno segue un suo piano di lavoro ed è impossibile sapere cosa stanno facendo gli altri. E’ inutile guardare i tempi, bisogna concentrarsi sul proprio lavoro, cercando la migliore messa a punto possibile”.
JORGE LORENZO
Determinato e sicuro di sé, Jorge Lorenzo ha chiuso al secondo posto questa giornata inaugurale di test, anche se fino alla pausa pranzo era piuttosto indietro come posizione. Lorenzo, come già l’anno scorso, dà una sensazione di padronanza assoluta della sua Yamaha, ma sembra un po’ preoccupato per il grande potenziale della Honda.
“Ci metto sempre un po’ di tempo a riprendere il ritmo – spiega il campione del mondo -, senza dimenticare che utilizzavo per la prima volta la tuta Alpinestars (nel 2010 aveva Dainese, nda) e per questo c’erano delle piccole cose da sistemare. Poi, quando ho preso confidenza sono subito sceso sotto i 2’02”. Rispetto ai test di Valencia ho utilizzato una M1 modificata nel telaio, nel motore e nell’elettronica, ma, come sempre per la Yamaha, si tratta di piccoli interventi, non modifiche radicali. E’ una politica intelligente: si cerca di migliorare i difetti della moto precedente. In particolare è stato fatto un buon passo in avanti nell’antimpennamento, uno dei limiti della passata stagione, mentre la differenza di potenza è veramente minima. Basterà per battere la Honda? Non lo so… E’ chiaro che un pilota vorrebbe avere sempre di più, ma speriamo di trovare qualche altro cavallo prima dell’inizio della stagione. Anche perché la Honda ha dei piloti fortissimi e la moto è veloce con tutti, non con uno solo. La Ducati? Senza Stoner non c’è più un pilota capace di portarla al limite, anche se, naturalmente, prima o poi ci riuscirà anche Rossi”.
DANI PEDROSA
E’ stato a lungo davanti a tutti, poi è stato superato da Stoner e Pedrosa, ma il terzo tempo di Dani Pedrosa è certamente lusinghiero. Specie considerando le difficoltà che hanno spesso caratterizzato i test invernali dello spagnolo e le sue condizioni fisiche. A fine giornata, Pedrosa appariva piuttosto stanco e affaticato, ma anche più convinto che in passato: avere a fianco uno come Stoner sembra stimolarlo.
“Questa giornata era soprattutto importante per valutare le mie condizioni fisiche dopo l’operazione: sono abbastanza contento, il recupero sta andando bene. Mi manca forza in frenata e nei cambi di direzione, ma riesco a lavorare bene”.
Unico tra i piloti Honda, Pedrosa aveva tre moto dentro al box, ma con un motivo preciso.
“Ho preferito partire dalla versione 2010 (scartata dagli altri, NDA) perché così era più facile riprendere confidenza con una moto che conosco. Poi, ho utilizzato un nuovo telaio e un forcellone modificato, facendo il miglior tempo con questa configurazione e le gomme morbide. Ho passato due mesi senza potermi allenare ed è quindi normale che mi manchi forza e resistenza, ma siamo sulla strada giusta. Il compagno di squadra è sempre il primo punto di riferimento: credo che ci si spinga uno con l’altro”.
MARCO SIMONCELLI
I progressi di Marco sono costanti e se si pensa dov’era un anno fa di questi tempi – ultimo e staccatissimo – si capisce che Simoncelli sta lavorando davvero bene.
“E’ stato un inizio decisamente positivo – dice tranquillo -: per la prima volta ho utilizzato la RC212V 2011 e mi sono trovato bene. Il potenziale, come confermano i tempi degli altri piloti Honda, sembra piuttosto elevato, sicuramente migliore di quella del 2010. Io, per la verità, non ho granché da provare, se non qualche assetto differente e qualche aggiustamento di elettronica. Inoltre, domani proverò anche un comando al manubrio per il freno posteriore”.
BEN SPIES
Ha finito prestissimo di girare e quando si è tolto tuta e casco era davanti al compagno di squadra: come dire che Ben Spies ha iniziato benissimo la nuova stagione.
“Era una giornata - spiega – importante soprattutto per riprendere confidenza con la moto e per questo non ho fatto più di tante prove. L’inizio, comunque, è stato sicuramente positivo, anche perché il team è fantastico ed è possibile lavorare bene anche sui minimi dettagli. Il pacchetto è sicuramente migliore di quello che avevo nel 2010 e mi sento più a mio agio sulla M1. Inoltre, ogni volta che fai una modifica, ne riscontri subito il beneficio in pista. Per il momento, i tempi sul giro contano poco e soltanto nell’ultimo test in Qatar si capirà qualcosa di più dei valori in campo. Difficile dire qual è adesso la moto più competitiva in pista: sicuramente la Yamaha è molto bilanciata, ma nella MotoGP i valori in campo cambiano velocemente, domenica dopo domenica”.
ANDREA DOVIZIOSO
Ha chiuso ottavo alle spalle anche di Hiroshi Aoyama, ma Andrea Dovizioso pensa più a lavorare per trovare il miglior bilanciamento possibile, piuttosto che al tempo sul giro.
“Il nuovo motore è più dolce ai bassi regimi – è la sua analisi – e questo permette di uscire più veloci dalle curve. Il nuovo telaio è un po’ più rigido e questo provoca un po’ di “chattering”: dobbiamo ancora trovare le giuste regolazioni. E’ chiaro che scoccia essere ultimo tra i piloti Honda, ma finché tutti abbiamo girato con le gomme dure ero a due decimi dal primo. Poi gli altri hanno montato quelle morbide e hanno abbassato i tempi, mentre io ho continuato con quelle dure”.