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Da zero a dieci: numeri, statistiche e voti sul GP d’Argentina, un modo per ripercorrere quanto accaduto a Termas de Rio Hondo, non solo in pista, e non solo in MotoGP.
HRC: MAI COSI’ MALE IN MOTOGP
Dal 2002, da quando esiste la MotoGP, non era mai accaduto che nessun pilota del team ufficiale Honda-HRC salisse sul podio nelle prime due gare, come è invece successo quest’anno. L’ultimo doppio ritiro di Marc Márquez e Dani Pedrosa risale al 2014, GP d’Australia
ZERO, COME I PODI DI MÁRQUEZ E PEDROSA NELLE PRIME DUE GARE
PISTA INDIGESTA PER LORENZO
Quella di Termas de Rio Hondo non è sicuramente la pista preferita di Jorge Lorenzo, come conferma il suo “curriculum” su questo tracciato: terzo nel 2014, quinto nel 2015, caduto (al sesto giro) nel 2016, caduto alla prima curva nel 2017.
UNO, COME I PODI CONQUISTATI DA LORENZO IN ARGENTINA
SOLO SPAGNA IN MOTOGP
In Argentina, solo due piloti – spagnoli – hanno effettuato almeno un giro in testa: Márquez (tre giri) e Viñales (22). In Qatar, erano stati al comando per almeno un giro Zarco (6), Dovizioso (8) e Viñales (6): quest’ultimo, naturalmente, è anche il pilota che ha effettuato più giri in prima posizione (28).
DUE, COME I PILOTI IN TESTA A TERMAS
BUGIE, REGOLAMENTI, DECISIONI SBAGLIATE
Quanto accaduto a Termas con la questione della “70”, ovvero l’anteriore del 2016 portata dalla Michelin in Argentina è stato a dir poco avvilente, con una serie di dichiarazioni, bugie, interpretazioni del regolamento da far venire la pelle d’oca. Dalla Dorna, per esempio, hanno detto di aver saputo della “70” soltanto venerdì, mentre Michelin e i team fanno sapere che la lista con le gomme portate a Termas era nota – come sempre – dalla settimana precedente, con una email inoltrata (ovviamente, viene da dire…) anche alla Dorna. Anche sul regolamento, non c’è pensiero univoco: c’è chi dice (i team) che per portare una quarta gomma Michelin deve avere il permesso del direttore di gara; c’è chi sostiene (Michelin), che il regolamento dice che c’è un limite minimo (tre), ma non massimo. Altro aspetto fuori dal mondo: la Safety Commission deve decidere su questioni di sicurezza, non su quali gomme deve portare la Michelin. Non esiste proprio. Quindi, per non sbagliare:
VOTO 3 A DORNA CHE NON SAPEVA, AL REGOLAMENTO COME SEMPRE INTERPRETABILE E ALLA SAFETY COMMISSION CHE DECIDE SU ASPETTI CHE NON LE COMPETONO
PUNIZIONI TOTALMENTE SBAGLIATE
Già che siamo in tema, sono state completamente sbagliate, a mio modo di vedere, le pene inflitte domenica in due episodi differenti. O meglio: più che sbagliate, sproporzionate. Nicolò Bulega è stato penalizzato di due secondi al traguardo per “guida irresponsabile che ha causato l’incidente con Di Giannantonio (caduto)”, mentre Andrea Iannone è stato penalizzato con un “Ride Trough” per essersi mosso prima dello spegnersi del semaforo, pur non traendo alcun vantaggio. Come sempre non c’è logica: se Bulega, effettivamente, ha causato la caduta di Di Giannantonio andava punito più severamente, mentre sulla partenza anticipata bisognerebbe valutare meglio le singole situazioni. Le immagini TV mostrano chiaramente il movimento di Iannone, ma evidenziano anche che non c’è stata volontarietà e, soprattutto, nessun guadagno dal parte del pilota.
VOTO 4 ALLA GESTIONE DELLE PENALIZZAZIONI
BEN AL DI SOTTO DELLE ASPETTATIVE
Non è mai giusto generalizzare, ma i piloti italiani della Moto3, a parte qualche eccezione, hanno avuto un inizio ben al di sotto delle aspettative. E, come sottolinea l’ingegner Giulio Bernardelle, sembravano più preoccupati a battersi fra di loro piuttosto che a primeggiare. E’ necessario un cambio di marcia fin dal prossimo GP.
VOTO 5 AI PILOTI ITALIANI DELLA MOTO3
LA CATEGORIA CON MENO CADUTE
Nessuna caduta il venerdì (in due turni), due il sabato, nessuna nel warm up e quattro in gara, per un totale di sei scivolate, contro le 12 complessive registrate in Moto2 e MotoGP: in Argentina, la categoria nella quale si è andati meno per terra è stata proprio la Moto3. Incredibile, ma vero.
SEI, COME LE CADUTE IN MOTO3
IL PIU’ FORTE IN CONDIZIONI CRITICHE
In Q2 si è girato con le gomme da bagnato, ma con la pista che presentava lunghi tratti asciutti, tanto da far pensare che si potessero montare le “slick”. In realtà, non c’erano le condizioni per farlo, perché in alcuni tratti l’asfalto era umido e in un paio di punti addirittura bagnato. Una situazione critica che esalta le capacità di Marc Márquez, imbattibile quando c’è da dosare sensibilità e coraggio, come confermano i 763 millesimi rifilati al secondo (Abraham).
SETTE, COME I DECIMI DI VANTAGGIO DI MÁRQUEZ IN Q2
COSTRUTTORE CONTRO TELAISTI
In Argentina, Miguel Oliveira ha portato la KTM per la prima volta in pole e sul podio all'esordio in Moto2: non male, considerando che è stato solo il secondo GP della Casa austriaca in questa categoria. La sensazione è che, presto, molto presto, la KTM diventi il punto di riferimento della Moto2, perché un “telaista”, come lo sono Kalex, Speed UP e Suter, difficilmente possono competere contro un costruttore.
VOTO OTTO ALLA KTM (IN MOTO2)
UN NUOVO TALENTO
Ogni anno in Moto3 emerge un pilota nuovo o, comunque, che fino all’anno precedente non sembrava così fenomenale. Nel 2016 era successo con Brad Binder, nel 2017 con Joan Mir: lo spagnolo sembra destinato a una grande stagione, visto come ha vinto i primi due GP. Davvero bravo.
VOTO NOVE A JOAN MIR
TALENTO IMMENSO
Come in Qatar, punteggio pieno per Franco Morbidelli, capace di vincere il suo secondo GP consecutivo, questa volta “soffrendo”, riuscendo a resistere al ritorno di Alex Márquez: Morbidelli è un talento straordinario. La sensazione – e la speranza – è che Franco sarà spesso presente al numero dieci di questa rubrica.
VOTO DIECI A FRANCO MORBIDELLI