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Un test di Sepang più difficile delle attese, una stagione in fase di avvio e una Ducati attesa a rovesciare la situazione dello scorso anno, quando ci si aspettava un campionato conteso fino all'ultima staccata a Marc Marquez e ci siamo ritrovati a scoprire altri rivali per il campione del mondo. E in mezzo, un Danilo Petrucci chiamato a riconfermarsi top rider.
Perché al giorno d'oggi non basta la pur splendida vittoria del Mugello per avere certezze: non ci si può rilassare un attimo. Come ha giustamente sottolineato Danilo nell'intervista realizzata durante l'evento Nolan a Milano, oggi in MotoGP i dettagli, i marginal gains sono così importanti che non ci si può mai distrarre un attimo. Mai deconcentrarsi, perché quando arrivi alla domenica, la moto con cui parti è quella con cui corri fino alla fine, come ci ha ricordato Kevin Schwantz qualche tempo fa. E quindi, fin dal venerdì, devi lavorare per costruirtela.
Le domande partono subito, e parliamo di Sepang, dove Danilo (come il resto dei piloti Ducati) non ha esattamente fatto scintille.
"Diciamo che le prestazioni assolute nei test lasciano un po' il tempo che trovano" spiega Danilo, che non ci risparmia una punzecchiatura. "Alla fine c'è una classifica, ma serve più a far parlare voi giornalisti che altro. L'anno scorso, se ci fossimo basati sui test di Sepang, avrei dovuto dominare il GP - alla fine dei tre giorni avevo il miglior tempo e c'erano quattro Ducati davanti a tutti. Poi, quando siamo tornati a ottobre, c'è stato solo Dovizioso che in qualche maniera è riuscito a salire sul podio. Io me la sono giocata con Miller nelle retrovie, incassando quasi venti secondi."
"La realtà è che nei test si deve provare la moto, e i tempi assoluti sono poco significativi. Vero è comunque che dobbiamo lavorare, perché al momento la nostra moto, che è molto particolare, non riesce a far lavorare bene le Michelin 2020. Con il monogomma è così: una gran cosa per lo spettacolo, perché siamo tutti vicinissimi, ma bisogna trovare il modo di far lavorare bene una gomma che magari migliora sotto certi aspetti e peggiora per altri. Con le gomme 2020 le moto che fanno percorrenza sembrano un po' più avvantaggiate..."
Ecco, parliamo di Michelin 2020. Sono arrivate per un test subito dopo il GP di Misano, e già allora i Ducatisti hanno avuto qualche problema. Un problema sottovalutato?
"Non proprio. A Misano le abbiamo provate con condizioni dell'asfalto molto particolari, con cui era difficile capire se certi comportamenti derivassero dalla gomma o appunto dall'asfalto, quindi di fatto solo in Malesia le abbiamo potute provare a fondo. Là ci erano sembrate meglio, in Malesia invece abbiamo trovato soprattutto un degrado eccessivo - dobbiamo lavorare e capirle meglio. Il problema poi è che a volte, su certe piste, c'è una sola gomma che funziona, e ti trovi a usare in gara la stessa gomma per la qualifica e a cercare di risparmiarla in gara perché arrivi fino in fondo. Detto questo, in Malesia sono arrivate diverse evoluzioni che sembrano promettere bene, adesso si tratta di lavorarci"
In effetti, l'impressione è che ormai il valore assoluto del mezzo, la strategia, la messa a punto e il lavoro ai box - il pacchetto, insomma - contino quanto il manico del pilota. È così?
"Certo che sì. E non dimentichiamo, anche se è facile farlo, che Ducati è una piccola casa europea, non un colosso come le giapponesi, e non ha le stesse risorse a disposizione. Inoltre, tenete presente che migliorare una MotoGP è difficilissimo. Una MotoGP è il mezzo migliore che ogni casa sa produrre - io e Alex (Rins, che è al suo fianco nell'intervista, NdA) siamo davvero fortunati, perché siamo chiamati a guidare la moto migliore che le rispettive case sanno esprimere. Migliorare il tuo meglio non è mai facile, anzi è facile peggiorarlo prendendo una direzione sbagliata, e anche quando migliori in un'area, di solito ne penalizzi un'altra."
"E poi, il lavoro nel weekend è diventato pazzesco: devi curare ogni minimo dettaglio fin dal primo turno del venerdì, devi lavorare per arrivare a domenica con il mezzo più a posto possibile, perché con tanti vincoli alla fantasia dei progettisti i vantaggi li devi trovare nei dettagli. La vittoria ormai la costruisci partendo dal venerdì."
Proprio parlando di pacchetto torniamo un attimo indietro al 2019. L'impressione è che tu sia partito bene, arrivando a vincere al Mugello, poi bene a Barcellona e poi sembra che tu abbia avuto un calo. Cos'è successo? Sono migliorati gli altri o hai effettivamente avuto un problema tu?
"In realtà anche nelle primissime gare della stagione ho fatto fatica, poi ho infilato una bella serie positiva. Il problema è che a inizio stagione faticare significava essere nei cinque, lottare per il terzo gradino del podio, poi Yamaha ha fatto un bel passo avanti e di colpo quando avevo difficoltà faticavo a stare nei dieci. Io e Alex (sempre Rins) ci siamo giocati la terza posizione nel Mondiale fino a tre quarti di stagione, poi avete visto com'è andata, sono arrivati Viñales e Quartararo..."
Inevitabile chiedergli un parere su Quartararo, la vera sorpresa di quest'anno. Un pregio e un difetto?
"È stato senza dubbio una rivelazione. È un pilota molto corretto in pista, non devi mai aspettarti cose strane da lui. Il pregio... ecco, mi è capitato di incontrarlo in pista durante le prove - mi sembrava che non stesse tirando e ho provato a stargli vicino per studiarlo un po'. Solo che tempo due curve e ti accorgevi che non stava affatto andando piano, e che stargli dietro non era per niente così facile. Ecco, è uno di quei piloti che va fortissimo ma sembra di no. Un difetto? Forse, essendo giovane, paga un po' di inesperienza. Ecco, ci sono: va troppo forte!"
Insomma, detta così potrebbe essere il vero rivale di Marquez. Che peraltro, in questi test di Sepang è sembrato in difficoltà sia come condizione fisica che come moto. Rimane l'uomo da battere o quest'anno è più vicino?
"Un test non è sufficiente per dirlo, anche perché l'impressione è che Marc abbia usato Sepang come prova generale per la spalla e per valutare la moto, e non credo abbia preso rischi. Secondo me rimane l'uomo da battere, perlomeno sull'arco del campionato: sia io che Alex siamo riusciti a batterlo, qualche volta. Il problema è che quando lui è nei guai fa secondo o terzo..."