Claudio Domenicali: "La Ducati di oggi è molto diversa da quella di Rossi"

Claudio Domenicali: "La Ducati di oggi è molto diversa da quella di Rossi"
L'AD della Casa bolognese parla del cambiamento nella MotoGP dell'ultimo decennio. "Non ci sono più i piloti che lanciano il casco nel box". La tecnologia e il rapporto fra piloti e tecnici
19 aprile 2022

L'Amministratore Delegato di Ducati, Claudio Domenicali, è da sempre un appassionato di corse. Entrato in Ducati all'inizio degli anni 90, proprio quando la Casa di Borgo Panigale ha iniziato a scrivere la sua storia di successi in Superbike, Domenicali è stato per diversi anni alla guida di Ducati Corse nel periodo in cui la divisione racing dell'azienda bolognese era inquadrata diversamente nell'assetto aziendale, ma in generale - lui stesso si definisce il primo tifoso Ducati - non ha mai perso d'occhio la situazione delle gare.

È quindi normale che in questo avvio di stagione, in cui la DesmosediciGP tiene banco nelle discussioni per l'anomala situazione di un pilota privato, Enea Bastianini, in testa al mondiale, che l'AD di Ducati venga chiamato in causa per analizzare uno status quo che potrebbe causare qualche grattacapo. In un'intervista ai colleghi di MCN Domenicali racconta quindi, con un'analisi lucida e precisa, quanto sia cambiata la Ducati - l'azienda, ma anche e soprattutto la Desmosedici - nel corso degli ultimi dieci anni o giù di lì, periodo in cui inevitabilmente è cambiata anche la MotoGP.

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I tempi sono cambiati moltissimo; alcuni nostalgici continuano a rimpiangere le corse di una volta, con una figura un po' eroica del pilota, che ci metteva tanto del suo in termini di improvvisazione e guida in gara. Oggi la MotoGP è molto più vicina a quella realtà sicuramente un po' più asettica, ma altrettanto affascinante, che contraddistingue la Formula 1. Una realtà in cui la tecnica, la strategia e il lavoro di squadra sono molto più importanti che in passato, e a cui il pilota deve sapersi adattare cambiando la sua mentalità: Domenicali sembra quasi tirare un po' le orecchie a Pecco Bagnaia, che in Qatar è sembrato travolto dalle novità introdotte sulla Desmosedici 2022.

"Fermo restando che un periodo di adattamento è sempre necessario, serve apertura mentale da parte del pilota. Se si scarta immediatamente una nuova soluzione si rischia di gettare via qualcosa di nuovo perché non ci si è abituati. In passato la cosa ci è costata cara, perché alcuni piloti avevano forti pregiudizi - serve da entrambe le parti la volontà di tenere duro e sperimentare. Oggi ci sono alcuni piloti molto veloci che hanno la lucidità di fidarsi dei loro tecnici, che a loro volta ascoltano attentamente quello che gli viene detto. Sono finiti i tempi dei piloti che lanciavano il casco contro il muro quando rientravano al box..."

Vengono in mente diversi piloti... fumantini che hanno corso per Ducati. Ma allo stesso tempo, il sacrificio di una soluzione non compresa riporta alla mente la rinuncia alle winglets che Ducati aveva già adottato sulla Desmosedici del 2010, ma che ha dovuto abbandonare (almeno ufficialmente) per i compromessi in termini di agilità che allora comportavano, e che rendevano la vita ancora più dura a un Valentino Rossi che risentiva ancora dell'infortunio alla spalla subito nel 2009. O forse - interpretiamo noi - semplicemente non erano state capite appieno nel loro potenziale.

Ma lo stesso Domenicali spiega quanto la situazione sia cambiata; se il Rossi di allora fosse stato in sella alla Ducati di oggi, la storia sarebbe andata in maniera differente, come del resto aveva già detto il collaudatore Michele Pirro.

"La Ducati di oggi è molto diversa da quella di quei due anni: credo che Valentino sarebbe stato competitivo con la moto 2021. Non abbiamo rimorsi del periodo in cui abbiamo corso insieme: eravamo semplicemente in un momento in cui non eravamo fatti gli uni per gli altri. La moto di allora era stata sviluppata per Casey Stoner, e risultava molto difficile per un pilota abituato a una moto più equilibrata."

"Credo che Valentino Rossi sia insostituibile: è un personaggio unico, che ha saputo sintetizzare talento, determinazione, risultati e simpatia, e per questo ha goduto di una longevità sportiva incredibile. D'altra parte, senza dubbio, Ducati ha la sua storia, è una grande Casa e un marchio in cui gli italiani si identificano - non parlo solo di sport, ma anche di tecnologia. È un po' come la Ferrari in Formula 1".