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Si fatica a capire la politica della Michelin, che insegue la prestazione e, sprattutto quando la pista è bagnata, crea molti problemi alle squadre. Però c’è chi ha lavorato bene fin dalle prove (Ducati e Honda) e chi invece sembra finito nel pallone. L’ingegnere cerca di interpretare la mossa di Rossi in Q2, quando è stato l’unico ad entrare con le slick sull’asfalto umido. Zam prova a spiegare la caduta in gara. Una cosa è certa: la M1 2017 non può essere così peggiore della 2016, dunque qualcosa non sta funzionando come deve.
Tutti convinti che Dovizioso abbia fatto la miglior gara: sereno, equilibrato, lucido. E bravissimo anche Petrucci a lungo al comando, mentre Lorenzo, che è scattato benissimo, poi si è perso. Per Suzuki finalmente una boccata di ossigeno, ma l’ottimo quarto posto di Iannone non salva la stagione dell’italiano. Si parla tanto di elettronica, dell’ottimo traction control della Ducati (e anche della Honda), di Aprilia che ogni domenica può concludere nei cinque, di KTM che ha confermato i due piloti anche per il 2018, dell’impresa di Fenati in Moto3 con il podio tutto italiano.
La prossima prova del mondiale è subito qui: domenica 22 si corre in Australia. La pista è più adatta a Marquez che al Dovi, ma quest’anno ogni gara fa storia a se, dipende da quali pneumatici porterà il fornitore, dalle condizioni meteo, dall’approccio fin dal venerdì. Staremo a vedere, anche se è presumibile che i due piloti Yamaha possano tornare subito tra i primi. Anche se purtroppo è ormai tardi.