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Nel nostro DopoGP live di martedì 18 si è parlato molto di Ducati: Jorge è stato un superpilota con la Yamaha, e così la Ducati e Gigi Dall’Igna in particolare credettero che avrebbe potuto adattarsi anche alla Ducati e portarla al titolo che mancava da dieci anni, dal 2007. Come si sa, è finita diversamente. Ora lo spagnolo racconta come andarono le cose nel 2018 e come si arrivò al Mugello con quella prima strepitosa vittoria ma con il divorzio annunciato.
Andiamo con ordine. Nico Cereghini chiede: ci racconti come trovasti Yamaha, Ducati e Honda al primo approccio?
“Il mio approccio con la Yamaha è stato subito positivo, mi è sembrata addirittura più facile dell'Aprilia 250 che guidavo mesi prima e che aveva poca potenza sotto. Certo, questa MotoGP era una moto da 240 cavalli contro i 120 della 250, ma con l’elettronica, il motore a quattro tempi, e quella potenza molto lineare sembrava fatta per me. Al contrario la prima volta con la Ducati nei test è stata dura: la prima sensazione fu brutale, molta potenza, tanta inerzia quando frenavi, non si fermava mai; e poi non ti potevi inclinare tanto come sulla Yamaha, girava meno e la prima risposta dell’acceleratore era brusca. Abbiamo fatto tanto lavoro, Gigi Dall’Igna mi ascoltava, alla fine mi hanno portato quello che serviva."
"Ci siamo arrivati, troppo tardi ma ci siamo arrivati e abbiamo avuto tanto dalle vittorie. Invece quando sono salito sulla Honda nel 2019, a Valencia, ero infortunato, appena operato; ma la moto non era male anche se non ero in condizione. La moto del 2018 era abbastanza agile, con poca potenza sotto però maneggevole; era piccola, forse anche troppo per me che ho le gambe lunghe ed ero abituato a una moto molto grande. Non ero comodo, ne ho parlato molto con Takeo, ma non sono mai stato comodo. Poi non si sentiva molto il davanti come piace a me, e quando piano piano mi stavo avvicinando agli altri, ecco l’infortunio al test del Montmelo prima di Assen (con lesioni schiena) poi ancora ad Assen”.
La tua Moto da GP ideale? Lo chiede l’Ing. Bernardelle proponendo un collage.
“Prendo il telaio della Yamaha - risponde pronto Lorenzo - ma per il motore bisogna intendersi: c’è la potenza, l’accelerazione, l’inerzia in frenata, risposta dolce, tante variabili, tante cose. Ma scelgo la potenza e l’elettronica della Ducati (loro sono maestri) e la trattabilità del motore Yamaha. Della Honda solo l’agilità e le risorse finanziarie, quando hai tanti soldi puoi fare molte cose…”
“Le gomme della moto ideale? Davanti Bridgestone e dietro Michelin che ha più grip ed è più morbida; ma l’anteriore Bridgestone faceva paura e Michelin deve migliorare: oggi c’è troppa spinta dietro e poco appoggio e feeling davanti”
Ti andrebbe un ruolo in Ducati? la domanda arriva dai lettori ed è un po’ provocatoria, Jorge dribbla. E soprattutto, come è stato vincere al Mugello?
“Lì nel box Ducati la pressione è grande, non è facile, lo stanno facendo bene Ciabatti e Tardozzi, io oggi vorrei godermi la vita. Vincere al Mugello con la Ducati? Uno dei giorni più belli della mia vita: come vincere a Imola con la Ferrari, e poi dopo un anno e mezzo senza vittorie e con tutto quello che è successo, vincere davanti ai tifosi della Ducati…"
"Bellissimo, peccato che tre giorni prima avevo firmato con la Honda per due anni. Com’era l’atmosfera nel box? C’era felicità e amarezza, sapevano che era troppo tardi e non si poteva tornare indietro. Ma io in realtà ero poco dispiaciuto, perché in quel momento pensavo che con la Honda avrei fatto bene. Poi invece la difficoltà della moto e gli infortuni… Ma certo dopo tutto quello sforzo economico e il lavoro di tutti e lo stress, diventare i più forti e non poter vincere il secondo titolo per la Ducati… è stato brutto”.
Una occasione sprecata, dice Nico, una delle più grosse della storia: tu campione e Ducati pure, poteva cambiare il destino…
“Certo che sì, ma Ducati e Gigi riusciranno a vincere il titolo, con Miller o con Bagnaia o con un altro pilota; ho tanto rispetto per tutto lo staff tecnico, anche senza Stoner e Lorenzo ci arriveranno, al titolo. Tripletta Ducati al Mugello? Possibile”.
Bernardelle fa notare a Jorge quanto grande sia il suo apprezzamento per Gigi e la sua squadra. Ma gli fa notare anche che non si è ancora capito il motivo vero per cui lui ha firmato così presto con la Honda...
“Io ho provato con ogni energia possibile a convincere Gigi, con cui avevo una relazione diretta. Quando a Jerez ho fatto quella caduta col Dovi e Pedrosa stavo andando forte, a Le Mans ancora, stessa cosa; mancava poco per andare forte tutta la gara senza calare nel finale. Ma la decisione era già presa. Secondo me Domenicali pensava: abbiamo Petrucci che sta facendo gli stessi risultati di Lorenzo e ci costa dieci volte o quindici volte meno ed è pure italiano, perché dobbiamo avere questo spagnolo che ci costa tanto?"
"Invece non hanno avuto la mentalità di dire: Jorge Lorenzo con la Yamaha ha vinto tanto, proviamo a farlo stare bene sulla moto. In quel momento Domenicali ha scelto e aveva finito la pazienza. In effetti ero partito molto male anche in quella seconda stagione, mi serviva poco di più ed è arrivato quel serbatoio che mi stancava meno e tutto il resto per andare più forte. Quando ho capito che Ducati puntava su Petrucci ho dovuto cercare un'alternativa: il mio manager parlava con Petronas, c’era l’opzione Honda che ho intavolato direttamente io con Puig, che era convinto e ha contagiato la Honda. Ma io ero convinto che con la Ducati sarei arrivato”