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E’ con l’otto volte campione del mondo che abbiamo iniziato il nostro DopoGP dedicato alla terza prova dell’anno. Giovanni Zamagni ha giudicato molto buono lo storico rientro, solo 13 secondi il gap dal primo in una gara veloce, però si è fatto una idea: Marc era partito per essere quello di sempre, era terzo alla prima curva; e poi ha dovuto subire.
“Lui si aspettava di concludere la gara molto più avanti - ha detto lo Zam - e già questo mi sorprende: che non conoscesse le sue reali potenzialità. E poi mi sconcerta sapere che per due mesi, come ha detto lui stesso, non salirà più in moto per allenarsi, ma solo per i fine settimana dei GP. Perché questa limitazione? Forse l’osso non è ancora guarito al cento per cento? E se i medici che lo hanno in cura lo trattano come un paziente normale, con tempi di recupero normali, come fanno a dargli la licenza di correre e non di allenarsi in moto? Tanti dubbi, il quadro non è chiaro”.
Abbiamo studiato a fondo la guida di Marc a Portimao, concludendo che non è soltanto una questione di allenamento, anzi: spalla e gomito sono legati, tanto, Marquez guida fuori posizione con una fatica infernale e ha retto tutta la distanza. Non è così giù di forma per tono muscolare.
Giulio Bernardelle è sulla stessa linea. Il nostro Ing, dopo il tempone di Marquez nelle FP1, si aspettava un’altra gara. E probabilmente se la aspettava anche il pilota, che è partito forte, poi è calato e non ha nascosto la sua delusione.
“Il quadro ortopedico e clinico era molto complesso - ha analizzato Giulio - e per il recupero ci vorrà tempo. Il dubbio è: sarà possibile per lui un recupero al cento per cento? I prossimi GP ce lo diranno, ma io comincio a nutrire qualche preoccupazione. Anche considerando che la MotoGP è molto impegnativa sul piano fisico: è rigida, chiede tanta forza, niente di paragonabile per intenderci con una SBK”.
Del resto lo stesso Marc Marquez, in una intervista al sito spagnolo AS, il martedì dopo la gara ha detto:
“L'obiettivo è sentirmi meglio ed essere un po’ più vicino al primo, ma sono consapevole che in ogni circuito troverò una situazione diversa. Il mio fisico e l'evoluzione del mio braccio segneranno il resto dell'anno”.
Come dire: tempi lunghi e nessuna certezza, tanto che al titolo mondiale non riesce nemmeno a pensarci.
“E’ vero, mancano tante gare e se sarà un campionato come quello dello scorso anno, con alti e bassi, può succedere di tutto. Ma oggi non riesco a pensare al titolo perché non sono pronto a lottare per il titolo. Spero di arrivarci il prima possibile, perché uno dei miei obiettivi è lottare per vincere le gare il prima possibile”.