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Il ginocchio a terra, per i non addetti al lavoro, è la fase della gara che impressiona di più. Da in sella alla moto qual è invece il momento che fa più effetto?
«Ce ne sono tanti. L'uscita di curva, con le MotoGP di oggi è diventata molto complicata, perché abbiamo moltissima potenza e quindi abbiamo anche tanti controlli, ma il problema è che con questi controlli, è vero che hai una gestione più lineare, ma non hai più il pieno governo della moto e a volte è pericoloso. Il momento più difficile invece è la frenata. La frenata è veramente fisica, sei in una posizione scomoda e devi usare tanta forza».
Quando decidi di frenare? Ti regoli con i cartelli o a istinto?
«Non ci sono più i pannelli con i metri, adesso fanno delle righe bianche sull'asfalto. Ti regoli con quelle, non ti puoi sbagliare di 50 metri, e quando vai a frenare ti rendi conto se sei un po' lungo o corto. E a volte lo pensi: "sono lungo, non ci sto..."».
Si parla di un campionato spettacolare, ma non c'è il rischio che Marquez faccia un campionato a sé?
«Purtroppo questo rischio c'è, assolutamente sì. Non credo che sia così facile, ma la possibilità c'è. Comunque se lui saprà fare la differenza ci saranno sicuramente anche altri piloti che potranno animare la gara».
Adesso invece convinci un ducatista a guardare Dovizioso e Crutchlow?
«I tempi che abbiamo fatto in Malesia sono più che sufficienti per un ducatista, perché a un vero ducatista basta poco per essere convinto».
Sei ottimista?
«Sono molto ottimista! Purtroppo ancora non siamo abbastanza competitivi da poter stare davanti in gara. Lo voglio dire perché se no poi i tifosi ci rimangono male. Questa è la realtà e non c'è alternativa. Però partiamo molto più vicini ai primi e questo vuol dire che se riusciremo a migliorare durante la stagione potremo giocarci il podio. In questo momento realisticamente no».