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Andrea, come ti senti nel tuo primo giorno da “ducatista”? Cosa ti ha convinto a firmare per due anni per la Ducati?
«Bene. Mi sono incontrato con il presidente Gabriele Del Torchio e con il capo progetto Filippo Preziosi: mi è sembrato un progetto molto interessante, soprattutto considerando l’accordo di due anni. Naturalmente, l’Audi è stato un punto fondamentale per la mia scelta, anche se è troppo presto per sapere esattamente cosa faranno, ma mi sembra evidente che la presenza di un gruppo così grande possa solo essere positiva per provare a ottenere risultati. Sarò un pilota ufficiale e potrò sviluppare la moto secondo le mie indicazioni, portare avanti insieme un progetto: nemmeno alla HRC avevo questa opportunità, perché non sono mai stato considerato il pilota di riferimento».
Non ti spaventa il fatto che con la Ducati ha fallito un certo Valentino Rossi e, prima di lui, tanti altri piloti fortissimi?
«Diciamo che nelle moto, fortunatamente o sfortunatamente allo stesso tempo non sempre 1 + 1 fa 2. Sfortunatamente perché potrebbe non bastare avere alle spalle due Case così importanti come Audi e Ducati e un buon budget per conquistare i risultati. L’aspetto positivo è però che se ti trovi bene con le persone con le quali lavori, si può ottenere tanto anche se altri prima di te non hanno ottenuto quanto sperato. E’ vero, la coppia Rossi/Ducati non ha funzionato, anche se sicuramente ci hanno provato, ma io non ci devo pensare».
Sei spaventato?
«Sicuramente in questo momento la Ducati non è la moto migliore, sono consapevole che bisogna prenderla intelligentemente, senza strafare e affrontando passo dopo passo. Credo che si possano risolvere i problemi di qualsiasi moto: io dovrò capire la Desmosedici e i tecnici dovranno cercare di capire le mie esigenze. Insomma i soliti discorsi che si fanno quando sali su una moto nuova: non la vedo impossibile, nonostante i risultati degli ultimi anni».
Cosa ha convinto Ducati a scegliere Andrea Dovizioso per il dopo Valentino Rossi?
«Credo di averli persuasi con la mia professionalità e con il metodo di lavoro; poi, probabilmente, si saranno informati con le persone che sono state con me in questi ultimi anni».
Come l’hanno presa gli uomini che ti stanno più vicino, il tuo gruppo, i tuoi tifosi?
«Mi incitano da matti, sono tutti molto carichi, forse anche in modo irrazionale…»
Ma Dovizioso è stato razionale o irrazionale nella scelta?
«Che domanda: razionale, come sempre!».
Insomma, sei convinto?
«Sì, al 100%. Altrimenti avrei preso in considerazione altre possibilità, prima tra tutte rimanere dove sono. Se ho fatto questa è scelta è perché ne sono assolutamente convinto».