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PHILLIP ISLAND – Pista difficile e affascinate: Andrea Dovizioso spiega quali sono le peculiarità di Phillip Island.
«Il vento e le buche rendono questo tracciato particolarmente insidioso. Se vieni a girare qui a febbraio, come avevo fatto nel mio primo anno in MotoGP (2008, NDA), con 10 gradi in più e senza vento, è una pista relativamente facile, perché puoi mettere la moto dove vuoi, la fai derapare come vuoi, la fai girare quando vuoi e diventa un circuito quasi normale. A ottobre cambia tutto, le condizioni sono difficilissime: in certi momenti hai proprio paura a girare. Non a caso, se si analizzano i tempi di tutti i turni, cambiano moltissimo in base al vento, proprio per il timore che hai nel fare le linee, a buttarti in curva,
La difficoltà sta nel trovare la fiducia di lasciare i freni in entrata di questi curvoni molto veloci
perché il davanti ti può partire in ogni momento. La difficoltà sta nel trovare la fiducia di lasciare i freni in entrata di questi curvoni molto veloci (alla curva uno, nel punto più lento sei a 200 km/h, alla tre, quella da oggi intitolata a Casey Stoner, a 240 km/h! NDA), anche perché se sbagli solo di poco sei fuori e andare fuori qui non lo auguro a nessuno. Inoltre si derapata tantissimo: riuscire ad andare forte cercando di controllare la gomma posteriore che scivola è un qualcosa di molto difficile».
Dovizioso spiega perché a Phillip Island Stoner riesce a fare una differenza mostruosa (è imbattuto dal 2007).
«Intanto la sua sensibilità: solo lui riesce a derapare così quando è al massimo angolo (la massima piega, NDA). Lui ha una tecnica che fa girare la moto scivolando quando è all’inclinazione massima, non in uscita: questo gli permette di tagliare completamente le traiettorie e percorrere linee diverse da tutti gli altri. Casey spezza le linee, indipendentemente dal vento: così facendo mette meno in crisi il davanti, ha più controllo ed è in meno punti della pista al limite».