Ezio Gianola: “Vi dico come ho scoperto Romano Fenati. E ne arriveranno altri!”

Ezio Gianola: “Vi dico come ho scoperto Romano Fenati. E ne arriveranno altri!”
L’ex campionissimo delle piccole cilindrate, ora coordinatore FMI, ci racconta da dove arriva il giovane talento, che proprio Ezio ha voluto nel Team Italia. Non è il solo, altri ragazzini promettono molto bene
3 maggio 2012

L’esempio spagnolo per far crescere i giovani talenti italiani

Molti di voi ricordano le bagarre in pista e la verve ai box di Ezio Gianola. Il pilota lecchese è stato un grande protagonista delle piccole cilindrate del Motomondiale negli anni ’80 e ’90. Nel 1985 terminò il Mondiale Classe 125 in quarta posizione in sella alla Garelli, in squadra con Fausto Gresini. Passò poi alla Honda, con cui giunse secondo nel Mondiale del 1988, dietro alla Derbi di Jorge Martínez e con due vittorie di GP (Germania e Gran Bretagna). Nel 1989 Ezio vinse ancora due GP (Giappone e Nazioni), terminando al terzo posto il Mondiale della 125. Nel 1990 il lecchese lasciò la Honda per la Derbi, ma non ottenne punti iridati. Nel 1992 finì il Mondiale 125 al quarto posto, collezionando ben quattro vittorie (Italia, Europa, Olanda e Francia). Il 1993 fu la sua ultima stagione di gare nel Motomondiale, che chiuse al dodicesimo posto con la Honda 125. Dal 2008 Ezio si occupa di management sportivo con una sua società. E proprio questa nuova attività l’ha portato a collaborare con la Federazione Motociclistica Italiana.

A Gianola va riconosciuto l’importante merito di aver contribuito a cambiare le regole e a portare in Italia le gare della PreGP 125, una categoria emergente che in Spagna negli ultimi anni ha sfornato i grandi talenti che oggi spopolano nelle varie classi del Motomondiale.
La PreGP 125 si pone infatti a metà strada tra la SP 125 (la vecchia Sport Production, che ha dato i natali sportivi ai vari Rossi, Melandri e Biaggi) e la specialistica e costosa GP 125. Rispetto alla SP 125 (che impiega moto sin troppo grandi per i 14enni, e prive delle regolazioni tipiche di una moto da corsa), la PreGP alza il livello e mette i giovani talenti nella condizione di approcciare la futura GP 125 (o la Moto3) del Mondiale con meno soggezione e con la possibilità di vincere da subito. Proprio come ha fatto Romani Fenati.

L'intervista a Ezio Gianola

Ezio, come sei arrivato a Romano Fenati?
«Facciamo un passo indietro. Dal 2009 porto avanti un mio progetto personale, che mi vede impegnato coi giovani piloti più forti. Ho cominciato a portarli a correre in Spagna, nella PreGP 125, in sella a moto da 35 cavalli che superano i 180 km/h e sono molto formative per i 14enni. Inoltre là corrono sulle piste del Mondiale, imparano alla svelta. Da subito ho visto che i nostri piloti non avevano niente da invidiare agli spagnoli, anzi spesso li bastonavano sulle loro piste».

E allora hai coinvolto la FMI.
«Esatto. Ho proposto ad Alfredo Mastropasqua della FMI di ricreare il Team Italia, appoggiandoci al team Gabrielli. Col supporto della Federazione siamo riusciti a fare un bel lavoro sui giovani, che sta dando i primi risultati. Fenati è forte, ma ci sono altri giovani che stanno venendo su bene. Penso in particolare a Niccolò Antonelli».
 

Abbiamo imparato molto dagli spagnoli.
Nel loro campionato PreGP ti confronti coi migliori talenti di 14/16 anni provenienti da ogni parte del mondo

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Perché la Spagna ha sfornato così tanti campioni negli ultimi 10 anni?
«In Spagna a 14 anni guidano una moto da GP e a 16 sono pronti per il Mondiale! Ho cercato di portare in Italia questo approccio, abbiamo inserito i migliori giovani nel Team Italia proprio per farli crescere rapidamente con le moto giuste. Abbiamo imparato molto dagli spagnoli. Nel loro campionato PreGP ti confronti non a caso coi migliori talenti di 14/16 anni provenienti da ogni parte del mondo (Giappone, Inghilterra, Australia, USA e ora anche Italia). E, se sei forte lì, sei già pronto per il Motomondiale. Ce lo dimostra proprio Romano Fenati».

Cosa si può fare in Italia?
«Abbiamo portato la PreGP in Italia, per far correre i giovani sui nostri circuiti che sono anche più belli di quelli spagnoli. Misano, il Mugello, Vallelunga sono palestre incredibili per i ragazzi, che vengono seguiti da me e da altri ex del Mondiale, come Romboni, Locatelli e Migliorati».

Ci sono altri giovani in grado di ottenere grandi risultati a breve?
«Sì. Oltre ad Antonelli, ci sono altri ragazzini velocissimi, come Mazzola, Rinaldi, Pagliani e Fuligni (questi ultimi tre inseriti nel Team Italia gestito da Gabrielli). Il mio lavoro è di coordinatore: li seguo e cerco di farli crescere nel migliore dei modi, sia in pista che ai box. Devono formarsi anche il carattere. Ho creato anche una mia squadra, la GT Racing, per aiutare Simone Mazzola, un ragazzino che ha del talento e può fare molto bene».

Non trovi che ci sia troppa pressione su questi ragazzi? Penso a Fenati, ma anche ad Antonelli.
«Sì, sia da parte dei media che delle stesse famiglie che stanno loro troppo addosso. E hanno richieste eccessive, sono pur sempre degli adolescenti. Per questo li seguiamo nel modo migliore possibile, avvalendoci con la FMI dei migliori professionisti del CONI. I piloti hanno delle tabelle di allenamento che devono seguire anche a casa, noi monitoriamo tutto. Poi sul campo di gare li assistiamo nei box insieme al team. E lasciamo fuori i genitori. Cerchiamo di fare in modo che resti lo spazio necessario allo studio, in particolare devono imparare l’inglese. È fondamentale».
 

Ezio sul podio con Fenati e Antonelli
Ezio sul podio con Fenati e Antonelli

Su quali campi ti rechi per scoprire i nuovi talenti?
«Come tecnico federale vado a vedere sia la PreGP che la minimoto. Ma è la prima che dà i riferimenti migliori. Abbiamo accantonato la SP 125 che ormai non è più una scuola adeguata, guardiamo alla PreGP. Qui sta crescendo bene il piccolo Bulega, pensare che suo padre Davide correva con me! C’è un bel ricambio alle porte».

Quali sono le difficoltà maggiori che incontri?
«Il problema maggiore sono i soldi. Di giovani bravi ce ne sono, ma pochissimi hanno le possibilità di correre. Dobbiamo aiutarli noi. Ora si parla, giustamente, di Fenati, ma dietro c’è un grandissimo lavoro per aiutarli, supportarli e portarli agli alti livelli di un Mondiale».

Passiamo alla Moto3. Come la vedi, tu che sei uno dei grandi specialisti delle piccole cilindrate?
«La Moto3 è molto formativa. È giusto che affianchi la GP 125, perché hanno prestazioni molto vicine. Ora la 125 è di poco superiore, ma è a fine sviluppo, mentre le Moto3 hanno grandi margini di miglioramento».

Parlaci di Romano, che tipo è?
«È un ragazzo in gamba. Non dice parolacce, sa ascoltare, non ha gesti di stizza. Gli siamo stati vicino per aiutarlo a crescere. Fenati ha fatto la scuola Honda HIRP, dove ha ricevuto una buona formazione e ha imparato le prime regole di comportamento. Agli inizi aveva un carattere un po’ “caldo”. Gli ho fatto da maestro, sono stato duro su certe cose per aiutarlo a comportarsi nel modo giusto dentro e fuori la pista. Ho passato molto tempo con lui, anche in trasferta. E ci siamo divertiti tanto, una condizione fondamentale quando hai solo 14 anni».