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17 anni di competizioni, 274 gare disputate in tre diverse categorie, 72 podi, 21 vittorie e un titolo di Vice Campioni del Mondo della classe 250cc: tutto questo è LCR che nasce nel 1996 quando Lucio Cecchinello decide di iniziare una nuova avventura avvalendosi di una propria struttura e ricoprendo così il ruolo di pilota/manager con l’intento di costruirsi un futuro nell’ambiente.
In occasione della presentazione del team 2012 LCR Honda ripercorre la sua storia e quella del suo fondatore e pubblica il White Book, un libro (sfogliabile online) che con le fotografie descrive l'emozione e la passione di un team di MotoGp.
bronzo dietro a Porto e Pedrosa e, nella 125cc, Roberto Locatelli (già Campione del Mondo della categoria minore) fa lo stesso terminando dietro a Barbera e Dovizioso. Il 2004 è l’anno del debutto mondiale di un altro pilota molto talentuoso “made in Romagna” come Mattia Pasini che ottiene il titolo di miglior debuttante della categoria.
Nel 2005 il Team LCR conquista il titolo di VICE CAMPIONI DEL MONDO della classe 250cc (miglior risultato ottenuto sino ad ora) in sella all’Aprilia proprio grazie al fenomeno Australiano Casey Stoner (al fianco di Locatelli) che Lucio tiene sotto la sua ala protettrice per diverse stagioni e che nel 2006 debutta in MotoGP proprio con il Team LCR. Un determinatissimo Stoner in sella alla Honda RC2111V regala la prima pole position e il primo podio della classe regina al Team di Lucio Cecchinello ma l’anno seguente l’Australiano viene rimpiazzato da un pilota più maturo e in grado di sviluppare al meglio la nuova RC212V: Carlos Checa. Il Catalano si piazza al 14° posto nella classifica finale e nello stesso anno il Team LCR schiera anche Eugene Laverty nella classe 250cc supportando così il progetto Rookie della Honda UK.
Nel 2008 Il Team LCR riparte con la sua terza stagione in MotoGP e affida la sua RC212V a De Puniet che chiude la stagione in 15° posizione. Il connubio LCR e de Puniet prosegue per altri due anni (2009 e 2010) sempre con il supporto della Honda e il Marsigliese chiude rispettivamente in undicesima e nona posizione. Nel 2011 il Team LCR cambia bandiera affidando la sua RC212V al pilota Iberico Toni Elias appena laureatosi Campione del Mondo della Moto2 (15° a fine stagione nella classe regina). Altro Campione del Mondo della Moto2 anche per il 2012; ma stavolta il talento provine dalla Germania e si chiama Stefan Bradl che debutta nella classe regina in sella alla RC213V.
Dopo una prima esperienza sulla scena mondiale nella classe 125cc nel 2005, il figlio dell'ex vice Campione del Mondo 250 Helmut Bradl è sceso in pista come wildcard in tre round prima di affrontare la sua prima stagione come pilota a tempo pieno nel 2006. Questo buon esordio è stato però bruscamente interrotto da un brutto infortunio alla gamba nei minuti finali della sessione di warm up del GP della Malesia. Quanto fatto vedere dal tedesco si è però rivelato sufficiente per Honda che gli ha messo a disposizione una moto ufficiale 125cc per la stagione 2007. Tuttavia, dopo alcune sessioni di test iniziali, il giovane talento ha lasciato il progetto decidendo di correre nel Campionato Nazionale Spagnolo, che ha poi concluso con il primo posto assoluto. L'ottima forma fisica messa in mostra nella competizione ha spinto il team Blusens Aprilia a schierare il tedesco per la restante parte del Campionato del Mondo della stessa stagione come wildcard.
Grazie al suo ritorno sulla scena mondiale Bradl si è successivamente legato al set up di Kiefer Racing per il 2008, regalando al costruttore tedesco un'ottima stagione con due vittorie e sei podi, e chiudendo l'anno con il 4º posto assoluto della classifica generale. Rimasto con Kiefer in 125cc, ci si aspettavano grandi cose da lui per il 2009, ma la sfida per il titolo che tutti attendevano alla fine non si è concretizzata e Bradl ha terminato l'anno con il 10º piazzamento della classifica generale.
Con l'introduzione della nuova classe Moto2 nel 2010, Bradl e il team Kiefer hanno fatto il salto di categoria e grazie alla sua determinazione e al suo sangue freddo il 21-enne si regala 5 pole position, 11 podi e 4 vittorie con un’unica caduta ad Assen. Arrivato all’ultimo round 2011 con 23 punti di vantaggio su Marquez (lo Spagnolo ha dovuto saltare il GP di Sepang dopo una caduta) Bradl viene proclamato Campione del Mondo a Valencia dopo il ritiro del suo avversario Iberico. Il giorno dopo il GP Valenciano il neo Campione della Moto2 ha provato la Honda RC212V del Team LCR impressionando tutti per la sua costanza e le sue abilità compreso il Team Manager Lucio Cecchinello che decide di farlo debuttare nella classe regina e sigla un contratto di 2 anni.
Stefan Bradl: “La prima volta che sono salito in moto mio padre doveva reggermi il sellino da dietro altrimenti sarei caduto. Avevo solo 4 anni ed era una mini moto da cross Honda QR50. Ci è voluto un po’ per tirarla fuori dal garage perché ero spaventato dal suono del motore. Forse sono nato per fare questo e ora che sono in MotoGP mio padre non regge più la sella da dietro ma è sempre una presenza importante. Come la prima volta che sono salito sulla mia mini moto anche oggi che scendo in pista con la Honda RCV è ogni volta una sfida ed una scoperta: non si può capire quanto sia incredibile questa moto!”
Il progetto delle CRT credo sia stato un passo obbligatorio e intelligente per dare la possibilità anche ad altri Team di competere nella categoria massima e sono molto fiducioso per il futuro
pronti per dare inizio ad una nuova stagione. Il Motomondiale è e deve continuare ad essere una piattaforma per sviluppare nuove tecnologie e l’introduzione della nuova categoria ha aperto una nuova era (quella del 4 tempi). Il progetto delle CRT credo sia stato un passo obbligatorio e intelligente per dare la possibilità anche ad altri Team di competere nella categoria massima e sono molto fiducioso per il futuro”.
Rimpianti e rimorsi della tua carriera di pilota e poi di Team Manager.
Lucio: “Sono una persona abbastanza realista e dopo aver vinto il Campionato Europeo nel 1995, mi sarebbe piaciuto vincere anche il Titolo Mondiale della classe 125cc ma nell’inseguire questo obiettivo ho incontrato degli avversari davvero tosti. Non ho rimpianti né rimorsi come ex pilota ho sempre dato il massimo e saper riconoscere i propri limiti dicono che sia segno di grande saggezza. Un mio caro amico mi diceva spesso… “Lucio ricordati che nella vita bisogna sempre guardare avanti ma ogni tanto è bene voltarsi a guardare indietro”. Come Team Manager sono soddisfatto del lavoro che faccio anche se ora come ora mi costa più fatica ma non rimpiango nulla”.
Prima pilota e manager, poi manager full time. Tutti nell’ambiente ti conoscono per la tua fama di “stacanovista”… Una vita dedicata alle corse….Per quanti anni ancora sentiremo parlare di Lucio Cecchinello nel Motomondiale?
Lucio: “Mi sento una persona fortunata perché ogni mattina quando mi sveglio sono ansioso di tornare al lavoro perché mi piace anche se qualche volta avrei bisogno di qualche ora di sonno in più. Non potrei fare nessun altro lavoro! Mi dedico a pieno a questo sport e mi piacerebbe portare il Team LCR sul podio della MotoGP come successo in passato nelle categorie minori. Quando avrò qualche capello bianco in più mi piacerebbe collaborare con Honda o con gli organizzatori del Motomondiale per far crescere questo sport che è tutta la mia vita”.
Domanda d’obbligo. Che cosa vedi nel futuro del MotoGP?
Lucio: “Ho letto tanti commenti ed articoli più o meno positivi sul futuro di questo sport: io però voglio essere ottimista e la realtà è che la MotoGP a livello globale ha un interesse mediatico che sta crescendo visto che il numero dei network televisivi che trasmettono la MotoGP è in crescita. Inoltre diversi circuiti fuori Europa sono interessati ad ospitare la MotoGP: stiamo parlando di paesi come il Texas, l’Argentina, l’India ed altri che sono in lista d’attesa o in trattativa con la Dorna. Il nostro compito ora è quello di migliorare lo spettacolo che offriamo al pubblico facendo in modo che le gare siano più compatte con più sorpassi, più battaglie e più competitività. Questo significa, secondo il mio punto di vista, trovare il modo di rendere le moto più guidabili per tutti quanti, aumentando così lo spettacolo e nello stesso frangente investire in alta tecnologia dove è più necessario. Ad esempio sviluppare dei motori con minore impatto ambientale, con maggiore affidabilità e durata e minor consumo: tutte caratteristiche che interessano gli utenti finali appassionati di moto”.
Altra domanda d’obbligo. Che cosa vedi nel futuro di Stefan Bradl?
Lucio: “E’ presto per dirlo ma è un ragazzo che mi ha impressionato per la sua capacita di andare forte sin da
Stefan ha bisogno di tempo per crescere con questa moto e noi siamo qui per dargli tutti gli strumenti e il supporto che gli servono nel suo percorso di adattamento
subito e la maturità che ha dimostrato nonostante la giovane età. E’ intelligente, rispettoso e quello che mi piace di più è la sua capacità di essere ironico e molto arguto. Credo che nei test invernali si sia comportato come tutti noi ci aspettavamo e il nostro compito, in collaborazione con la Honda, è quello di far crescere i giovani talenti come Stefan quindi mi auguro di vederlo tra i big della MotoGP quanto prima. Naturalmente Stefan ha bisogno di tempo per crescere con questa moto e noi siamo qui per dargli tutti gli strumenti e il supporto che gli servono nel suo percorso di adattamento ed è per questo che abbiamo siglato un contratto di due anni”.
Nobby Ueda: “Fondamentale. Mi ha insegnato molto ed è stato un ottimo compagno di squadra. C’era e c’è tuttora un’intesa fantastica: è il mio fratello Giapponese! Pilota velocissimo e con la testa durissima. Quando è uscito di pista a Misano, dopo 200 metri di capriole, ha dato una testata nel muretto di recinzione e c’è ancora la crepa!”
Alex De Angelis: “Quando l’ho conosciuto faceva ancora l’Europeo e mi ha entusiasmato vedere la sua energia e la sua convinzione nonostante la giovanissima età. E’ stato un piacere lavorare con lui e festeggiare insieme a lui il suo primo podio mondiale. Si era legato al collo un’enorme bandiera di San Marino e, sopra il podio con il vento che faceva ondeggiare il suo “mantello”, mi sembrava Superman!”
Casey Stoner: “Impressionante la convinzione che aveva già a 15 anni quando l’ho incontrato la prima volta. Impressionante il tempo di 1’45.8 che fece il 23 Gennaio 2002 ad Jerez a soli 16 anni al suo debutto con la nostra Aprilia Kit 250cc; ad un soffio dai piloti ufficiali. Voglio svelarvi un segreto: lui mi ha aiutato a prendere la decisione di chiudere la mia carriera sportiva quando, nel 2003 a metà stagione, ha iniziato a starmi davanti. A quel punto ho capito che era arrivato il momento di dare spazio ai più giovani tanto più ad un talento del genere! Il ricordo più speciale che ho di lui è la disavventura che ha passato nel 2006 quando ha perso l’aereo a Vienna, poi la coincidenza a Dubai e, per non rischiare di perdere l’ennesimo volo, ha dormito in terra all’aeroporto davanti al check in. Una volta arrivato a Doha sono andata a prenderlo all’aeroporto e mancava meno di mezzora al primo turno di prove del Venerdì. Si è messo la tuta, ha bevuto un espresso, è sceso in pista e ha segnato il tempo migliore”.
Roberto Locatelli: “Pilota vincente, grande professionista, ottimo collaudatore, gentile e spiritoso nonché grande cabarettista durante le cene della squadra. Ancora oggi riguardo il DVD del backstage 2004 e le sue imitazioni mi fanno morire dalle risate”.
Mattia Pasini: “Questo sì che è un altro bel soggetto! E’ stato un piacere portarlo nel Mondiale e mi sarebbe piaciuto lavorare più a lungo con lui ma gli sponsor del Team hanno preferito investire le loro risorse nel progetto 250 con Loca e Casey. Quando fece la sua prima pole al Mugello nel 2004 era così euforico che sembrava avesse vinto il titolo mondiale: indimenticabile! Me lo ricordo quando era piccolino (5 anni circa) fare le pieghe con il ginocchio sull’asfalto in sella alla sua biciclettina…”
Carlos Checa: “Il suo simbolo è il Toro e non per caso! E’ davvero un infaticabile “animale da corsa”. Quando è in palla può stare e contrastare i migliori piloti al mondo. Molto sensibile sia in pista (ottimo collaudatore) che nei rapporti umani. Mi sarebbe piaciuto ottenere di più insieme a lui ma non nascondo che nel 2007 la squadra ha sofferto un importante gap tecnico rispetto agli ufficiali. Quando penso che abbiamo iniziato le nostre carriere sportive nello stesso periodo (fine anni 80 – inizio anni 90) e oggi lui è ancora in sella a battagliare con i top rider della SBK, non posso che provare una profonda ammirazione per la sua inossidabile determinazione”.
Eugene Laverty: “Eugene ha fatto parte di un progetto Rookie voluto dalla Honda UK ed è stato un piacere dare il nostro supporto. Al suo debutto nel Mondiale, considerando le 18 moto Ufficiali presenti, ha fatto un buon lavoro andando a punti in diverse occasioni. Ed oggi vederlo vincente nel Mondiale Super Sport mi riempie di orgoglio per aver contribuito alla sua crescita. Eugene è un gran pilota ma alla guida della macchina è peggio di mia zia!” .