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«Se la MotoGP sceglierà la centralina unica, Honda al 99% si ritirerà. Il motivo della partecipazione alla MotoGP da parte di Honda è lo sviluppo tecnologico, in effetti riteniamo che i GP siano il miglior banco prova possibile» Queste le parole con cui Shuhei Nakamoto, vicepresidente HRC nonché responsabile del progetto MotoGP, ha messo sotto scacco Dorna in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Il regolamento tecnico che entrerà in vigore nel 2014 prevede già la centralina unica Marelli per tutti, ma con un’importante differenza fra le moto ufficiali (Factory) e le private (Open): le prime, potendo utilizzare software proprietario all’interno delle centraline, sono vincolate a 20 litri di carburante per gara mentre le seconde, che di benzina potranno caricarne 24 litri, sfrutteranno le funzioni previste dal software unico sviluppato da Dorna sotto la supervisione dell’ingegner Corrado Cecchinelli.
Fino a qui tutto bene: pur con qualche mal di pancia iniziale, dovuto principalmente ad un hardware un po’ troppo limitato nella potenza e nel numero di sensori gestibile, le case hanno alla fine accettato di buon grado l’imposizione della centralina unica a patto di poter continuare ad utilizzare al loro interno software scritto dai propri reparti corse.
Il problema nasce nel momento in cui Dorna vorrebbe imporre un software unico all’interno della centralina, limitando di fatto le possibilità delle Case di sviluppare nuove strategie elettroniche nonché la possibilità di gestire - e questo è molto importante - soluzioni tecniche ulteriori come il cambio seamless integrato da Honda, che per offrire la massima efficienza richiede padronanza totale sull’architettura elettronica del mezzo.
La centralina unica: una manovra perfettamente logica per Dorna, che ha uno spettacolo da vendere in tutto il mondo, un vero e proprio colpo basso per le Case
L’obiettivo è assolutamente evidente: tagliare le unghie ai reparti tecnici delle Case andando a limitarli proprio dove ora si spende di più, cercando di livellare la concorrenza ed avvicinare i team privati a quelli ufficiali. Una manovra perfettamente logica per Dorna, che ha uno spettacolo da vendere in tutto il mondo, un vero e proprio colpo basso per le Case - Honda in primis - che motivano la loro partecipazione ormai quasi esclusivamente per lo sviluppo dell’elettronica, unica componente universalmente utile tanto sui mezzi di altissimo livello che si vendono sui mercati occidentali quanto su quelli entry-level, dove lo scontro si gioca in sempre maggior misura sul contenimento del consumo e sulla miniaturizzazione ed economizzazione di ABS e simili.
Nakamoto è abile negoziatore, lo ha già dimostrato in passato, e soprattutto non parla mai per dare aria alla bocca: una minaccia del genere è pesantissima e non sarebbe stata proferita se HRC non fosse pronta a darle seguito. Dorna si troverebbe dunque davanti per l’ennesima volta ad uno scacco da parte di Honda, obbligata a scegliere fra cedere ancora una volta alle pressioni della Casa motociclistica numero uno al mondo oppure a dover fare a meno della sua partecipazione al Mondiale.
Detto questo, da un lato va considerata quella percentuale del 99% citata da Nakamoto che potrebbe costituire un paracadute qualora Dorna scegliesse di andare avanti per la sua strada e Honda non ritenesse accettabile un ritiro tout-court. HRC potrebbe accontentarsi di una concessione su qualcuna delle sue richieste - magari l’abolizione di quel monogomma contro cui lo stesso Nakamoto si è più volte espresso. Dall’altro è interessante valutare come un ritiro di Honda non significherebbe necessariamente il ritiro delle Production Racers, magari assistite da team con legami diretti con Tokyo. Insomma, un ritiro formale ma non di fatto.
Sarà interessante seguire l’evolversi della situazione nelle prossima stagione: è facile che il regolamento 2017 debba venire stabilizzato ed ufficializzato entro la prossima stagione, se Dorna vuole davvero attirare altre Case verso la MotoGP - la stabilità normativa è una componente fondamentale per non complicare la vita a chi deve definire una moto da schierare. Honda ha fatto la sua mossa. Tocca a Dorna ora cedere o rilanciare.