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Sul Corriere della Sera, intervistato da Simone Golia, il dottor Costa si racconta segnalando una novità: alla bella età di 83 anni è, come dice lui, "sbarcato sui social". Su Instagram e su FB ha i suoi profili, se li seguirete entrerete nel suo mondo.
"La pensione è come l'esilio - premette Claudio - e l'accetti oppure torni a vivere. Io ho deciso di tornare a vivere raccontando le mie esperienze soprattutto ai giovani, che sono spaventati dal futuro e hanno solo bisogno che qualcuno li aiuti. In ognuno di loro c'è il paradiso, una vita che si vuole affermare".
E' il nostro medico e il nostro filosofo, il dottor Costa. Merita di figurare tra i filosofi contemporanei. Racconta di piangere ancora per i piloti che non è riuscito a salvare, come Renzo Pasolini in quel terribile incidente del 20 maggio 1973. Tentò di rianimarlo a bordo pista, insistette fino allo svenimento, inutilmente.
Claudio ricorda con grande affetto anche Jarno Saarinen, che due mesi prima era caduto a Imola, si era fratturato una gamba, avrebbe dovuto tenere il gesso per 60 giorni ma dopo soli cinque giorni lui lo rimise in sella. Oggi prova rimorso, Costa, anche se si consola citando lo stesso Jarno, che gli aveva detto: "Se vuoi essere il medico dei piloti devi solo dirci quando saremo in grado di correre. Da lì in avanti la storia sarà solo la nostra".
Costa ricorda quando riuscì a salvare Graziano, il babbo di Valentino Rossi caduto ad alta velocità nella curva Villeneuve, con un massaggio cardiaco. Con Vale il medico imolese ha vissuto dei bei momenti, gli è stato vicino in molte difficili occasioni, ma dopo la caduta del 2010 al Mugello, quando il campione subì la frattura di tibia e perone della gamba destra, qualcosa sì incrinò anche tra loro.
"E' una ferita ancora aperta - ammette oggi Costa - perché sbagliai io, come medico. E preferisco non parlarne".
L'intervista spazia fino ad Alex Zanardi, del quale Claudio è stato il medico e soprattutto l'amico, Ayrton Senna, Enzo Ferrari. E la parte più dolorosa è quella riferita a Marco Simoncelli.
"A Sepang purtroppo non c'ero, ma se avessi trascorso con lui gli attimi prima della gara, forse... Perché sulla linea di partenza Marco aveva sulle spalle l'asciugamano alla rovescia. Sono molto superstizioso, questa cosa non l'avrei ignorata...".
Stupisce un po', che un medico famoso, uno scienziato, confessi di essere molto superstizioso. Ma Costa non rientra nelle categorie standard, questo è certo. Claudio Costa è irrazionale e unico. Qualche volta ci verrebbe da definirlo semplicemente... un santo.
Il mondo delle moto gli deve moltissimo ed è stato imperdonabile in modo in cui Dorna lo ha messo da parte. La sua esperienza e la sua personalità mancano alla MotoGP di oggi, e ci viene da dire che in questi ultimi anni... qualche guaio sarebbe stato evitato.