Il dottor Zasa, Clinica Mobile: "Marc Márquez a Brno è un'ipotesi veramente al limite"

Il dottor Zasa, Clinica Mobile: "Marc Márquez a Brno è un'ipotesi veramente al limite"
Ma superare il limite, per il pilota spagnolo, è la normalità, quindi non sarebbe così strano se riuscisse a essere in pista nella gara della Repubblica Ceca
21 luglio 2020

Brno è veramente al limite. Ma i piloti hanno già dimostrato che i limiti sanno spostarli”. A parlare è il dottor Michele Zasa, della Clinica Mobile. Ha qualche dubbio sul fatto che davvero Marc Márquez possa farcela ad essere al via al Gran Premio di Brno, tra poco più di due settimane, ma non ha alcun dubbio sulla tempra dell’otto volte campione del mondo: “Márquez a Brno è al limite, ha subito un intervento delicato - ci ha detto - e per quanto tutto sia andato bene, i tempi che lo separano dalla gara sono veramente stretti.

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Di solito per la piena calcificazione di un osso fratturato occorrono tre mesi. E’ vero che l’intervento con l’applicazione di mezzi di sintesi e soprattutto la forza di volontà dei piloti accorciano i tempi, ma meno di tre settimane sono veramente pochi giorni. Però ho letto che Marc ha detto di voler essere Brno, e non mi stupirei più di tanto se dovesse davvero riuscirci: ha un tempra indomita, e se tutto procederà per il meglio potrà stupirci”.

Anche perché, da quello che si legge, il nervo radiale non è lesionato come si temeva...

Questa è la notizia più importante. Io non ero in sala operatoria, ma ho letto che non c’è lesione e neanche un interessamento significativo. L'assenza di una lesione significa che Marquez non rischia la carriera: il non interessamento del nervo, invece, che vedrà accorciarsi di molto i tempi di recupero. Ma questo non si traduce matematicamente con la certezza che sarà a Brno, anche se il non interessamento del nervo è sicuramente una notizia molto, molto, positiva.

Perché?

Perché i parametri da valutare sono molti. A cominciare dalle condizioni dei muscoli vicini all’osso fratturato, al decorso post operatorio e, non ultimo, al dolore.

Si è parlato di frattura composta, poi scomposta, poi addirittura di tre fratture, come stanno le cose?

La frattura è una ed è scomposta. Già dalle prime radiografie, però, c’era il sospetto che almeno un frammento si fosse staccato e in effetti è stato così. Non ero in sala operatoria, ma avendo visto quelle radiografie e avendo poi letto anch'io diverse notizie questa mattina, penso di poter dire che siano stati trovati tre frammenti.

Perché la scelta di applicare una placca, invece di un chiodo come era stato in un primo momento ipotizzato?

E’ una scelta del chirurgo. Nel caso specifico credo sia stata dettata dal fatto che Marc abbia già subito un altro intervento alla spalla e che il chiodo deve essere inserito proprio dalla spalla: una soluzione meno invasiva, quindi, in relazione  al quadro generale del paziente. In seconda battuta, poi, hanno verosimilmente influito il sospetto di un interessamento del nervo radiale e la necessità di procedere ad una valutazione più chiara possibile, con la scelta che è stata quindi quella di aprire, accertarsi dell’integrità del nervo stesso e poi inserire la placca per ricomporre la frattura e stabilizzare l’osso.

Sarà questa placca a consentirgli di tornare in fretta?

Sarà la placca ad aiutarlo. Mezzi di sintesi di questo tipo permettono di stabilizzare l’osso nel punto di rottura e, quindi, di non aspettare la completa ossificazione. Mettono di fatto al riparo da ulteriori complicazioni e movimenti, ma guidare  una moto significa essere sottoposti a molte vibrazioni.
Sono quelle il problema: bisognerà lavorare sia sul piano muscolare che su quello della forza per far sì che il pilota riesca a sopportare quel tipo di sollecitazione.

Il dolore sarà tanto?

Il dolore è qualcosa di soggettivo: tre settimane, da un punto di vista dei tessuti molli, possono essere sufficienti da questo punto di vista, ma è chiaro che se Márquez sarà a Brno tra tre settimane non sarà senza sofferenza. Guidare una motogp non è come fare una passeggiata.

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