Il GP di Le Mans visto da Andrea Dosoli

Il GP di Le Mans visto da Andrea Dosoli
Dosoli è nel motomondiale da più di 10 anni. La scorsa stagione è stato capo-tecnico di Melandri. Adesso ha una sua squadra in Moto2 con telaio Suter e i piloti Jules Cluzel e Claudio Corti | G. Zamagni, Le Mans
26 maggio 2010


Tre GP su tre vinti dalla Yamaha: merito della moto o dei piloti?

«In MotoGP ci sono dei pacchetti molto validi. Alla fine il risultato è dato da una combinazione di elementi tecnici e umani: bisogna mettere il pilota nella condizione giusta, sistemare la moto perché non consumi troppo le gomme nel finale e così via. In Yamaha hanno sicuramente fatto un grande lavoro e nel campionato della massima espressione tecnologica ci si aspetterebbe che sia proprio la tecnica a fare la differenza, invece l’uomo è sempre la parte fondamentale».

Seconda vittoria per Lorenzo seconda sconfitta per Rossi: ecco perché.
«Lorenzo è un ragazzo giovane che ha voglia di dimostrare il suo valore: ha una grande fame di successi, usa tutte le sue energie per raggiungere questo obiettivo. Può essere che Rossi abbia avuto dei problemi, ma può anche essere che, in questo momento, sia distratto da altre cose. Insomma, vedo Jorge più concentrato».

Capitolo Stoner.
«E’ il primo anno che si parla di mercato così presto: quando una squadra o il pilota non sono concentrati al 100%, può accadere di cadere due volte in tre gare».

Honda.
«Non ha nulla di meno rispetto alle altre: tecnologicamente è un colosso. Quest’anno ha ristrutturato la squadra, creando un ottimo gruppo di lavoro e i risultati stanno arrivando: vedremo spesso Dovizioso e Pedrosa davanti».

Dosoli conosce molto bene Melandri, avendo lavorato con lui nella passata stagione.
«Se il pilota ci crede, si trova meglio, anche psicologicamente, con le Showa bisogna accontentarlo, seguire le sue sensazioni, perché, soprattutto in MotoGP, il pilota fa la differenza. Marco è molto sensibile, se c’è qualcosa fuori posto non riesce ad esprimersi: sicuramente il cambio gli ha dato fiducia».

Per finire il giudizio sulla Moto2.
«Da fuori è un gran bello spettacolo, ma da dentro la viviamo con un po’ di ansia, perché tutto il lavoro fatto durante le prove può essere vanificato da un errore di un pilota giovane e inesperto, che può creare qualche incidente. Per quanto riguarda la sicurezza, ritengo che 41 moto al via siano troppe. Il campionato è avvincente e si è visto come piloti con esperienza, come Elias, riescano a gestire meglio la situazione, ma è comunque bello vedere davanti qualche faccia nuova. Per quanto riguarda la mia squadra, in Francia non siamo riusciti a raccogliere quanto meritavamo: Cluzel è caduto mentre era in testa perché ha voluto strafare».

 

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