Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
La Federazione Motociclistica Italiana giudica opportuno esprimere la propria opinione, anche se la disputa del mondiale MotoGP, come tutti i mondiali di specialità, rientra sotto l’egida della Federazione Motociclistica Internazionale.
Molti commentatori sono intervenuti sulla sicurezza del circuito e sull’opportunità di interrompere la gara, subito dopo l’incidente.
La FMI giudica la pista di Misano “protetta” da un elevatissimo livello di sicurezza. Il circuito è regolarmente omologato, ed ospita nella stagione 2010 anche due prove di Campionato Italiano Velocità, la massima espressione dello sport motociclistico italiano in pista.
Subito dopo l’incidente, il pilota infortunato è stato velocemente trasportato in una zona sicura della pista e il personale medico è potuto intervenire in brevissimo tempo, iniziando a prestare le cure più opportune. Un’ambulanza era comunque pronta a trasportare l’infortunato al Centro Medico della pista, tra i più moderni, tecnicamente attrezzati ed aggiornati in Italia. Interrompere la gara, con la pista subito sgombrata anche dai detriti rimasti sull’asfalto dopo l’incidente, non avrebbe modificato la sicurezza dei piloti in pista, anzi avrebbe soltanto rallentato i soccorsi dovendosi attendere l’arrivo dell’ambulanza attrezzata sul luogo.
«Lo sport motociclistico è pericoloso – commenta il Presidente della FMI, Paolo Sesti – e tutti, compresi i non addetti ai lavori, dobbiamo esserne coscienti. Lo sforzo per migliorare la sicurezza in gara è continuo, con risultati straordinari.
Nel tempo si sono susseguiti interventi importanti anche sulla conformazione delle piste: notevole ampliamento degli spazi di fuga, modifica del profilo dei cordoli, inserimento della cosiddetta “erba artificiale” lungo i cordoli stessi. Esprimo pertanto la piena stima e solidarietà alla Direzione dell’ Autodromo, a tutto il personale medico e alla direzione gara. La gestione dell’incidente è stata esemplare e da manuale.
E’ inutile accanirsi contro la cattiva sorte. Meglio un dignitoso silenzio con cui salutare il pilota che ci ha lasciato».