Il piano diabolico!

Il piano diabolico!
Ormai è certo: ha ragione Rossi quando dice che Marquez ha corso per fargli perdere il mondiale. Ma quello di Marc è un “delitto perfetto”: quello che ha fatto è evidente, ma non ci sono prove per condannarlo. Sconvolgente per chi ama il motociclismo
8 novembre 2015

VALENCIA – Credo che ormai sia evidente a tutti: Valentino Rossi ha ragione. Marc Marquez ha fatto di tutto per fargli perdere il mondiale, con un piano diabolico che può essere paragonato a un delitto perfetto: si sa perfettamente chi è l’assassino, ma non ci sono prove per condannarlo. Marquez è un pilota fortissimo, di talento assoluto, capace di imprese straordinarie, come e più del suo “idolo” Rossi. E’ veloce, intelligente, furbo, cattivo (agonisticamente parlando), egocentrico, geniale. Diciamo la verità: se Rossi non l’avesse accusato pubblicamente a Sepang, nessuno (o quasi) si sarebbe accorto della sua condotta di gara e ancora oggi c’è qualcuno che ritiene che a Phillip Island Marc non abbia fatto nulla di scorretto, che è tutto un’illazione di Rossi. Tempi alla mano si capisce che non è così, i rallentamenti di Marquez quando è davanti a Valentino sono inconfutabili, avvalorati dalle immagini. «Allora, come spieghi che ha vinto?» è la tesi di chi non crede a Rossi, la stessa sostenuta dallo spagnolo della Honda. A mio modo di vedere, il successo di Marquez ne è una conferma indiretta, un “alibi” da delitto perfetto: ormai Marc aveva ottenuto il suo scopo – far arrivare Rossi alle spalle di Lorenzo – e il successo rappresenta la migliore giustificazione. «Ho vinto, nessuno mi può accusare, l’unico fatto è che ho tolto cinque punti a Lorenzo» ripete ormai da tre settimane. Nessuna corte potrebbe provare il contrario, nessuno lo potrebbe condannare: semplicemente diabolico.

MALESIA: NOVE SORPASSI IN UN GIRO

A Sepang, dopo essere stato “smascherato” da Rossi, Marquez è andato su tutte le furie e la sua reazione è stato evidente, anche se, per la verità, più rabbiosa e meno intelligente della precedente: anche in questo caso, Marc non può essere accusato di scorrettezze, non ha fatto nulla di legalmente punibile, ma le sue traiettorie, il suo modo di replicare a ogni sorpasso di Rossi, la sua condotta è stata inequivocabile – perlomeno per me. Una sfida personale che ha portato Valentino a una reazione sbagliata anche se istintiva, giustamente punita: anche in questo caso, Marquez è stato diabolico nel raggiungere il suo scopo.

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VALENCIA: NESSUN SORPASSO

Dei tre episodi, quello della Malesia è forse quello meno eclatante, anche se ha avuto le conseguenze peggiori, mentre quanto accaduto a Valencia è a dir poco imbarazzante. Anche qui, però, non si può accusare Marquez di nessuna scorrettezza, ancora una volta non è condannabile, ma ha ragione Rossi quando dice che «se si guardano le sue gare degli ultimi due anni (quelle in MotoGP, NDA) si vede che ci prova sempre». Così non ha fatto a Valencia, rimanendo alle spalle di Lorenzo, staccato al massimo di 0”674 (all’ottavo giro), ma mediamente a due, tre decimi dal rivale della Yamaha. «Io corro così: se ho qualcuno davanti cerco subito di passarlo, è il mio modo di correre» ha detto tante volte lo spagnolo, anche dopo il discusso GP della Malesia. Perché non l’ha fatto questa volta. Anche in questo caso, Marc ha pronto l’”alibi”. «Per 20 giri ho preso rischi pazzeschi per stare dietro a Lorenzo e quando la situazione si è assestata volevo aspettare gli ultimi tre giri per attaccare, come avevo fatto a Indy. A tre giri dalla fine, però, sventolavano le bandiere gialle e ho dovuto rinunciare (il cronologico dei tempi non evidenzia nessuna caduta in quel momento, ma andrebbe verificato con le immagini televisive, NDA), poi in quello successivo sono stato attaccato da Pedrosa, perdendo mezzo secondo». Il cronologico dice che Lorenzo ha iniziato l’ultimo passaggio con 0”362 di vantaggio, che Marquez, stranamente, non è riuscito a colmare. In ogni caso, la sua vittoria non avrebbe cambiato niente e quando gli si fa notare che l’unico sorpasso da lui effettuato è stato quello sul compagno di squadra, in quel caso aggressivo dopo 30 giri mansueti, Marquez ha pronto un altro “alibi”: «Sono riuscito a passarlo, solo perché Dani è andato largo», una tesi peraltro confermata anche dal compagno di squadra. E qui torniamo al “delitto perfetto”: i sospetti sono moltissimi, ma non ci sono prove. Diabolico, davvero diabolico.

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