Il Sol Levante si tinge del rosso Ducati

A Motegi va in scena uno spettacolo fantastico. Nella tana del lupo l'azienda di Borgo Panigale fa il colpaccio: gp a Capirossi, mondiale a Stoner!
23 settembre 2007
Siamo sinceri, in pochi solo 5 anni fa, al debutto del progetto Ducati in Moto Gp, ci avevamo creduto. Invece gli uomini abituati a vincere a mani basse in Superbike hanno portato la loro Desmo V4 in vetta al mondo. Un pacchetto moto/gomme/pilota semplicemente perfetto che ha marciato come un fuso nel corso di tutta la stagione, mentre gli altri annaspavano alla ricerca della competitività perduta. Non ci era riuscita Cagiva, che pure aveva affidato la mitica 500 V4 2 tempi a piloti come Barros, Lawson e Kocinski. E un flop clamoroso (e devastante per i suoi bilanci) aveva fatto pure Aprilia con la tre cilindri Cube. La cenerentola della bassa ha invece sbancato il tavolo del casinò. Senza dare facoltà di replica agli avversari. E non è bastato il cambio di regolamento (fortemente voluto da Honda) a tarparle le ali. Segno che gli uomini guidati dall'ingegner Preziosi avevano imboccato la strada giusta, che il progetto era all'altezza. La vittoria di Casey Stoner ci offre molti spunti di riflessione. Davide stende al tappeto non un Golia, ma quattro, quante sono le sorelle giapponesi. E lo fa a casa loro, gettando pesanti ombre sui reparti corse più celebrati del mondo. Paragonare i numeri di Ducati a quelli di un colosso come Honda fa tenerezza e dà le dimensioni dell'impresa realizzata da Claudio Domenicali e dalla sua squadra. 30.000 moto all'anno escono dagli stabilimenti bolognesi, a fronte di oltre 8 milioni di moto e di scooter prodotti dalla casa alata. Alla base della vittoria Ducati in Moto Gp ritroviamo lo stesso approccio vincente della Superbike. A Borgo nascono prima di tutto delle eccellenti moto da corsa. Che poi vengono addomesticate per l'utilizzo stradale. L'esempio di Desmosedici RR - la prima motogp regolarmente targata e venduta (a 60.000 €) - parla chiaro. La stessa cosa accadde in Superbike con 851, 916 e 999 nel passato. E con la splendida 1098 nel presente. L'esatto opposto di quanto fatto dai giapponesi, che realizzano ottime moto stradali, delegando ai reparti corse la realizzazione delle moto da competizione. Il grande merito di Ducati sta nell'aver messo bene a fuoco quelle che erano le priorità per essere vincenti nel giro di poche stagioni. Non solo valori di potenza stratosferici (il Desmo 1000 della passata stagione superava i 240 cavalli), ma la ricerca della trazione necessaria a scaricare quella furia. Gli studi e i collaudi del controllo di trazione hanno dato una marcia in più alla rossa di Borgo. Segno che i tecnici avevano imboccato la strada giusta. Una visione strategica lungimirante che ha coinvolto anche il fornitore di gomme Bridgestone e la scelta dei piloti. Perchè affidarsi alla solita Michelin che già deve soddisfare i top team? Meglio un produttore emergente che sappia rispondere con prontezza agli stimoli dei tecnici Ducati. Una mossa vincente. Così come quella di mettere sotto contratto il piccolo Casey Stoner. Mattia Pasini, da noi intervistato, l'aveva detto subito: nel 2004 l'australiano aveva un marcia in più. Se ne deve essere accorto anche Domenicali. Non bastano ancora quel razzo terra-terra della Desmosedici e la classe della roccia Stoner a spiegare un successo così clamoroso. E' la vittoria di una squadra che si rispecchia nei valori della casa madre, di Ducati. E' la vittoria delle persone che hanno creduto a questo ambizioso progetto, di Preziosi, di Domenicali e anche di Minoli, l'amministratore delegato della passata gestione a cui va il merito di aver lanciato questa sfida. Ingiusto sarebbe non riconoscergli questo tributo. L'anno prossimo cambierà maglia, ma oggi è il suo giorno. Parliamo di Loris Capirossi, signore di Motegi, 3 le sue vittorie su questa pista. Un peccato non vederlo più in rosso, ma nessuno dimenticherà il grandioso lavoro di sviluppo portato avanti da lui e dal granitico Vittoriano Guareschi, collaudatore ufficiale di Ducati Corse. L'Emilia Romagna si conferma terra di fenomeni e di motori, di passione e di talento. Fattori che fanno miracoli, laddove il budget nulla può contro quello dei colossi asiatici. Grazie Casey, grazie Ducati per aver riportato in Italia l'alloro più prestigioso, quello della Moto Gp. Andrea Perfetti
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