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Per sapere qualcosa di più sulle reali condizioni del braccio di Marc Marquez bisognerà, verosimilmente, attendere la giornata di lunedì, quando il pilota spagnolo verrà “trattato” dagli ortopedici dell'ospedale di Barcellona per essere poi, eventualmente, sottoposto a un intervento il giorno successivo.
Nell'attesa, per non restare in quel limbo che c'è tra le dichiarazioni del Dr. Charte, capo dell'equipe medica della MotoGP, e del Dr. Mir, il suo collega specialista in traumatologia (che dovrebbe operare Marquez), e del miliardo di supposizioni che si accavallano da ore sui social per bocca dei tanti che nel giro di qualche mese alla specializzazione in virologia hanno aggiunto quella in ortopedia, abbiamo chiesto lumi al chirurgo ortopedico di uno dei Trauma Center più noti e all'avanguardia del Norditalia.
Il Dr. Matteo Lombardi (che è soltanto omonimo di chi scrive, nda) è chiururgo ortopedico ad altissima specialità sui traumi maggiori, traumatologia del bacino, del gomito e della chirurgia vertebrale all'Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure (SV) di fratture collegate agli incidenti in moto ha una lunga e fitta esperienza (motociclisti e ciclisti sono, purtroppo, tra i suoi pazienti più numerosi e frequenti), così come ha già avuto a che fare con i piloti (tra le altre cose è stato nell'equipe che ha riattaccato la mano a Robert Kubica, nel 2011).
Pur non sbilanciandosi in una diagnosi a distanza, sulle conseguenze della caduta di Marc Marquez un'idea se l'è fatta. “Vista la dinamica e 'ascoltato il referto a mezzo stampa' del Dr. Charte, sebbene senza poter visionare alcuna radiografia è difficile farsi un'idea precisa - spiega Lombardi - mi sembra probabile che l'impatto tra la moto e il braccio destro di Marquez abbia prodotto una frattura della diafisi omerale (la parte centrale dell'osso, nda). Con tutta probabilità verrà trattata con dei mezzi di sintesi, i quali andranno valutati a seconda che ci sia o meno il coinvolgimento del nervo radiale ipotizzato dal medico della MotoGP”.
Tecnicismi a parte, quel che a noi preme sapere è quali saranno i tempi di recupero. “Mediamente, per la guarigione ossea - con l'inserimento di placca e viti - si parla di non meno di 35-45 giorni, ai quali ne vanno sommati almeno altrettanti per la terapia riabilitativa”, dice lo specialista.
Ma “mediamente”, “comune”, “persona normale” non sono termini adatti a un atleta del calibro di Marquez. Lombardi annuisce: “Nel suo caso, sempre al netto di problemi ai nervi, con l'inserimento di un chiodo endomidollare, potremmo rivederlo in sella all'incirca tra un mese”.