Il 18esimo Dainese Store inaugurato venerdì sera a Bologna, in via Stalingrado (zona Fiera), è una sorta di oasi, di paese dei balocchi per gli appassionati di moto, che all’interno di uno spazio ampio e ben curato, possono trovare (quasi) tutti i prestigiosi prodotti Dainese. Un punto di ritrovo anche per gli amanti degli sport invernali, ai quali, da anni, l’azienda veneta dedica un abbigliamento specifico, con gli stessi parametri di sicurezza sviluppati in pista dai piloti di moto. Con il contributo, suo malgrado, anche di Jorge Lorenzo, che, soprattutto nel 2008, è caduto tante volte, spesso in modo cruento, mettendo a dura prova tuta, guanti e stivali.
“Sono con Dainese dal ’95 – sorride lo spagnolo, intervenuto all’inaugurazione assieme a Marco Simoncelli – e posso solo ringraziarli. Del resto, con tutti i campioni che hanno avuto e hanno tutt’ora, non possono che essere molto avanti nella sicurezza”.
Come sempre disponibile e professionale, Lorenzo ha affrontato con noi alcuni temi interessanti.
RIPOSO
Mentre i suoi principali avversari hanno sfruttato questo periodo quasi esclusivamente per divertirsi,
Jorge non ha, di fatto, mai staccato la spina, impegnato prima in Indonesia e in Thailandia per la Yamaha, poi altri appuntamenti in Spagna, quindi nell’inaugurazione del negozio Dainese. Lo spagnolo, però, non vuole sentire parlare di troppo stress.
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E’ vero, a me piace spostarmi, andare in giro, conoscere posti nuovi: se ti muovi, significa che sei vivo! Tutto questo fa parte del mio lavoro e ce ne sono molti altri ben più faticosi di quello che faccio io. Insomma, mi ritengo un privilegiato e non mi posso certo lamentare. E se ti fermi, hai più tempo per pensare al passato… I prossimi giorni li dedicherò più a me stesso e alla mia famiglia, ma ricomincerò anche ad allenarmi: non c’è molto tempo per le vacanze, perché a febbraio si torna già in pista”.
2010
Tutto quello che fa e pensa è già proiettato alla prossima stagione. Lo si capisce da quello che dice, dai suoi atteggiamenti ed è chiaro
che nel 2010 Lorenzo punterà al titolo mondiale e non potrà più nascondersi, come ha fatto, solo a parole per la verità, nel 2009. Ma Jorge non vuole sentire parlare di maggiore pressione.
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E’ vero, molti si aspettano un mio successo, ma cosa accadrà se non dovessi riuscirci? Pedrosa ci prova da quattro anni, ma ancora non vinto e già conquistare il secondo posto è un ottimo risultato. Questo è un mondiale difficilissimo, oltretutto in un periodo storico di grandi campioni e nel 2010 sarà ancora più difficile, perché Stoner sarà più in forma e forte fisicamente, Pedrosa potrebbe avere una Honda più competitiva e Rossi è sempre lì. E’ vero che avrà un anno in più, ma a 31 anni non sei assolutamente vecchio. Io spero di essere ancora più preparato e di poter lottare con loro”.
PRESSIONE
Insomma,
Lorenzo continua nella tattica di scaricarsi da ogni pressione, scegliendo il ruolo di protagonista, ma non di favorito. Ma conosce perfettamente il suo potenziale.
“Il muro voluto da Rossi all’interno del box è un vantaggio per me perché mi toglie pressione? Secondo me non cambia niente: siamo due piloti molto forti mentalmente, con le idee piuttosto chiare su quello che dobbiamo fare. In ogni caso, l’importante è non dare vantaggi ai nostri avversari”.
MANAGER
Con Lorenzo impegnato negli ultimi mesi a fare “pubbliche relazioni”, hanno fatto molto discutere le
dichiarazioni di Marcus, il suo manager, che in più di una circostanza ha avuto
parole piuttosto dure nei confronti di Valentino Rossi. Jorge non entra nel merito, ma, di fatto, concorda con chi gli sta vicino.
“Marcus è un’ottima persona e dice sempre quello che pensa: questo, a volte, può creare qualche imbarazzo. Io sono d’accordo sul fatto che non sono i piloti a dover scegliere il futuro della Yamaha: noi siamo solo dei dipendenti, non spettano a noi certe decisioni”.
SPIES
Nel 2010, arriveranno dalla 250 e dalla SBK molti piloti nuovi, come
Simoncelli, Aoyama, Bautista, Barbera e Spies, tutti con grandi ambizioni. Secondo Lorenzo, sarà proprio il campione del mondo della SBK il più pericoloso.
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Sono tutti molto forti, ma mi sembra che mentalmente Spies abbia qualcosa in più degli altri: ha un atteggiamento giusto e le idee molto chiare su quello che c’è da fare. Molti mi chiedono se è un fenomeno, ma non si può rispondere adesso, perché influiscono molti fattori: talento, moto, fortuna, opportunità…”.
Giovanni Zamagni