Intervista a Romano Fenati, la rivelazione del GP del Qatar

Intervista a Romano Fenati, la rivelazione del GP del Qatar
La nuova promessa del motociclismo italiano si chiama Romano Fenati, 16 anni di Ascoli Piceno, campione europeo in carica. Sesto in prova e secondo in gara | G. Zamagni
11 aprile 2012

La nuova promessa del motociclismo italiano si chiama Romano Fenati, 16 anni di Ascoli Piceno, campione europeo in carica. Sesto in prova e secondo in gara, Romano ha impressionato per il carattere e la determinazione, ancora più che per la velocità: un qualcosa di importante, perché nelle moto il talento non basta, ci vuole anche personalità. E Fenati, al di là della giovanissima età sembra averne parecchia. Come conferma anche l’intervista a Italia1, un attimo dopo aver tagliato il traguardo.

A metà gara, sapevo che avevo finito le gomme e così ho cominciato a preparare l’intervista per il secondo posto

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«Sono partito molto bene – ha detto per nulla intimorito del microfono e della diretta -, cosa che non faccio mai: non vi ci abituate… A metà gara, sapevo che avevo finito le gomme e così ho cominciato a preparare l’intervista per il secondo posto…».

Una lucidità inconsueta per un debuttante e, come ha spiegato sabato sera Roberto Locatelli nell'analisi tecnica a Moto.it, Romano stupisce anche chi lavora con lui dentro al box per maturità e capacità.


Ecco l’intervista (ascolta l'audio) al talento del team Italia realizzata dopo la gara.

Romano, hai appena ricevuto i complimenti di Loris Capirossi: che effetto fa?
«Non me lo aspettavo, ci ho messo un attimo a realizzare… E’ una bella cosa!».


Capirossi e Rossi, quando avevano debuttato, avevano chiuso il primo GP al sesto posto: tu hai fatto meglio di loro…
«Direi di no…».

Intendo, per quanto riguarda la prima gara.
«Ok, per la prima gara sì. Ma loro hanno vinto qualche mondiale…».


Cosa bisogna fare per non montarsi la testa adesso?
«Bisogna valutare quello che uno ha fatto e non darsi mai un ottimo giudizio. Anzi, io ho sbagliato a inizio gara a provare ad andare via, perché non ci sono riuscito. Così ho rallentato e Maverick mi è tornato sotto, ce la siamo giocata un po’, ma io avevo finito le gomme: questo è un errore che la prossima volta penso di non rifare».
 

Poi cosa ti ha insegnato questa gara?

Podio della Moto3 in Qatar
Podio della Moto3 in Qatar

«Che Maverick va forte!».


Ti aspettavi un livello più alto del mondiale?
«No, me lo aspettavo proprio così».


Prima di partire da casa, come te lo immaginavi il debutto?
«Pensavo di arrivare intorno al decimo posto, perché il Qatar non lo conoscevo. Giovedì, però, quando sono entrato in pista, il tracciato mi è subito piaciuto e mi sono accorto da solo che potevo fare qualcosina di meglio».
 

Chi erano i tuoi idoli quando hai iniziato a correre?
«Valentino Rossi, mentre l’anno scorso seguivo Vinales, che oggi mi ha battuto».


Come sei arrivato al mondiale?
«Nel 2010 sono entrato nel Team Italia e abbiamo vinto l’Europeo. Da lì si è deciso di partecipare al Mondiale».


Partiamo da quando eri piccolo.
«A quattro anni ho iniziato a correre con le minimoto, poi nel 2007 sono arrivate le MiniGP e ho corso con quelle. Nel 2010, con il Team LG ho disputato il primo anno in 125 nel CIV (Campionato Italiano Velocità, NDA) e sono arrivato secondo (dietro Niccolò Antonelli, che corre con il team Gresini, NDA)».


Altri hobby?
«Caccia e pesca».

 

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