L'intervista a Alex De Angelis

L'intervista a Alex De Angelis
Ragazzo sensibile e molto corretto, De Angelis trova la forza di rispondere alle domande anche in un momento così delicato: prima di tornare in pista dopo l'incidente in cui Tomizawa ha perso la vita | G. Zamagni, Aragon
16 settembre 2010

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ARAGON – Il volto è tirato, l’animo segnato, ma Alex De Angelis prova a ritrovare tranquillità. L’incidente di domenica 5 settembre a Misano rimarrà per sempre nella sua memoria, anche se è chiaro che Alex non ha nessuna colpa, non ha nulla da rimproverarsi. Ma anche se fai il pilota, anche se sai che un incidente così è sempre possibile, non deve essere facile superare un momento tanto delicato, farsi una ragione di quanto accaduto in quella maledetta gara, quando Shoya Tomizawa ha perso il controllo della sua moto, è caduto ed è stato travolto prima da De Angelis e poi da Scott Redding. In questi giorni, Alex ha incontrato a Riccione i genitori di Tomizawa, ha meditato e pianto, poi ha deciso: «Torno a correre. Per il momento solo per questo GP, perché questo è l’accordo con il team Jir, ma spero di finire con loro tutta la stagione».

Ragazzo sensibile e molto corretto, De Angelis trova la forza di rispondere alle domande anche in un momento così delicato.
«I primi giorni sono stati difficilissimi, pieni di pensieri e di domande, molte delle quali, purtroppo, non avevano risposta. Adesso, però, ho deciso di tornare e sono sicuro di aver fatto bene, perché a casa i giorni erano lunghissimi, non passavano mai».

Hai pensato di smettere?
«Certo. Ma più stai a casa e più ti rendi conto che hai voglia di guidare una moto, di fare quello che fino adesso ha dato un senso a tutta la tua vita: sono sicuro che tornare in pista mi darà grande concentrazione. Sia chiaro, però, che non faccio questo per dimenticare l’incidente: quello che è successo a Misano rimarrà per sempre dentro di me. Ma correre in moto è il mio lavoro, è quello che mi piace e che so fare ed è quindi giusto continuare a farlo».

Credi che sarai condizionato dall’incidente? In altre parole, sarei veloce come prima?
«Non credo che sarò condizionato. Sicuramente tornare in sella sarà per me molto strano come, peraltro, ho provato una stramba sensazione quando ho messo piede nel paddock. La mia speranza è che tornare a fare quello che ho sempre fatto, riprendere i soliti automatismi sia la cura migliore».

Cosa ti ha fatto piacere in questo periodo?
«Ho scoperto di avere tanti tifosi: ho ricevuto sms, email, chiamate, addirittura qualcuno mi ha fatto trovare dei regali davanti alla porta di casa. E mi ha colpito soprattutto l’affetto di chi non è appassionato di moto: sono stati i primi a consigliarmi di continuare a correre».

E cosa ti ha dato fastidio?
«Qualche articolo di giornale, ma, per la verità, poca roba».

Come hai preso l’indagine della magistratura?
«Bene. Sono molto sereno sotto questo aspetto e ben venga l’indagine se può servire a migliorare qualcosa del nostro sport: il mio appoggio è totale».

Un abbraccio, caro Alex. E in bocca al lupo.

 

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