L'intervista a Shuhei Nakamoto, numero uno Honda HRC

L'intervista a Shuhei Nakamoto, numero uno Honda HRC
Nakamoto non è uno che si nasconde e alla fine dell’anno scorso aveva dichiarato: «L’obiettivo è uno solo: vincere! Tutto il resto non ci interessa, anche arrivare secondi è una sconfitta» | G. Zamagni, Motegi
2 ottobre 2010

Punti chiave


MOTEGI – Shuhei Nakamoto, numero uno della HRC, è un giapponese atipico, molto aperto, sempre pronto a ridere e a scherzare. Dopo un passato in F.1, è approdato alle moto alla fine del 2008, portando parecchie novità nella gestione del team ufficiale. Nakamoto non è uno che si nasconde e alla fine dell’anno scorso aveva dichiarato senza mezzi termini: «L’obiettivo è uno solo: vincere! Tutto il resto non ci interessa, anche arrivare secondi è una sconfitta».

Il 2010, per la verità, è andato un po’ diversamente rispetto alle previsioni di Nakamoto, ma dopo un inizio un po’ difficile, la seconda parte di stagione è stata più che positiva per il team HRC, con Dani Pedrosa capace di conquistare 4 GP, ovvero il doppio di quelli vinti in passato da Dani in una singola stagione. L’incidente di venerdì, con Pedrosa finito a terra per un problema al cavo d’acciaio che ha bloccato l’acceleratore, ha chiuso definitivamente il campionato, ma anche se la Honda non ha vinto il titolo, come era nelle aspettative del suo numero uno, i miglioramenti fatti durante l’anno dicono che la HRC ha lavorato bene. I problemi, però, non sono finiti e Nakamoto deve affrontare la delicata questione dei quattro piloti ufficiali del 2011. Al momento, la questione richiede ancora tempo e Nakamoto non può dire più di tanto.


Nakamoto sun cosa ci può dire della prossima stagione?
«Non ci sono novità, dopo il GP di Aragon non è cambiato nulla. Come abbiamo detto, la HRC avrà quattro piloti ufficiali, ma non abbiamo definito con quali colori, perché stiamo ancora discutendo con gli sponsor. L’unica certezza, al momento, è che Marco Simoncelli sarà nel team di Fausto Gresini: il resto dobbiamo ancora deciderlo».


Come mai tanti problemi nella definizione delle squadre?

«Ci sono aspetti differenti da sistemare. Intanto l’economia mondiale non sta attraversando un buon periodo. Stiamo discutendo con la Repsol: loro ci hanno fatte delle richieste specifiche (ipotesi: mantenere la squadra 2010, con Pedrosa e Dovizioso, nda), noi ne abbiamo fatte delle altre. Diciamo che stiamo trattando».


Fausto Gresini ha dichiarato che non è affatto sicuro che nel 2011 Dovizioso sarà un suo pilota: può confermare questa eventualità?
«In effetti è una possibilità che Dovizioso non vesta i colori del Team Gresini. Ma, lo ripeto, è ancora tutto da discutere».


Ma se lei potesse scegliere, quale sarebbe la soluzione ideale?

«Avere tre piloti ufficiali (Pedrosa, Stoner e Dovizioso, nda) con gli stessi colori: così, sarebbe tutto più facile. Ma ogni soluzione è ancora possibile».


E’ preoccupato per la gestione del box 2011? Non è un segreto che tra Livio Suppo e Alberto Puig non corra buon sangue.

«Sinceramente, per me non è un grande problema: la mia priorità è far crescere la moto, migliorarla ulteriormente. Per quanto riguarda la questione Suppo/Puig stiamo lavorando anche a questo aspetto».


Nakamoto, avere quattro piloti ufficiali significa che ciascun pilota potrà fare lo sviluppo della RC212V, seguendo la sua strada?
«Sì. La base di partenza sarà uguale per tutti, ma poi ognuno potrà seguire la sua direzione, anche se, naturalmente, l’obiettivo è arrivare a una soluzione unica. Un po’ come è accaduto quest’anno: Pedrosa e Dovizioso hanno utilizzato moto molto differenti, ma adesso le due RC212V sono molto più vicine di quanto si creda. Cambia naturalmente la messa a punto generale, ma la differenza percentuale tra le due moto è veramente minima».


 

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